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> Home > Sezione Servi di Dio > Serva di Dio Michela (Orsola) Morata Condividi su Facebook Twitter

Serva di Dio Michela (Orsola) Morata Clarissa cappuccina

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Cartagena, Spagna, 21 ottobre 1628 - Alicante, Spagna, 9 gennaio 1703


Infanzia e primi anni di vita
Ursula Jerónima Micaela Morata e Iscaya Garibaldo nacque il 21 ottobre 1628 a Cartagena, in Spagna, in una famiglia benestante. Era la tredicesima figlia di Marco Aurelio Morata e Iscaya, cavaliere dello Stato sabaudo e di Juana Garibaldo, entrambi d’origine italiana.
A soli tre anni, nell’arco di tre giorni, rimase orfana del padre e anche della madre. Sarà Sebastiana, sua sorella maggiore che si prenderà cura di lei, assicurandole un’istruzione scolastica, cosa inusuale per le ragazze di quell’epoca. Fu così che Orsola imparò a leggere e a scrivere.
Fin da bambina ebbe le sue prime esperienze mistiche. Infatti, nella sua autobiografica ci racconta che a quattro anni, durante un attacco di vaiolo ebbe la sua prima esperienza mistica: « Sono rimasta priva di senza sensi per quasi ventiquattro ore. Quello che in quel momento la mia anima ha goduto, non è possibile descrivere la sensazione [...] Mi sono trovata in una immensa chiarezza e in una luce divina, che, senza offrirmi nessun oggetto né immagine alla vista, mi ha fatto vivere ai miei sensi la potenza della gloria divina. »
Successivamente, Orsola iniziò una formazione spirituale, acquisendo le idee dominati del tempo, per quanto riguarda la preghiera il digiuno, la mortificazione e le pratiche devozionali.
Le esperienze mistiche saranno una costante nella vita di Orsola Morata.

Decide di farsi monaca
Dopo un sogno profetico dove le venne annunziata la morte di un sacerdote vicino alla sua famiglia, si insinua in lei l’idea di farsi suora.
Vinte alcune titubanze, e contro la volontà della famiglia, Orsola decise di seguire la propria vocazione religiosa entrando nel monastero delle cappuccine di Murcia.
Il monastero, che era stato fondato nel 1645, era uno dei pochi in cui era stata introdotta la pratica eucaristica quotidiana per le monache.
Orsola fu accolta nel monastero dalla beata Maria Angela Astorch (1592 -1665), nelle cui mani fece la professione religiosa il 20 gennaio 1647, assumendo il nome di Michela.
In quegli anni, quando la peste colpì la città di Murcia, suor Michela presterà il suo servizio nell’infermeria del monastero.
Nel 1648 anche suor Michela venne colpita dalla febbre, tanto che fu costretta a rimanere nell’infermeria del convento per qualche tempo.
Nel 1951, giorno di San Callisto, dopo l’inondazione del convento per lo straripamento del fiume Segura, e le monache dovettero abbandonare il loro monastero. In questo periodo suor Orsola ebbe la sua più grande crisi spirituale.

