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Pietro Novaresi Giovane terziario francescano

Testimoni

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Paullo, Milano, 1° agosto 1877 – Alto Alegre, Brasile, 13 marzo 1901

Pietro Novaresi, nativo di Paullo in provincia di Milano, aderì con entusiasmo alla proposta del cappuccino padre Rinaldo (al secolo Francesco Panigada), suo compaesano, di partire per la nuova missione dei Cappuccini in Brasile, presso Alto Alegre. Nella colonia agricola intitolata a San Giuseppe della Provvidenza, il giovane, che era Terziario francescano, si distinse per bontà e laboriosità. Rimase ucciso nel massacro compiuto da indios di varie tribù il 13 marzo 1901, nel quale perirono anche tre sacerdoti Cappuccini, un fratello laico Cappuccino, sette suore Cappuccine di Madre Rubatto e un’altra Terziaria francescana, oltre a più di 250 fedeli. I resti mortali di quelli che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e i due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda, costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.



Pietro Novaresi nacque a Paullo, in provincia di Milano e diocesi di Lodi, il 1° agosto 1877, da Stefano Novaresi e Caterina Grazioli. Fu battezzato lo stesso giorno della nascita nell’allora chiesa parrocchiale del suo paese: nell’atto di Battesimo il suo nome fu trascritto come Pietro Paolo, ma all’anagrafe venne registrato come Stefano Pietro Paolo.
Un giorno il prevosto di Paullo, don Giovanni Comizzoli, invitò a celebrare una Messa in parrocchia padre Rinaldo da Paullo, missionario cappuccino nello Stato brasiliano del Maranhão, di passaggio in Italia. Nel corso della celebrazione, tenne un discorso sull’importanza della missione per portare aiuto, spirituale e non solo, ai popoli che non conoscevano Dio. A un certo punto, domandò ai giovani presenti: «C’è nessuno di voi che mi vuol seguire per andare a salvare tante anime?».
Quelle parole fecero breccia nel cuore di Pietro, che pochi giorni dopo andò a Lavagna di Comazzo, dove padre Rinaldo era ospite dai genitori, e gli annunciò la sua intenzione: «P. Rinaldo se mi accetta, io vengo con lei in America». «A che fare?», domandò il missionario. «Vengo con lei a salvare le anime, come è stato chiesto domenica scorsa nella predica». Colpito dalla sua prontezza, il cappuccino, dopo averlo interrogato ed esaminato, accettò di condurlo con sé al suo ritorno in Brasile.
Pietro, che era aderente al Terz’Ordine francescano, fu davvero d’aiuto ai missionari. Gran lavoratore, attivo e zelante, spiccava per la sua obbedienza. Padre Rinaldo, nella sua lettera del 24 settembre 1899, descrisse così la sua situazione: «Date notizie buone del giovane Novaresi di Paullo, egli si trova contentissimo». E ancora: «Se trovate giovani somiglianti, mandatemeli pure, io pagherò loro il viaggio, basta sian di buoni costumi, e se non hanno la volontà di farsi frate non importa, per la missione servirà lo stesso».
Il 13 marzo 1901, verso le cinque del mattino, la missione di San Giuseppe della Provvidenza fu attaccata da un gruppo di indios armati. Primo a cadere fu padre Zaccaria da Malegno, mentre stava celebrando la Messa nella chiesetta della missione.
Secondo la ricostruzione ricavata dalle testimonianze pubblicate nel 1908 da padre Bartolameo da Monza, Pietro si trovava nell’abitazione dei frati, insieme a padre Vittore da Lurano. Questi si presentò agli assalitori, ma per tutta risposta venne ferito a un braccio da un colpo d’arma da fuoco.
Senza scomporsi, il Cappuccino parlò: «Che volete? Io so di non avervi fatto male alcuno, anzi, vi ho sempre amati. Dei miei più nessuno vive con me: volete uccidere questo povero frate? Eccomi pronto. Non fate più vittime!». Subito dopo, cadde colpito da una scarica di pallottole, insieme al terziario.
Morirono anche padre Rinaldo da Paullo e fra Salvatore da Albino, nonché sette suore Cappuccine di Madre Rubatto, presenti per educare le bambine indigene, e una Terziaria francescana, la vedova Carlota Bizerra. Nella strage perirono anche quasi tutte le 44 bambine ospiti del collegio fondato dalle suore e intere famiglie dei villaggi vicini.
I resti mortali di quelli che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e i due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.
Paullo ha poi ricordato i suoi concittadini, padre Rinaldo e Pietro Novaresi, intitolando una via ai Martiri della Fede.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2017-09-17

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