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Sant' Arcadio Ostal’skij Vescovo e martire

(Chiese Orientali)

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1888 - 29 dicembre 1937


Il vescovo Arkadij nacque nel 1888 nel villaggio Jakovicy, governatorato di Zhitomir (Ucraina). Il Padre Josif era sacerdote. Nel 1910 terminò gli studi all’Accademia teologica di Kiev e l’anno seguente venne ordinato sacerdote. Nel 1914 venne a fu nell’esercito come cappellano militare e al termine della guerra, ritornato a Zhitomir, gli venne assegnata la parrocchia di S. Nicola.
Nella sua parrocchia fonda ‘la fraternità di S. Nicola’ che ha come compito primo la formazione spirituale degli iscritti e come attività specifica quella di assistere gli ammalati e aiutare i bisognosi. La fama della fraternità sempre più si estende e riunisce membri nelle varie città, fino a Kiev. Ad attirare alla fraternità sempre nuovi adepti è la solida dottrina di padre Arkadij e la sua vita ascetica. Di lui la tradizione ricorda che aveva donato ad un povero trovato per strada in pieno inverno le sue scarpe restando a piedi nudi, ad un altro la pelliccia, ad un altro ancora perfino i calzoni. La sua povertà era al limite della sopravvivenza. Nel confessare era instancabile. A volte le confessioni si protraevano fino alle ore due di notte.
Nel 1922 durante la campagna per l’esproprio dei beni della chiesa i padri Ostal’skij, genitore (padre Iosef) e figlio Arkadij furono accusati di aver resa pubblica la circolare del vescovo della Volynia che dava disposizioni in proposito e ambedue incarcerati. Padre Iosif morì in carcere dopo pochi giorni. Padre Arkadij venne condannato alla fucilazione. Si racconta che durante il processo padre Arkadij si fosse addormentato. Lo svegliarono per dirgli che doveva prepararsi alla fucilazione. “Niente di male - rispose padre Arkadij - ringrazio il Signore per tutto. Per me la morte è un guadagno”. I fedeli protestarono in tutti i modi perché la sentenza di morte fosse commutata. Il potere cedette e condannò padre Arkadij a 5 anni di prigione. Nel 1924, alla morte di Lenin, fu emanato l’indulto per tutti i condannati in occasione dell’esproprio dei beni della chiesa. Così, dopo appena due anni di prigione, padre Arkadij potè ritornare in libertà.
Durante la prigionia, la moglie di padre Arkadij, per mettersi al sicuro, pensò bene di passare a nuove nozze sposando un ufficiale dell’armata rossa. Padre Arkadij si ritirò nel convento di Diveevo e si fece monaco. Il 15 dicembre 1926 venne ordinato vescovo e nell’ottobre dello stesso anno venne arrestato e presto liberato con la proibizione di ritornare a Lubny, la sede della sua diocesi. Si ritirò allora fa i monti del Caucaso conservando i contatti con la sua diocesi per via epistolare. Per questa sua indebita corrispondenza il vescovo Arkadiij venne arrestato il 9 maggio 1928 e quindi condannato a 5 anni di lager da scontarsi alle isole Solovki
Nel 1930 un osservatore del regime depone di lui: “Si comporta bene, compie la norma di lavoro; ha un grande influsso sul clero; religiosamente è profondamente convinto”
Il 24 gennaio 1931 all’interno del lager delle Solovki si aprì un processo contro il clero su denuncia di una spia del regime. Soliti accuse e soliti interrogatori che, nel lager non c’è fretta, proseguono per mesi. Nel giugno dello stesso anno il vescovo Arkadij viene condannato per altri 5 anni di lager. Dopo la condanna il vescovo, come punizione supplementare, viene rinchiuso nella prigione della Sikira, la prigione di maggior rigore dove di giorno i prigionieri devono stare sempre seduti su una panca senza poggiare i piedi per terra e la notte possono stendersi sul cemento svestiti senza coperte,
Allo scadere dei dieci anni di lager nel febbraio 1937 il vescovo Arkadij potè tornare in libertà. Un anno troppo funesto per poter sperare di poterla godere a lungo. Il 21 settembre alle ore nove di sera venne arrestato. Il 17 ottobre inizia il processo. Dagli archivi dell’ultimo processo risultano alcune sue dichiarazioni: “Nel lager ho sofferto molto per la mia fede, ma di nuovo ardo dal desiderio di lavorare per il consolidamento della Chiesa ortodossa, spiegare al popolo fedele il senso di ciò che sta succedendo, rafforzare la fede nel popolo. Sebbene abbia dovuto soffrire molto a questo scopo, sono disposto a tutto…Come cristiano non posso tranquillamente osservare la devastazione della Chiesa ortodossa e la distruzione fisica della fede nel popolo.
Il 7 dicembre venne condannato a morte; il 29 dicembre 1937 fucilato.


Autore:
Padre Romano Scalfi


Fonte:
www.culturacattolica.it

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Aggiunto/modificato il 2020-05-04

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