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> Home > Sezione Servi di Dio > Serva di Dio Justa Dominguez de Vidaurreta y Idoy Condividi su Facebook Twitter

Serva di Dio Justa Dominguez de Vidaurreta y Idoy Vergine

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Azpeitia, Spagna, 2 novembre 1875 - Madrid, Spagna, 18 dicembre 1958


Nacque nel 1875 in Azpeitia (Guipúzcoa) durante i mesi di esilio e rifugio dei suoi genitori nella casa di D. Benito Gibert, amico di famiglia.
I genitori furono perseguitati perchè Carlisti in opposizione al liberalismo alfonsino. Fu battezzata in Azpeitia nello stesso giorno della nascita, il 2 novembre 1875, e le furono imposti i nomi di Justa - Manuela - Ignacia - Carlota. Prima di compiere 1 anno i suoi genitori si spostarono a Tafalla, loro città di origine, dove Justa vivrà fino al suo ingresso nella Compagnia delle Figlie della Carità. Ricevette il sacramento della Cresima il 15 maggio 1876 e la Prima Comunione nel 1888 nella Chiesa parrocchiale di santa Maria di Tafalla.
Era la terza di otto fratelli, ed eral'unica figlia femmina.
Ricevette un'accurata educazione nell'ambiente familiare, completata presso le religiosa Figlie della Croce nel collegio di San Giuseppe di Tafalla. Nella sua adolescenza e gioventù fu membro dell'Associazione delle Figlie di Maria della sua parrocchia e partecipò al movimento caritativo della città inserendosi nelle Conferenze di San Vincenzo de Paoli per signorine. Visitava i poveri e gli ammalati, insegnava il catechismo ai ragazzi nel campo scuola domenicale, coltivava con entusiasmo la vita di pietà guidata dal suo direttore spirituale D. Ricardo Jiménez.
In questo ambiente tra il 1894 e il 1895 nacque la sua vocazione alla vita consacrata. Rifiutò la proposta di matrimonio con un giovane di buona posizione sociale e decise di entrare nella Compagnia delle Figli della Carità dopo un approfondito discernimento della volontà di Dio. Iniziò il postulandato, o prova, il 1 giugno 1895 nell'Ospedale Civile di Pamplona sotto la Direzione di Sr. Cristina Sarasa Arrarás. In questo periodo attirò l'attenzione delle sue compagne per la sua pietà, disponibilità, capacità di accoglienza, dedizione e sacrificio verso le donne malate.
Il 4 settembre 1895 giunse a Madrid ed entrò nel seminario iniziando la sua vita di dedizione totale come Figlia della Carità. Nel periodo di formazione manifestò un particolare grado di assimilazione e interiorizzazione del carisma. Sua Direttrice del Seminario fu Sr. Cecilia Álvaro. Terminato il seminario fu destinata alla casa Provinciale come collaboratrice e membro dell'equipe di formazione delle Consorelle che entravano nella Compagnia. L'8 settembre del 1900 confermò la sua totale dedizione a Dio pronunciando i Voti, così come furono concepiti da S. Vincenzo de Paoli e Santa Luisa di Marillac.
In questo ministero di formatrice ed educatrice passò i suoi primi 26 anni della sua vita di Figlia della Carità, sempre esempio di virtù per le giovani. Nel 1921 fu nominata Vicedirettrice del Seminario e alla fine del 1922 Direttrice e principale responsabile della formazione, ministero che disimpegnerà fino al 1932.
In questi 36 anni di piena dedizione alla formazione, la sua vita fu caratterizzata da una radicale capacità di dedizione a Dio e alle Consorelle. Lavorò incessantemente per promuovere una autentica scuola di santità, offrendo alle consorelle giovani un programma di santità fondato sulle Regole date da San Vincenzo de Paoli alle Figlie della Carità. Sotto la sua direzione si verificò un notevole rinnovamento spirituale nel Seminario: mostrò grande talento apostolico e missionario, con la sua grande disponibilità, sensibilità e dedizione al servizio dei poveri.
Questa disponibilità e dedizione si manifestò costantemente nella sua vita come pure nella vita di molte Consorelle formate da lei. Intorno a lei si creava un ambiente spirituale, un clima di fede e un'atmosfera di vita fraterna.
Presentava la vocazione come un cammino di felicità e un sentiero sicuro per vivere le Beatitudini: una dedizione totale a Dio nel servizio dei poveri; un'identificazione con Gesù Cristo, un modo di continuare la Sua missione di amore nel mondo; un cammino di santificazione nella Chiesa.
