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Padre Charles Balley

Testimoni

30 settembre 1751 - 16 dicembre 1817


Padre Charles Balley sarebbe probabilmente rimasto sepolto nella dimenticanza, se la Provvidenza non avesse messo sul suo cammino un giovane contadino dei dintorni di Lione, che diventò, grazie alla sua dedizione intelligente e soprannaturale, il santo Curato d’Ars. Brillante canonico di Santa Genoveffa, questo prete avrebbe potuto diventare un illustre professore di teologia morale presso il seminario maggiore di Lione dove, in diverse occasioni, gli fu offerta una cattedra. A questo posto invidiato, preferì umilmente quello di semplice parroco, e alla sua parrocchia si dedicò con un dono totale di se stesso. La sua fatica nascosta portò frutti al di là di ogni speranza.
Antoine Balley e Jeanne Laurent provengono dalla borghesia di Lione. La loro famiglia generosa è già ricca di nove figli maschi e sei figlie quando viene al mondo Charles, il 30 settembre 1751. Il bambino viene battezzato il giorno subito dopo nella chiesa Saint-Pierre-et-Saint-Saturnin. Per partito preso, la famiglia rimane inaccessibile alle correnti irreligiose che già penetrano nella borghesia francese. La Messa domenicale, la Confessione , la prima Comunione vengono preparate con cura, e il ricco terreno cristiano in cui crescono i bambini permette lo sbocciare di solide vocazioni. Due ragazze entreranno nel convento della Annonciade, un ragazzo diventerà monaco certosino e altri due canonici genoveffani. Antoine Balley dà l’esempio del lavoro: gestisce abilmente i suoi affari. Charles erediterà dal padre il gusto dell’ordine, l’arte di valutare esattamente gli eventi e gli uomini, nonché lo spirito di decisione di fronte alle situazioni impreviste.
Il giovane non ha ancora sedici anni quando assiste alla professione solenne del fratello genoveffano. Due mesi dopo, entra egli stesso nel noviziato di questa congregazione di sacerdoti che vivono sotto la regola di Sant’Agostino; allora in piena riforma, questo istituto conta più di un migliaio di religiosi. La maggior parte di loro vive in case conventuali; gli altri sono sparsi in case canoniche parrocchiali di diverse diocesi. Il ministero parrocchiale costituisce, infatti, l’obiettivo principale della congregazione. Lo spirito dell’istituto promuove lo zelo per la predicazione della parola divina, la cura degli ammalati, con una predilezione per i poveri e gli afflitti, l’amministrazione attenta dei sacramenti, l’istruzione delle persone semplici, il catechismo ai bambini e lo splendore della liturgia. Nel 1768, circa un anno dopo la morte del padre, Charles emette la sua professione, poi prosegue il suo ciclo di studi in varie case dell’ordine. Viene in seguito nominato prefetto di disciplina al seminario dell’abbazia di Ham in Piccardia. Qui riceve il sacerdozio all’età di ventiquattro anni, mescolando la gioia alle lacrime perché sua madre è morta il mese prima.