Protagonista di numerose esperienze mistiche
Suor Michela fu protagonista di molte esperienze mistiche, tanto che nel 1652 ricevette l’ordine da parte del suo confessore di scrivere la sua biografia.
Nel 1653 come conclusione alla notte scura, sperimentò la transverberazione del cuore in modo somigliante a quello di Santa Teresa di Gesù. Così scrive nella sua autobiografia: “Mi fu segnalato in spirito un angelo con un dardo di fuoco che lo infilzava nel mio cuore. Fu talmente grande il dolore e il fuoco che sentì, che mi penetrò per tutte le mie ossa e sono caduta per terra senza sensi. Però l'angelo mi prese nelle sue braccia per non farmi male. Sono stata così un'ora godendomi quello che io non posso spiegare, solo che mi abbracciava e mi bruciava nelle fiamme d'amore divino”.
Nel suo racconto autobiografico suor Michela Morata si definiva una donna dal carattere vivace e collerico, immediato e superbo. “Era passionale, affabile e benevola e sentiva il patire dell’altro come il proprio”.
Ma in convento si distinse per le sue virtù, le sue penitenze e per l’amore verso il SS. Sacramento e verso la Madre di Dio. Era pienamente convinta nell’intercessione delle anime del purgatorio e spesso si elevava nella contemplazione delle “cose” celesti.
Evidentemente non tutti comprendevano le grazie che riceveva e le sue esperienze spirituali e mistiche. Anzi, questo stato gli causò molto spesso sofferenze e contraddizioni.
In varie occasioni i suoi direttori spirituali le chiesero con spirito di obbedienza di scrivere la sua biografia e le sue esperienze mistiche. Questi manoscritti che saranno pubblicati nel corso di vari secoli, con un linguaggio molto popolare, in maniera fresca e poetica, è raccontata la sua vita, l’ambiente conventuale, le sue esperienze e le grazie ricevute. Il tutto, sottomesso al giudizio dei suoi direttori spirituali.
A questo proposito vanno ricordati tre suoi grandi direttori: Alejo de Boxados, che aveva partecipato in prima persona alla fondazione del monastero di Murcia; Francesco Verdìn y Molina che diventerà vescovo di Guadalajara e il cappuccino Jéronimo de Teruel.
Nel monastero di Murcia, Suor Michela venne eletta alla carica di consigliera e di segretaria.

Tra le fondatrici di un monastero ad Alicante
Nel 1669, ad Alicante si prospettò la fondazione di un nuovo convento di clarisse cappuccine.
Suor Orsola, nel 1672, insieme con altre religiose andarono a fondare questo convento. 
Il 26 febbraio di quell'anno, suor Maria Ines de Villaseca e Rodo di Vic, Sor Juana Angelica Leon Tifa di Cadice, Suor Orsola Micaela Morata Garibaldo di Cartagena, Sor Juana María Mínguez Tudela, Suor Marta Magdalena Fernández di Murcia e suor Isabel Jover Juan di Alicante, raggiunsero la capitale lucentina per avviare la nuova fondazione.
La prima residenza fu provvisoria, in una piccola casa nel quartiere di San Anton in cui non si poteva nemmeno assicurare la vita comunitaria tra le monache. Infatti, le monache dovettero affittare una seconda casa da usare come cappella.
Ma con le elemosine degli alicantesi iniziarono i lavori per la costruzione del nuovo convento e della chiesa. Quando i lavori terminarono, nel 1682,  il monastero venne denominato “Trionfi del Santissimo Sacramento”, nome ispirato dalle visione di suor Michela.
Qui, suor Michela ricoprì la carica di vicaria e tornitrice.
Nel 1699 venne eletta badessa. Nel suo animo, Suor Michela preferiva obbedire piuttosto che comandare.
Ad Alicante moltissime persone ricorrevano a Lei per i suoi consigli illuminanti.

Sua morte
Dopo due anni di dolorosa malattia, il 9 gennaio 1703, suor Michela Morata morì all’età di 75 anni, circondata dalla venerazione delle monache e della popolazione. Sin dal suo decesso si pensava che fosse morta in fama di santità, e proprio per questo la sua salma rimase esposta nella chiesa del convento per sei giorni.
Il corpo è rimasto incorrotto caldo e flessibile per tutti quei giorni, e per questo motivo non venne sepolto.
Nel 1742 il vescovo de Orihuela D. Juan Elìas Gòmez de Teràn nel trovare il cadavere ancora intatto, ordinò che venisse conservato in un'arca senza essere sepolto, nei locali del monastero delle Clarisse di Alicante.
E, così si è conservato fino ad oggi, rimanendo ancora incorrotto e flessibile.

Il processo per la sua beatificazione
La sua fama di santità è stata riconosciuta sempre in tutti questi secoli, tanto che il processo informativo diocesano per la beatificazione fu aperto per il vescovo di Orihuela-Alicante Mons. Raffael Palmero Ramos il giorno 11 ottobre  2006 e chiuso sempre il giorno 11 giugno del 2009.


Autore:
Mauro Bonato

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Aggiunto/modificato il 2018-08-05

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