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Servo di Dio Alessio Hwang Sa-yong Martire

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Seoul, Corea del Sud, 1775 - 10 dicembre 1801

Alessio Hwang Sa-yong nasce nel 1775 nei pressi dell'attuale Seoul, in una famiglia nobile. Conosce il cattolicesimo grazie a padre Giacomo Zhou Wen-mo, missionario cinese (beatificato nel 2014) e riceve il Battesimo dopo due anni di catechismo. Costretto a nascondersi, insieme ad altri cattolici coreani, nelle cave naturali della provincia di Chunchong, scrive una lettera a monsignor Alexandre de Gouvea, vescovo di Pechino, per chiedergli di parlare con il Papa e di fare pressione sul governo cinese per ottenere ai coreani la libertà di religione. La “Lettera di seta”, com’è nota per il particolare supporto su cui è stata scritta, viene però intercettata e consegnata alle autorità. Alessio muore decapitato il 10 dicembre 1801, dopo essersi rifiutato di rinnegare la fede cattolica. Il suo nome è incluso nella lista di 133 potenziali martiri per i quali la Conferenza Episcopale Coreana ha avviato, nel 2013, le fasi preliminari della causa di beatificazione e canonizzazione.



Alessio Hwang Sa-yong nasce nel 1775 in una famiglia nobile nei pressi dell'attuale Seoul. Membro dell'elite nazionale, ammesso alla Corte reale dell'allora Chosun, inizia a conoscere il cattolicesimo grazie all'opera di p. Zhou Wenmo, sacerdote di nazionalità cinese entrato in maniera illegale in Corea nel dicembre del 1794. Dopo un catechismo di circa due anni - reso molto complicato dalle restrizioni sociali - il giovane si converte e diventa cristiano.
La monarchia coreana era infatti feroce nel perseguire i "culti malvagi dell'Occidente" e aveva messo in piedi un sistema di sorveglianza per impedire ai missionari stranieri di raggiungere il Paese. Passando dal confine cinese e in qualche modo protetto dai propri lineamenti, p. Zhou era invece riuscito a evangelizzare circa 400 coreani: molti di questi vennero poi uccisi proprio per non aver voluto rivelare dove si nascondesse il sacerdote.
Dopo la sua conversione, Alessio Hwang è costretto a nascondersi - insieme a molti altri fedeli - nella provincia di Chunchong: piena di cave naturali, l'area diventa una sorta di "catacomba" per i cattolici che fuggono dalle torture della Corte. Proprio nel corso di questa permanenza, il giovane convertito decide di scrivere una lettera all'allora vescovo di Pechino - il francescano portoghese Alexandre de Gouvea - per descrivere la terribile persecuzione religiosa in atto in Corea.
La lettera - composta da 13.311 ideogrammi - è scritta su un tessuto finissimo di seta. Nel testo, il giovane scrive: "Ci sono due motivi per i quali gli orientali perseguono i Sacri Insegnamenti. Non è perché siano incolti o violenti. Da una parte è in corso una lotta fra fazioni [nella politica di Corte ndt], nella quale il cattolicesimo è usato per attaccarsi a vicenda; dall'altra va considerato che la conoscenza locale è molto ristretta e si riduce al confucianesimo Song. Sono come bambini nati e cresciuti in una stanza, che rimangono attoniti e si spaventano se vedono il mondo e gli stranieri".
Nel testo, Alessio Hwang chiede al vescovo di parlare con il Papa e di intercedere presso il governo cinese affinché - attraverso pressioni politiche - conceda ai cattolici la libertà di religione. In alternativa chiede la creazione di una enclave cattolica nella parte nord della Corea "retta da un principe della dinastia cinese dei Qing". Infine, propone che le nazioni cattoliche mandino un esercito per sconfiggere il regno coreano "e consentire così l'ingresso di sacerdoti e missionari, che possano aprire gli occhi del Paese alla luce di Cristo".
La lettera viene intercettata a causa del tradimento di uno dei messaggeri scelti per portarla a Pechino e consegnata alle autorità. Alessio Hwang morirà decapitato dopo giorni di violente torture senza però rinnegare mai la fede cattolica, e la sua famiglia viene condannata all'esilio su un gruppo di isolette sperdute.


Autore:
Joseph Yun Li-sun


Fonte:
www.asianews.it

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Aggiunto/modificato il 2019-03-26

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