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Don Francesco Venturelli

Testimoni

1888 - Carpi, Modena, 15 gennaio 1946

Il 15 gennaio del 1946, quindi ampiamente a guerra conclusa, a Fossoli nel comune di Carpi provincia di Modena veniva assassinato don Francesco Venturelli, originario del mirandolese, parroco dal 1935 e addetto dal 1942 all’assistenza dei prigionieri del campo di concentramento sito nella località sopra citata.



Il campo di Fossoli nacque come campo di prigionia e concentramento, allestito dagli italiani nel 1942. Fu successivamente utilizzato dalla Repubblica Sociale Italiana e quindi direttamente dalle SS come principale campo di concentramento e transito (in lingua tedesca: Polizei- und Durchgangslager) per la deportazione in Germania di ebrei e oppositori politici. Nel dopoguerra, vi furono internati prigionieri del regime sconfitto.
Fu così che don Luigi Venturelli prestò assistenza spirituale nel campo n° 73, era questa la sigla del lager di Fossoli, prima a prigionieri britannici, catturati in Nordafrica (oltre tremila presenze nei momenti di punta),  poi agli oppositori politici della Repubblica Sociale, passando per gli ebrei rastrellati dalle SS in tutta Italia e rinchiusi a Fossoli in attesa di essere deportati verso i campi di sterminio.
Nel campo vennero internati anche uomini e donne da inviare al lavoro coatto nel Terzo Reich, infine arrivarono i fascisti, civili e militari catturati a seguito della caduta del fascismo con la fine del secondo conflitto mondiale.
Dunque Don Venturelli, classe 1888, cappellano militare su molti fronti della Grande Guerra, ebbe modo di fare del bene a 360° gradi a tutti gli schieramenti e le fece senza nessuna distinzione a tutti coloro che si trovarono per sventura a transitare nel campo di Fossoli.
L’opera di assistenza nel campo viene più volte criticata da repubblichini e carabinieri lo riprendono più volte per lo smistamento clandestino della corrispondenza tra i reclusi e i loro familiari. Paradossalmente, le maggiori difficoltà per don Venturelli arriveranno dopo la guerra, quando il campo funziona come centro di internamento per i fascisti e i compromessi con il regime fascista.
«Nelle no­stre zone — scrive un opuscolo della diocesi, dedicato ap­punto alla figura di don Venturelli — il potere reale era in mano al Pci, e forse non si va molto lontano dalla verità ipotizzando la presenza di un Commissario politico, sul modello sovietico, che controllava la gestione del Campo in chiave “antifascista”.
Don Francesco visitava i prigionieri, li ascoltava e li aiutava, così come aveva fatto con tutti gli altri prigionieri; addirittura introdusse nel Campo La lanterna, il foglio giudicato dei  Francescani di San Cataldo giudicato“antidemocratico” dai coministi. Era troppo!
Il Cappellano prima fu “avvisato” con atti ostili, come il taglio delle gomme della bicicletta, critiche sui giornali di partito… Venne anche inviata una lettera minatoria, firmata “I Partigiani” e molto esplicita:
«Se continui a distribuire questo sporco giornale ti facciamo la pelle».
Il foglio dell’Anpi di Modena, solo due giorni prima dell’assassinio del sacerdote scriveva:
«Ci consta che il prete di Fossoli introduce il giornale La Lanterna nel campo di Fossoli: ora, fino a che agli ospiti repubblichini egli passasse il Vangelo nulla di male, anzi… che quei messeri ne hanno molto bisogno; la Lanterna non ci pare il foglio più indicato data la sua impostazione antidemocratica».
Che don Venturelli avesse qualche presentimento lo conferma il ricordo di un ragazzo della parrocchia: un pomeriggio del tardo autunno 1945 il parroco confidò ai bambi­ni del catechismo il desiderio di essere sepolto