Choue
Dopo la sua ordinazione sacerdotale, padre Balley svolge ancora per due anni la propria opera presso i giovani canonici di Ham. Percepisce in loro uno spirito ribelle che lo delude: questi giovani aspiranti al sacerdozio sembrano cercare più una carriera che il servizio di Dio. Egli usa quindi il suo tatto e tutta la sua energia per attirarli alla devozione, allo studio delle scienze sacre e alla regolarità; teme tuttavia di predicare nel deserto. Il 1° settembre 1779, i suoi superiori lo chiamano al priorato Saint-Irénée di Lione per esercitarvi  l’incarico di maestro dei novizi, poi quella di vicario della parrocchia. Nel 1784, egli accetta con gioia la cura pastorale del villaggio di Choue nella contea del Perche. Lì, i rudi contadini provano più attrazione per la superstizione che per il restauro della loro chiesa che minaccia di andare in rovina. Il parroco può però contare sulla collaborazione di un vicario che è sul posto da sette anni. A partire dalla primavera del 1785, egli riunisce i notabili in assemblea parrocchiale e li convince a intraprendere la ristrutturazione della chiesa. Redige l’inventario della sacrestia e riceve una somma da destinare al rinnovamento dei paramenti logori. In tre anni, la dignità del culto aumenta sensibilmente. Padre Balley conduce anche una lotta accanita contro l’ignoranza religiosa, spiegando ovunque le verità della fede. Lungi dal trascurare l’educazione elementare del suo gregge, provvede all’assegnazione dell’incarico di maestro di scuola a un insegnante capace e degno di fiducia. La sua carità si esercita in modo straordinario durante il rigido inverno del 1788-1789, quando organizza con il castellano locale delle opere destinate a fornire ai più poveri i mezzi per vivere.
Ben presto, però, i disordini della Rivoluzione francese si diffondono nel regno. Nel 1790, nel piccolo villaggio di Choue si succedono tre sindaci. A febbraio, l’Assemblea Costituente proibisce i voti solenni e sopprime gli ordini religiosi; il 12 luglio, promulga la Costituzione civile del Clero, che mira a costituire una Chiesa nazionale, sottomessa al potere politico e staccata dal Papa. Essa impone ben presto ai vescovi e ai parroci di prestare un giuramento di fedeltà «alla Nazione, alla Legge e al Re». I refrattari saranno considerati dimissionari. Un po’ più di un terzo dei sacerdoti del distretto di Mondoubleau, in cui si trova la parrocchia di Choue, rifiuta di giurare. Padre Balley si esprime in questi termini: «Io sottoscritto, parroco della parrocchia di Saint-Clément di Choue, dichiaro che la mia coscienza non mi permette di prestare il giuramento sulla Costituzione senza restrizione. Ma, per conformarmi al decreto dell’Assemblea Nazionale del 27 novembre, per quanto me lo permette la mia religione, giuro di vegliare con cura sui fedeli della parrocchia che Dio mi ha affidata attraverso il ministero del mio Vescovo, di essere fedele alla Nazione, alla Legge e al Re, e alla Costituzione decretata dall’Assemblea Nazionale e sancita dal Re, in tutto ciò che riguarda l’ambito civile e temporale, escludendo formalmente tutto quanto riguarda l’ambito spirituale, sul quale solo la Chiesa ha il diritto di ordinare, e in tutto ciò che non sia contrario alla mia coscienza.»

I pastori legittimi
Il vescovo di Blois, mons. de Thémines, ha rifiutato di prestare il giuramento. Esiliato in Savoia, viene sostituito da padre Grégoire, eletto vescovo del nuovo dipartimento del Loir-et-Cher. Il parroco di Choue rifiuta di riconoscere l’intruso e si dà da fare, prima di venir espulso a sua volta, a spiegare ai suoi parrocchiani in che cosa la Costituzione civile del Clero è scismatica: «Per le parole stesse del Vangelo, e per la dottrina insegnata costantemente dalla Chiesa fin dalla sua istituzione da parte di Nostro Signore Gesù Cristo, non possono essere pastori legittimi nella Chiesa se non quelli che hanno ricevuto la loro missione da Gesù Cristo stesso, missione che viene loro trasmessa tramite il ministero del vescovo legittimo, vale a dire colui che ha ricevuto (dal Papa) una vera e propria missione canonica. Ne consegue che chi ha ricevuto la propria istituzione canonica è sempre il vero pastore, e che i fedeli della sua parrocchia sono tenuti in coscienza a considerarlo come il loro pastore legittimo e a non avere alcuna comunicazione per quanto riguarda l’ambito spirituale con colui che i signori elettori hanno nominato al suo posto.» Padre Balley li avverte ancora che, per lo stesso motivo, il prete che gli succederà non avrà la giurisdizione necessaria per assolvere i peccati e che coloro che riceveranno i sacramenti da lui amministrati parteciperanno allo scisma.
La parrocchia si trova ben presto divisa tra cristiani fedeli a padre Balley e sostenitori del prete giurato nominato al suo posto. Il tribunale distrettuale cita padre Balley a comparire in giudizio per discorsi sediziosi. Il sacerdote si presenta, senza ambagi, come parroco di Choue: «Non conosco altra istituzione canonica per i parroci, dichiara al giudice, che quella del loro legittimo vescovo; il mio posto non essendo vacante per la mia morte, le mie dimissioni o la mia deposizione canonica, mi considero sempre come il parroco legittimo di Choue.» Il procedimento, che avrebbe potuto essere funesto per il coraggioso parroco, viene tuttavia annullato per vizio di forma dalla sezione penale del tribunale. Ma il prete viene cacciato dalla sua parrocchia su istigazione di un gruppo di abitanti del villaggio in rivolta. Egli rimane ancora un anno nelle vicinanze, fino al 26 agosto 1792, data a partire dalla quale tutti i preti refrattari sono condannati all’esilio. Si nasconde allora; tutti i suoi beni saranno venduti.

