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San Filippo di Palermo Diacono

12 giugno

San Filippo diacono è uno dei più antichi santi del ricco panteon di Palermo, indicato nell’agiografia italogreca come Philippe ò neòs,  Filippo il Giovane, detto dai fedeli San Filippello, San Fulippuzzu, San Fulippu ‘u nicu, per distinguerlo da san Filippo di Agira il Grande, al quale è legato indissolubilmente e con il quale, secondo la letteratura, protegge Agira. Le uniche notizie conosciute sul diacono palermitano provengono da una delle due Vite scritte su San Filippo di Agira, per la qualcosa per descrivere la figura del diacono bisogna imprescindibilmente parlare di Filippo presbitero ed espulsore dei diavoli. La loro storia è intimamente congiunta, perché la nascita del Piccolo si deve ad un miracolo del Grande e perché parte della loro vita è connessa.

Etimologia: Filippo = che ama i cavalli, dal greco


L’agiografia
La Narrazione di Eusebio monaco sulla vita e i miracoli del nostro santo padre Filippo, presbitero apostolico e persecutore di demoni, ai capp. 28-31, (cod. greco n. 866 della Vaticana), tramanda che mentre viveva San Filippo di Agira nella città di Palermo un uomo molto ricco viveva con tristezza poiché non aveva figli. Ma, avendo sentito parlare dei tantissimi miracoli compiuti dal Beato Filippo di Agira, ispirato in sogno, decise di andare a trovarlo, per pregarlo di intercedere affinchè Dio gli concedesse il sospirato figlio. Giunto con alcuni suoi servitori, vide da lontano San Filippo che siedeva dinanzi alla porta del tempio. Rivolto ai servitori disse: - Ecco l' uomo che ho visto in sogno, che mi ha invitato ad incontrarlo. Se la vìsione che ho avuto è stata voluta da Dio, quel sant'uomo nel vederci ci chiamerà; ci dirà di entrare nel tempio per pregare il Signore; ci domanderà da quale città veniamo, e per quale motivazione siamo venuti-. Filippo, alzatosi, in quello stesso momento, disse al compagno Eusebio: -Chiama coloro che vengono a noi da lontano. -Eusebio li chiamò subito: - O pellegrini, il sacerdote Filippo per cui siete venuti vi chiama -. Quel ricco uomo, dopo avere pregato, e posto ai piedi del  Santo i doni che gli aveva portato, gli disse: -Padre, tu sai lo scopo della mia venuta-. Il Santo di rimando a lui: -Lo so; ed io ti dico, ritorna a casa, poichè ciò che brami ti sarà concesso da Dio in premio della tua fede. Ritornato a Palermo il ricco signore trovò  la moglie felice, che andandogli incontro disse: -Ho visto in sogno il Beato Filippo che mi diceva:-Il tuo sposo ritorna; sappi che concepirai e partorirai un figlio, che chiamerai Filippo-. L’uomo raccontò poi alla donna come il Santo sapesse già la ragione del suo viaggio, e lo avesse fatto chiamare dal monaco Eusebio. La moglie diede alla luce un bambino, e quel ricco signore gli pose nome Filippo. Il padre alla età di otto anni, lo portò ad Agira per presentarlo al santo sacerdote Filippo, e glielo offrì, dicendogli:-Ecco, o padre, il frutto delle tue preghiere-. E San Filippo, prendendolo nelle sue mani, l'offrì nel tempio a Dio; lo benedisse, dicendogli poi:-Va, o flgliuolo, alla terra dove sei nato, innalza un tempio al Signore, e la benedizione di lui sarà sempre con te-. Di ritorno a Palermo Filippello, che aveva avuto in dono, come ricordo,  una tunica, un asciugatoio e una fascia con cui il maestro si cingeva i fianchi, avendo incontrato un uomo, che giaceva quasi morto (si poteva dire quasi paralizzato), perchè morsicato da un serpente, sciolta la fascia, l'applicò a quel misero, dicendogli: -In nome di San Filippo sii guarito-. Quell'uomo si alzò pienamente risanato, senza alcuna traccia del male, e lodò il Signore. Filippo rimase grandemente meravigliato dell’accaduto, perché il Santo non guariva le malattie di persona, ma le sue vesti stesse (reliquie ex contactu) vincevano le malattie. Quando fu cresciuto, venne consacrato Diacono dal vescovo di questa città(Palermo). Esortato dal maestro a non attaccarsi ai beni terreni, all'oro ed allo argento il giovane gli ubbidì, e fece virtuosamente quanto gli era stato suggerito, distribuì ai poveri il ricco patrimonio che aveva. Dio operò per mezzo del giovane vari prodigi. Quando poi i Palermitani seppero che Filippo, ritornato in patria, aveva portato i vestiti del santo maestro, e che per mezzo di essi  operava molti prodigi, si rallegrarono sommamente. San Filippello ad un monaco posseduto dal demonio disse di recarsi ad Agira per essere liberato da San Filippo, che operò il miracolo, nonostante il monaco fosse arrivato ad Agira quando il taumaturgo era già morto.