«vicino alla Madonna, dietro l’abside sotto la nicchia. Vicino a lei sarò felice! Ricordàtelo. Ditelo agli adulti se mai se ne dimenticassero. Viviamo in tempi molto difficili, ma uniti alla Madonna siamo sicuri della salvezza».
Si arriva così alle 19 del 15 gennaio 1946. Don Venturelli viene attirato fuori dalla canonica, c’è stato un incidente mortale sulla provinciale Carpi-Modena, e si reclama il prete. Don Francesco indossa il tabarro ed esce con gli olii santi; ma ad appena 20 metri dalla casa lo sconosciuto estrae la pistola e spara a bruciapelo tre colpi, che colpiscono il prete all’occhio sinistro e al torace.
Don Venturelli muore, i funerali vengono celebrati due giorni dopo, dal coraggioso monsignor Vigilio Dalla Zuanna, ci sono parecchi confratelli, i parenti e un picchetto militare; ma «i parrocchiani si potevano contare sulle dita», secondo la cronaca del quotidiano cattolico di Bologna. Il parroco viene sepolto dietro l’abside, sotto la nicchia della Madonna, proprio come voleva.
Non ci sarà processo, come per moltissimi altri assassinii verificatisi in Italia nei mesi successivi alla fine della sanguinosa guerra civile non si troveranno mai gli assassini, don Francesco Venturelli andò così ad allungare la lista dei preti uccisi dai partigiani durante la guerra civile e negli anni successivi, che arriverà a contare 130 nomi.
Basta l’articolo dell’Anpi a indicare il mandante morale del delitto? A calo lo fede la Democrazia Cristiana di Modena sul suo periodico locale Democrazia: «E l’articolo di quel foglio che ha armato la mano dell’assassino»? La stessa accusa mossero i partigiani del Partito d’Azione, non solo contro il settimanale ma a «tutto l’ufficio stampa e propaganda dell’Anpi …».
Il 13 giugno 2006 gli viene conferita, unico caso fra i 130 preti uccisi, come detto nel periodo 1943-46,  la medaglia d’oro al valor civile dal presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi, anche se la motivazione della Gazzetta Ufficiale non si riferisce all’assassinio ma all’attività caritativa di cappellano:
«Sacerdote di elevate qualità umane e civili, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, si prodigò con eroico coraggio e preclara virtù civica in favore dei cittadini ebrei, dei prigionieri politici e degli internati civili nel Campo di Fossoli, procurando loro medicine, cibo e capi di vestiario. Dopo la Liberazione continuava la sua opera di assistenza in aiuto di appartenenti alla Repubblica di Salò e all’esercito tedesco sbandati, fino alla barbara uccisione da parte di uno sconosciuto. Fulgido esempio di coerenza, di senso di abnegazione e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di solidarietà umana.»
- 1943 – 1946 Fossoli (MO)
La città di Carpi gli ha intitolato una via e una pista ciclabile. Una via gli è dedicata anche a Castel Goffredo e a Mirandola. Il ministro degli interni Pisanu il 25 aprile 2006 ebbe a dire:
«…Questo fu sicuramente il caso di don Francesco Venturelli, che dopo essersi prodigato per assistere gli ebrei, i prigionieri politici e gli internati civili del Campo di Fossoli, proseguì la sua opera aiutando con uguale generosità gli sbandati della Repubblica di Salò e dell’esercito tedesco.
Non conosciamo il nome di chi poi lo uccise barbaramente. Ma sentiamo viva e attuale l’eredità che egli ci ha lasciato, un’eredità nella quale amore cristiano e virtù civiche si saldano tra loro per riaffermare, allo stesso tempo, incrollabile fiducia nel destino dell’uomo e radicale rifiuto dell’odio razziale, della violenza politica,e del disprezzo della vita.
I “ribelli per amore” furono tanti in quegli anni. Molti resteranno sconosciuti, perché il loro valore silenzioso si nasconde facilmente nelle pieghe della storia».


Fonte:
www.italianiinguerra.com

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Aggiunto/modificato il 2020-03-08

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