“Carlos”
Con la caduta di Robespierre, il 27 luglio 1794, si fa sentire un certo rilassamento nella politica religiosa. Ritroviamo padre Balley a Lione, città molto provata dalla Rivoluzione, dove esercita un apostolato clandestino sotto la supervisione del vescovo legittimo, mons. Marbeuf, allora esiliato a Lubecca. Étienne, il suo fratello certosino, era stato ghigliottinato il 14 gennaio 1794, giorno stesso del suo arresto da parte della Commissione temporanea, per questo motivo: «Non ha prestato nessun giuramento, fanatico ad oltranza, non ha voluto rinunciare al suo ministero sacerdotale, dicendo che lo ha ricevuto da Dio.» Le due sorelle religiose rimangono fedeli alla loro consacrazione pur vivendo nel mondo; la più giovane morirà di miseria alla fine del 1795. Ma il fratello genoveffano ha prestato tutti i giuramenti richiesti, il che gli ha permesso di mantenere la sua parrocchia di Étalante, in Borgogna; è una spina dolorosa nel cuore di Charles. Tuttavia, quest’ultima opera con zelo, sotto il nome di battaglia di “Carlos”. I preti refrattari vengono aiutati da donne eroiche che si prodigano senza risparmio. Durante il giorno, Carlos dà lezioni come precettore, di notte compie il suo ministero clandestino dapprima in una relativa tranquillità, poi a partire dal 1798, rischiando la vita.
La promulgazione, nel 1802, del Concordato firmato tra il primo console Bonaparte e papa Pio VII, inaugura un periodo di pace per la Chiesa di Francia. I vescovi “concordatari” redigono la lista dei preti a loro disposizione per svolgere il ministero. Padre Balley figura sia nella lista del vescovo di Blois, che auspica il suo ritorno a Choue, che nell’albo del personale di Lione. Da entrambe le parti, gli apprezzamenti sono elogiativi: «Talenti, zelo, pietà.» Una volta nominato arcivescovo di Lione, il cardinale Fesch, zio di Napoleone, designa padre Balley come parroco di Écully, a nord di Lione. Si tratta di una parrocchia di 1250 abitanti, suddivisi in una ventina di frazioni e due agglomerati. La popolazione vive dell’agricoltura; è praticante, anche se la partecipazione alla Messa domenicale diminuisce nel periodo della mietitura. Il nuovo parroco nota che in tre quarti delle case c’è dell’acqua benedetta, che vi sono letti regolarmente il Nuovo Testamento e l’Imitazione di Gesù Cristo e che si prega in comune. Tutto ciò che riguarda il culto, edifici, reliquie, altari e paramenti, è rimasto in uno stato decente nonostante la Rivoluzione. Ma Charles Balley mira allo splendore della liturgia; rinnova o restaura tutti gli oggetti, i vasi sacri, i libri, il baldacchino... Nel 1807, procurerà alla sua chiesa un altare di marmo. Cura le processioni pubbliche, ristabilite dal Concordato; così, dopo quindici anni di interruzione, le Rogazioni, il Corpus Domini e la processione del voto di Luigi XIII, il 15 agosto, sono particolarmente solennizzate. L’ex confraternita del Santissimo Sacramento viene ripristinata: assicura l’adorazione eucaristica ogni domenica e giorno festivo. La Quaresima è un tempo forte per la parrocchia: il parroco intensifica la sua austera penitenza e ogni sera riunisce il suo gregge per la preghiera, una meditazione e, in certi giorni, una conferenza. Dalla solennità di Tutti i Santi fino a Pentecoste, quando si svolgono le prime Comunioni, dedica tre quarti d’ora al catechismo dopo i vespri domenicali, senza trascurare la lezione mattutina, cinque giorni su sette, durante l’Avvento, e dalla prima domenica di Quaresima alla Pentecoste.