Affermava spesso che non si può essere Figlia della Carità e praticare la Carità senza bere alla fonte stessa della Carità, che è Dio. E tutto quello che insegnava, lo metteva in pratica e ne dava testimonianza con il suo esempio.
Nel 1932 fu nominata Visitatrice, o Superiora Provinciale, della Provincia Spagnola, che in quell'epoca era la più numerosa del mondo. Aveva la responsabilità di 628 Comunità e 8300 Consorelle. Tra il 1932 e il 1936 riuscì a visitare gran parte delle comunità, incoraggiando le consorelle nei periodi di persecuzione, creando istituzioni a favore della gioventù per contrastare l'azione laicista del "Club de los sin Dios" e degli "Ateneos libertarios de Madrid".
A questo scopo creò l' Associazione dei Figli di Maria per i fanciulli; le opere dopo-scuola per bimbi e ragazzi; la Biblioteca Popolare cattolica vincenziana; la Galleria Letteraria per la gioventù cattolica, con attività teatrale, lettura e composizione letteraria; due mense sociali per bambini poveri; una mensa sociale per lavoratori, annessa alla Casa Provinciale di calle Jesús, n.3 di Madrid; e numerose scuole in quartieri molto poveri della Capitale.
Parte del suo lavoro apostolico in questi anni 1932-36 si incentrò nel promuovere la collaborazione tra le associazione dei Figli e Figlie di Maria e le Dame della Carità con l'Azione Cattolica in favore dei poveri. Altra grande parte del suo lavoro apostolico si incentrò nel governo delle Comunità, senza tralasciare le sue catechesi o conferenze settimanali nel Seminario. Nel suo cuore rimaneva la passione per la formazione!
Gli scritti e le circolari, denominate dalle consorelle Carte della Carità, esprimono molto bene la sua esperienza spirituale e il suo zelo apostolico. Nel novembre del 1933 espresse per iscritto il motto che dava impulso alla sua vita: "Riempirsi di Dio, darsi ai poveri e non aver paura di niente e di nessuno".
Vedendo avvicinarsi la persecuzione e la guerra del 1936, incoraggiò ed esortò a confessare la fede fino al martirio, se necessario. Nel giugno del 1936 subì l'assalto della Casa Provinciale, lo scioglimento e la dispersione di 400 comunità e la distruzione di gran parte delle opere di Carità portate avanti dalle Figlie della Carità.
Durante i 16 giorni dell'assalto alla Casa Provinciale, esortava le consorelle a soffrire per testimoniare la Fede, leggendo alla Comunità, quando i miliziani lo permettevano, il racconto dei Maccabei.
Un mese prima, a Febbraio, aveva disposto il trasferimento del Seminario a Sangüesa (Navarra) per metterlo in salvo in luogo sicuro.
Dal 21 luglio 1936 al 31 agosto del 1937 passò dalla prigione a case-rifugio in atteggiamento di oblazione e continua sottomissione alla volontà di Dio pur negli avvenimenti avversi.
In varie occasioni offrì la sua vita per salvare altre persone, ma fu risparmiata. Nel settembre del 1937, ottenuta la liberazione, stabilì il suo centro d'azione a Sangüesa, presso il Seminario.
Da lì animò e incoraggiò le consorelle negli ospedali campali; riorganizzò le opere nelle zone che venivano liberate e, soprattutto, stabilì punti di aiuto per le consorelle che rimanevano in prigione, campi di concentramento o rifugi nelle zone repubblicane coinvolte nella persecuzione.
In questa fase tutte le consorelle e persone che la frequentarono rimasero impressionate per la sua Fede, serenità, confidenza in Dio e capacità di perdono e riconciliazione.
Diede in ogni momento testimonianza di virtù umane, morali e spirituali, di coraggio, libertà, laboriosità, capacità intellettuale, volontà ferma, amore per tutti, particolarmente per le consorelle e i poveri.
Audace nelle iniziative, intrepida nelle opere, capace di creare reti di collaborazione per estendere il Regno di Dio, si sentiva fortificata dalla grazia dello Spirito Santo e piena di amore per la Chiesa, il Papa, la Santissima Vergine e la preghiera.
In questo periodo si prodigò per liberare le consorelle in clandestinità e per incoraggiare, accogliere, rinforzare, consigliare e ricostruire le comunità e le opere apostoliche.