Il tempo
La data di nascita del palermitano dipende, quindi, dal quella che si ritiene debba attribuirsi al Filippo maestro, il cui tempo, purtroppo, nel passato, è stato assai controverso. Su San Filippo di Agira, infatti, esistono due Vite in greco assai diverse per epoca di composizione e autore.  La più antica, redatta nello scriptorium del monastero di Agira intorno al 880-900, attribuita ad un monaco di nome Eusebio, ritenuto  santo, pone la venuta del santo sotto l’imperatore Arcadio (395-408). La più recente all’arcivescovo di Alessandria Atanasio, redatta nel XIII-XIV secolo presso il monastero di San Filippo il Grande a Messina fondato nel 1100, vuole San Filippo di Agira mandato da San Pietro sotto l’imperatore Nerone. Queste due vite hanno generato due correnti di pensiero che sono state a partire dalla fine del 1400, per secoli contrapposte a sostenere la prima l’eta arcadiana (Reina, De Angelis)) e l’altra quella pietrina (Ranzano, Fazello). Una parte della storiografia sul santo agirino a cominciare dagli inizi del XVII (Pirri, Gaetani)) secolo ha scelto di contaminare i contenuti dei due Bìoi, accettando quelli narrativi dell’eusebiana e il dato temporale della pseudoatanasiana,  ritenendo entrambe le Vite derivanti da un’unica del I secolo ripresa nel V sec.. Tale posizione non nasconde, però, lo scopo  che balza evidente, di legare l’inizio della chiesa palermitana all’età apostolica, prima cioè dell’arrivo di san Mamiliano nel III sec., per via dell’assunto che San Filippello, discepolo di San Filippo di Agira, venuto nel I secolo, fu creato diacono dal vescovo di Palermo. Tutto ciò a volere dire che la chiesa di Palermo già nel I secolo esisteva perchè era retta da un vescovo. L’attuale Prefetto della Biblioteca apostolica Vaticana, Cesare Pasini, autore della edizione critica delle due Vite su San Filippo, ricostruite nel testo quanto più vicino possibile ai testi originari, ha rivoluzionato le posizioni esistenti. Pasini, fondandosi sul Bìos di Eusebio, ritenuto il solo attendibile per uno studio scientifico, con argomentazioni, ritenute valide anche dalla storiografia scientifica militante e del tutto condivisibili, provenienti dal racconto agiografico ma supportati da dati esterni, ha dimostrato che san Filippo di Agira non sarebbe potuto vivere nè nel I secolo nè nel V, ma lungo il VII secolo e che, forse, sarebbe stato vivo anche nei primi decenni dell’VIII secolo. Pertanto se si vuole indicare il tempo in cui visse San Filippello, è necessario fare riferimento alle acquisizioni di mons. Cesare Pasini. Si può ipotizzare tenendo conto della differenza di età che san Filippello diacono palermitano visse negli ultimi decenni del VII secolo e nella piena prima metà dell’VIII secolo, vedendo probabilmente nascere la prima chiesa e il monastero in onore di San Filippo, suo maestro ed esempio. Il monaco Eusebio, unica ed esclusiva fonte, non aggiunge altro da quanto riportato, tutte le altre notizie sono congetture postume non documentabili, alcune nate dopo quasi un millennio dalla sua data di esistenza oggi ipotizzata dagli agiografi. Così, secondo una tradizione non documentata, morti i genitori san Filippello, avrebbe fatto ritorno ad Agira. Se ciò avvenne fu dopo la morte di San Filippo.
Da quanto è possibile desumere dalla Vita di Eusebio San Filippello costruì a Palermo una chiesa che può verosimilmente identificarsi con quella a Palermo vicino Ballarò preesistente alla Casa Professa della Compagnia di Gesù.