Due allievi

Il parroco visita volentieri i suoi parrocchiani e va incontro alle persone più lontane dalla Chiesa. Grazie alla sua affabilità e dolcezza, riesce a porre rimedio a situazioni matrimoniali irregolari, anche a favore di ex rivoluzionari, e convince i genitori a far battezzare i propri figli. Promuove inoltre con tutte le sue forze le scuole della parrocchia, anche se l’istruzione che vi è dispensata non è di grande qualità. D’altra parte, il cardinale Fesch ha esortato i suoi vicari generali a stimolare nei preti lo zelo a favore delle vocazioni. Nel marzo 1807, in occasione di una cerimonia delle Cresime, Charles Balley ha la gioia di presentare al suo arcivescovo i suoi due allievi: Mathias Loras, un adolescente di quattordici anni dalla mente vivace, e un giovane contadino di vent’anni che non ha molta attitudine allo studio, di nome Jean-Marie Vianney.
Originario di Dardilly, villaggio nei pressi di Écully, Jean-Marie Vianney desiderava da tempo diventare prete. Aveva trovato un protettore nella persona del suo parroco, padre Fournier, che gli aveva insegnato a leggere e scrivere quando aveva già diciassette anni. Ma questo prete era morto prematuramente nel 1806. Al suo funerale, padre Balley aveva fatto impressione per la sua alta statura e il suo volto ascetico; così la madre e la zia di Jean-Marie si erano rivolte a lui a suo favore. Ricevettero un rifiuto: ma il sacerdote aveva però accettato di incontrare il giovane. Di fronte alla sua solida devozione e alla sua determinazione, padre Balley cambia idea e, a partire dall’inverno 1806-1807, Jean-Marie viene a studiare al presbiterio in cambio di servizi domestici. Dalla sua giovinezza dedicata ai lavori dei campi, Jean-Marie Vianney ha ereditato una salute salda, il senso del concreto nonché una pazienza e una volontà ostinate. In compenso, studiare le grammatiche francese e latina è per lui un compito opprimente, ma persevera nello sforzo con umile tenacia. Padre Balley lo sostiene e, nonostante la lentezza dei progressi, non risparmia né i suoi incoraggiamenti né la sua fatica. Sa anche essere fermo. Quando lo scoraggiamento induce l’allievo a chiedere un periodo di vacanza presso suo padre, che non aspetta altro che un pretesto per trattenerlo nella fattoria, il sacerdote lo rimprovera: «Dove vuoi andare? Vuoi andare in cerca di dispiaceri? Gesù non assicura forse che chi ama suo padre o sua madre più di Lui non è degno di Lui? (Mt 10, 37).» In effetti, alla vista dei progressi spirituali di Jean-Marie, della sua preghiera, della sua austerità, della sua mitezza e del suo amore per Dio e per i poveri, il parroco è ben deciso a sacrificarsi fino in fondo per condurlo al sacerdozio.

Sarà prete!

