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Beato Giuseppe Frías Ruiz Sacerdote e martire

30 luglio

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Comares, Spagna, 20 aprile 1902 – Alhama de Granada, Spagna, 30 luglio 1936

José Frias Ruiz nacque a Comares, presso Malaga in Spagna, il 20 aprile 1902. Iniziò gli studi nel Seminario di Malaga, ma ne uscì per motivi di salute dopo il primo anno di filosofia. Un anno dopo domandò di essere ammesso nel Seminario di San Cecilio di Granada, città dove fu ordinato il 25 maggio 1929. Fu vicario coadiutore di Alhama de Granada, dove si dedicò particolarmente all’amministrazione del Sacramento della Penitenza e alla direzione spirituale. Fu arrestato il 27 luglio 1936, pochi giorni dopo l’inizio della guerra civile spagnola e, il 30 luglio, portato alla fucilazione. Non cadde però immediatamente morto come gli altri prigionieri, ovvero il suo anziano padre, il parroco di Alhama don Pedro Ruiz de Valdivia Pérez e il presidente della Gioventù di Azione Cattolica della stessa parrocchia, José Muñoz Calvo. Gravemente ferito (già lungo il tragitto aveva subito una coltellata al collo), si mise in cammino per tornare ad Alhama: venne infine ucciso mentre stava per entrare in città. Insieme ai suoi compagni, ma non a suo padre, fu incluso in un gruppo di sedici martiri della diocesi di Granada, beatificati nella cattedrale dell’Incarnazione del Signore a Granada il 26 febbraio 2022, sotto il pontificato di papa Francesco. I suoi resti riposano nella basilica della Santa Croce al “Valle de los Caídos” di Madrid.



José Frias Ruiz nacque a Comares, presso Malaga in Spagna, il 20 aprile 1902. Iniziò gli studi nel Seminario di Malaga, ma ne uscì per motivi di salute dopo il primo anno di filosofia. Un anno dopo, per la stessa ragione, ma anche per «essere un sacerdote di quella diocesi», domandò di essere ammesso nel Seminario di San Cecilio di Granada.
A Granada ricevette l’ordinazione sacerdotale il 25 maggio 1929.  Fu vicario coadiutore di Alhama de Granada, dove si dimostrò fervente, buon catechista e confessore, con una dedizione esemplare all’amministrazione del Sacramento della Penitenza e alla direzione spirituale.
Di buon tratto umano, piacevole nella conversazione, era un uomo di grande carattere e integrità di mente. Un testimone ha dichiarato di lui: «Era molto bravo, aveva a che fare con tutti ed era magnifico... Ero il suo chierichetto e mi confessavo da lui». Si occupò anche della cura spirituale delle monache Clarisse del convento di San Diego e prestava molta attenzione ai poveri
Era estroverso, molto cordiale e comunicativo, anzitutto con i fedeli. Un giorno, uno dei chierichetti, Miguel Morales, cadde mentre reggeva il Messale durante la Messa. Terminata la celebrazione, don José si avvicinò al ragazzo con dieci centesimi in mano e, sorridendo, gli disse: «Miguelito, prendi questa moneta e domani compra dei churros in modo da avere forza, perché questo libro è molto grosso e pesa troppo».
Era anche molto affezionato ai membri della sua famiglia, in particolare a un nipotino, Rafael Ruiz, che era venuto a vivere ad Alhama per verificare la vocazione al sacerdozio. Gli permise di tenere dei grilli in gabbia e di portarli, di notte, nella sua camera da letto, perché non disturbassero gli altri di casa. Interveniva sempre in sua difesa, come quando portava via il cavallo del nonno senza permesso.
Fu arrestato il 27 luglio 1936, pochi giorni dopo l’inizio della guerra civile spagnola. I miliziani che erano venuti a prenderlo si trovarono di fronte suo padre, il quale li supplicò di portare via lui al suo posto; vennero invece prelevati tutti e due.
Il 30 luglio, lungo il tragitto verso il luogo dell’esecuzione, a bordo di un camion, ricevette una coltellata al collo. Quando poi fu posto davanti al plotone d’esecuzione, non cadde immediatamente morto come gli altri prigionieri, ovvero suo padre, il parroco di Alhama don Pedro Ruiz de Valdivia Pérez, che prima della fucilazione aveva impartito l’assoluzione, e il presidente della Gioventù di Azione Cattolica della stessa parrocchia, José Muñoz Calvo, che li aveva incoraggiati.
Si rialzò e, sanguinante, si mise in cammino sulla strada che da Alhama portava a Loja. Colto nel suo tentativo, subì una nuova scarica di proiettili, mentre entrava in città dalla parte verso San Diego. Aveva trentaquattro anni. I suoi resti riposano nella basilica della Santa Croce al “Valle de los Caídos” di Madrid.
Il nipote Miguel lasciò Alhama per scampare alla persecuzione: si trasferì a Siviglia, dove crebbe, si sposò ed ebbe due figlie. Non dimenticò mai gli insegnamenti dello zio e ne conservò la memoria, chiedendo spesso la sua intercessione.
Don José e i suoi compagni, escluso suo padre, furono inseriti nella causa che comprendeva altri tredici sacerdoti e un altro laico, seminarista, tutti della diocesi di Granada, uccisi nel corso della persecuzione della guerra civile spagnola. La loro beatificazione si svolse nella cattedrale di Granada il 26 febbraio 2022, sotto il pontificato di papa Francesco.
Nel corso dell’inchiesta diocesana ha testimoniato un sacerdote nativo di Alhama, poi deceduto. Pur avendo cinque anni all’epoca dei fatti, ha affermato che la morte di quel martire «ha segnato la mia successiva vocazione sacerdotale perché durante i miei studi ho sempre messo in relazione il dare la vita per Cristo, che ci veniva insegnato, con questo fatto della morte di don José».


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2022-02-25

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