Le reliquie
San Filippo diacono palermitano morì il 12 maggio in un anno imprecisato della prima metà dell’VIII sec., in coincidenza della ricorrenza della morte di San Filippo il Grande. Le sue ossa per secoli hanno riposato vicino a quelle del suo maestro e a quelle di San Eusebio, compagno e agiografo di San Filippo, e San Luca Casali. Esse sono state rinvenute nell’ultimo quinquennio del 1500, riconosciute autentiche canonicamente nel luglio del 1604 da mons. Filippo Giordì, e poste il 15 luglio del 1617 nella attuale cassa di argento, costata alla Giurazia dell’Universitas agirina ben 1500 scudi.

Il culto
Il culto di san Filippello a Palermo e ad Agira, presente ab immemorabili tempore, si è maggiormente intensificato dopo l’inventio delle reliquie. A Palermo San Filippello, come si ricava dal Lectionarium ad usum Sanctae Metropolitanae Ecclesiae Panormitanae (XV sec.), era festeggiato in cattedrale il giorno 12 maggio con San Filippo il Grande, prima del ritrovamento delle reliquie. Nel 1611 per decisione  del cardinale Giannettino Doria fu iscritto nel calendario palermitano e la sua festa traslata al 12 giugno. Per il culto ab immemorabili tributatogli a Palermo e ad Agira, la sua santità è stata riconosciuta indirettamente dal papa Benedetto XIV, in una lettera all’arcivescovo di Messina inviata da Roma il 27 febbraio 1747 nel suo  settimo anno di pontificato, parlando di San Luca Casali di Nicosia.
a ) Palermo
Nel 1887 su esplicita richiesta alla Sacra Congregazione dei Riti da parte dell’arcivescovo di Palermo cardinale Michelangelo Celesia, il pontefice Leone XIII confermò il suo culto. Per qualche anno la sua festa fu celebrata il 3 ottobre, per poi ritornare al 12 giugno, giorno nel quale ancora oggi si festeggia. Nella chiesa di Palermo dedicata a San Francesco di Assisi, come riporta  già il Mongitore, è posta già dagli inizi del XVII secolo, la statua di San Filippello con gli altri sette santi del culto palermitano.
b) Il culto agirino
Il culto di San Filippo diacono ad Agira,  ha il suo centro, da almeno sette secoli, cioè  dagli inizi del XIV secolo, nella chiesa del SS. Salvatore,  che lo celebra autonomamente il 12 giugno, ma risulta associato da lunghissimo tempo alla complessa ritualità delle manifestazioni in onore del Patrono di Agira, San Filippo il Grande. Nella chiesa del SS. Salvatore l’intera navata sinistra è a lui dedicata. Da qui il I maggio di tutti gli anni (è documentato con atto notarile del 1584 e presente nella memoria delle persone più anziane) la statua e le reliquie  di San Filippo Diacono Palermitano processionalmente venivano trasportate nella chiesa di San Filippo per essere esposte alla venerazione dei fedeli, per poi, conclusi i festeggiamenti in onore del Patrono, fare ritorno al SS. Salvatore nel giorno della Pentecoste. Nell’abside di questa navata la statua di san Filippello campeggia , con la cassa più antica delle reliquie, sopra l’altare che è sormontato dall’immagine con volto e mani nere di San Filippo di Agira, circoscritta da una artistica cornice di alabastro scolpita dallo scultore agirino Filippello de Anna. Il paliotto dell’altare in marmo bianco porta scolpito in leggero bassorilievo il momento della morte del Palermitano, raffigurato nella inconografia sempre giovane con la tunica e con in mano il giglio, simbolo della purezza.
 


Autore:
Salvatore Longo Minnolo ©

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Aggiunto/modificato il 2014-06-11

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