Tuttavia, il 18 ottobre 1809, Jean-Marie viene chiamato alle armi nell’esercito imperiale. Il colpo è tanto più duro per il fatto che Napoleone perseguita la Chiesa nella persona del Santo Padre. Bisogna obbedire agli ordini di un sovrano scomunicato? Alla fine di un ricovero per malattia, Jean-Marie trascura di raggiungere il suo reggimento e si lascia trascinare da un disertore fino al villaggio di Les Noës nei pressi della Loira e dell’Allier. Quando la signora Vianney viene a prender notizie di suo figlio dal parroco di Écully, riceve questa risposta piena di sicurezza: «Madre, non state in pena per vostro figlio. Non è né morto, né malato. Non sarà mai soldato, ma prete!» Jean-Marie ritorna al presbiterio nel marzo 1811, dopo aver ottenuto dal fratello François che lo sostituisca nell’esercito. Ma suo padre, che ha appena perso la moglie il mese prima, è molto irritato con lui per i fastidi causati dalla sua diserzione.
Jean-Marie ha presto la consolazione di essere presentato dal suo parroco alla tonsura: fa così, all’età di venticinque anni, il suo primo passo verso l’altare del Signore. Continua tuttavia a faticare nei suoi studi: gli atti che gli fa a volte redigere padre Balley nei registri parrocchiali testimoniano un’ortografia tra le più estrose. Ma, nella vita spirituale, il discepolo cammina sulle orme del suo maestro. «Per amare il Buon Dio, bastava sentire padre Balley ripetere: Mio Dio, ti amo!», amerà sottolineare in seguito.
Nella solennità di Tutti i Santi del 1812, padre Balley fa ammettere il suo discepolo al seminario di Verrière, nella speranza che vi acquisisca delle nozioni di filosofia. L’anno è molto impegnativo per Jean-Marie: gli allievi sono in soprannumero, la disciplina carente, i corsi di latino gli sono incomprensibili, e le ripetizioni di francese risultano appena più fruttuose, nonostante un lavoro accanito. Lo si fa allora beneficiare di un provvedimento adottato da mons. Fesch, che consente ai seminaristi più anziani di passare direttamente in teologia. Ma, dopo sei settimane al seminario maggiore di Lione, il primo esame di Jean-Marie Vianney, alla presenza dell’arcivescovo, è un disastro: viene rinviato a Écully completamente scoraggiato. Padre Balley, quanto a lui, conosce il suo protetto; lo conforta e lo rimette energicamente al lavoro: «Se lasci perdere adesso, addio Messa, addio anime!» Egli stesso dedica il suo tempo libero a insegnare la teologia in francese al suo allievo. Jean-Marie riceve così, attraverso una relazione personale, la tradizione vivente del suo venerato maestro.
A partire dal 1814, valendosi di tutto il suo credito, padre Balley ottiene che il suo allievo venga nuovamente esaminato. Il vicario generale s’informa della pietà dell’aspirante: recita il rosario, è umile? Di fronte alle risposte affermative del parroco, invia un esaminatore al presbiterio per interrogare il seminarista in francese. Comprendendo bene le domande, Jean-Marie risponde in modo molto soddisfacente. Viene chiamato agli ordini minori e poi al suddiaconato, che riceve il 2°luglio 1814. L’esame di fine anno si svolge qualche giorno dopo; Jean-Marie è valutato troppo debole. Viene tuttavia autorizzato a riprendere gli studi presso padre Balley, che gode della piena fiducia dell’autorità diocesana. In un contesto di instabilità politica, le ordinazioni diaconali vengono anticipate e padre Vianney è ammesso con sessanta confratelli, il 23 giugno 1815. Padre Balley raddoppia gli interventi a favore del suo candidato: fa valere il bisogno che ha di un vicario che la diocesi non gli può fornire e chiede l’ordinazione sacerdotale di padre Vianney non appena possibile. Si occuperà egli stesso degli ulteriori studi necessari. Domenica 13 agosto, Jean-Marie viene ordinato sacerdote a Grenoble, per delega del cardinale Fesch, allora esiliato. Quando, la domenica 20 agosto, padre Balley assiste il suo giovane vicario per la Messa delle sei, prova la gioia calma e traboccante di aver ottenuto un bellissimo risultato.
Il parroco deve ora trasmettere al discepolo la sua esperienza di confessore, per prepararlo a esercitare egli stesso questo ministero. Nel frattempo, lo incarica di catechizzare i bambini in ritardo e di preparare delle omelie, ma lo fa predicare solo raramente, per riguardo alla sua timidezza e alla sua consapevolezza acuta della propria inadeguatezza. Gli insegna come amministrare bene una parrocchia e gli fa anche compilare i registri parrocchiali; quelli dell’anno 1817, che padre Balley, malato, non ha potuto rettificare, pullulano ancora di errori di ortografia e di omissioni di ogni tipo. Ma il segreto del presbiterio di Ecully sta nella ricerca della santità attraverso la preghiera mattutina davanti al tabernacolo, i colloqui spirituali, il breviario in comune, le giornate di raccoglimento e ritiro, i pellegrinaggi a Fourvière, la penitenza a beneficio dei poveri, loro prediletti; per non parlare della munificenza della tavola quando si riceve un ospite.

Nascondilo!
Nel 1817, soffrendo di un’ulcera alla gamba, il parroco deve fare sempre più affidamento sul suo vicario; nella solennità di Tutti i Santi, si sente morire, fa venire Jean-Marie accanto a lui e gli porge i suoi strumenti di penitenza: «Ecco, mio povero Vianney, nascondete tutto questo! Se fosse trovato dopo la mia morte, si crederebbe che io abbia espiato sufficientemente i miei peccati e mi si lascerebbe in purgatorio.» Muore il 16 dicembre 1817, a sessantasei anni. Mathias Loras, allora giovane superiore del seminario di Meximieux, celebra le esequie.
Nominato ben presto curato ad Ars, Jean-Marie Vianney vi riprodurrà ciò che aveva visto praticare dal suo amato maestro. Vi metterà tutto il suo zelo, con forse talvolta qualche mancanza di misura, ma animato da un fervore sempre crescente. «Avrei finito con l’essere un po’ buono se avessi sempre avuto la fortuna di vivere con padre Balley», dichiarerà. Sotto la mozione dello Spirito Santo, diventerà il santo Curato d’Ars, modello del compimento del ministero sacerdotale e patrono dei parroci del mondo. Ecco la grande opera di padre Charles Balley.
Lo zelo di questo sacerdote esemplare corrisponde all’auspicio espresso da papa Benedetto XVI: «Mantenete, nel vostro intimo e intorno a voi, l’ansia di suscitare, assecondando la grazia dello Spirito Santo, nuove vocazioni sacerdotali tra i fedeli… Niente rimpiazzerà mai una Messa per la salvezza del mondo!» (Fatima 2010).


Autore:
Dom Antoine Marie osb


Fonte:
Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia - www.clairval.com

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Aggiunto/modificato il 2020-06-24

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