Visitò peraltro le consorelle degli ospedali campali nei fronti di guerra, rischiando la vita. Nella sua attività manifestò la testimonianza di una vita totalmente offerta a Dio nella missione caritativa e una vita di orazione intensa e fedele.
Con queste disposizioni, terminata la guerra civile, trasferì di nuovo il Seminario a Madrid , dove stabilì anche la Casa Provinciale, accogliendo le consorelle che erano state disperse e riuscì a ricostruire le opere in poco tempo.
Dedicò tutte le sue energie alla riconciliazione e al perdono dei persecutori; al rafforzamento della vocazione delle consorelle; al reperimento di aiuti per i poveri e alla riorganizzazione della Provincia. Distrutta infatti la Casa Centrale di calle Jesús, avviò i passi legali per ristabilirla in calle José Abascal, presso l'asilo di San Nicola per convalescenti che era stato trasferito altrove. Da qui allargò il suo zelo missionario oltre il suo Paese. Nel gennaio 1940 inviò alcune consorelle nella Missione di Cuttack in India; nel 1942 fondò la Casa de estudios per la formazione delle Consorelle e le riviste Hoja Pedagógica e Reina de las Misiones come mezzi di comunicazione delle esperienze apostoliche e missionarie.
Nel 1943 riorganizzò il Secretariado de Obras e animò la Cruzada Misional pro Cuttack. Nel 1946 favorì lo stabilirsi della Unión de enfermos misioneros negli ospedali tenuti dalle consorelle e incoraggiò il ristabilimento di tutte le opere, dedicando speciale attenzione all'invio delle Consorelle nei sobborghi delle grandi città.
L'ultima fase della sua vita (1948-1958) fu caratterizzata dai suoi viaggi apostolici; dall' impulso e animazione pastorale a tutti i livelli; dall'aumento delle vocazioni; dalla preoccupazione per la formazione e vita di Fede delle consorelle; e dalla pazienza nelle prove e nelle incomprensioni.
Nel 1948 visitò la missione di Cuttack in India e nel 1950 la Vice-provincia di Cuba, Portorico e Filippine. In 1952 inviò Consorelle nell'isola di Santo Domingo e il suo zelo missionario sembrava moltiplicarsi senza limiti.
Le vocazioni crebbero molto e la Provincia arrivò a contare 11.500 membri.
Possedeva il carisma della Carità. Sapeva leggere gli avvenimenti nella prospettiva della Fede, comprendere e consigliare rimettendosi alla volontà di Dio. Si circondò di buone collaboratrici e fece crescere le opere della Compagnia con profondo senso ecclesiale, superando incomprensioni, invidie e difficoltà di ogni tipo. Sperimentò con singolare pazienza e umiltà la croce delle incomprensioni negli ultimi anni, soprattutto dal 1954 al 1958.
L'educazione dei bambini e dei giovani senza casa e la formazione dei giovani delle Associazioni Mariane, dei laici vincenziani e delle Consorelle furono l'obiettivo primario del suo zelo apostolico negli ultimi anni della sua vita.
La morte la colse ancora nell'esercizio della Carità, il 18 dicembre 1958, a 83 anni d'età. La sua morte fu un'autentica testimonianza di Fede e di Speranza.
Al termine del giorno dedicato alla Vergine della Speranza, affidò la sua anima a Dio mentre sussurrava questa preghiera vocazionale: "Madre mia, quelle che vengono dopo di noi, siano migliori di noi".
Al funerale e negli articoli pubblicati nei giorni seguenti, furono molte le voci che dichiararono: "E' una santa!".
La vita della Serva di Dio si può definire come vocazione di amore e servizio ai più deboli e alla formazione delle Consorelle come apostoli della Carità
La sua attività caritativa era espressione pratica del suo amore verso Dio e verso il prossimo. Si identificò totalmente con il carisma vincenziano della Carità, manifestando peraltro un peculiare carisma della formazione, direzione e guida spirituale delle Consorelle e dei laici vincenziani.
Alla sua morte, la Provincia Spagnola delle Figlie della Carità contava 11.500 consorelle. Orientò e guidò la fedeltà alla vocazione di moltissime Figlie della Carità e durante gli anni del suo mandato di Visitatrice Provinciale (1932-1958) il numero dei membri passò da 6.500 a 11.500, e le Comunità aumentarono da 600 a 867. Questi dati sono la prova della fecondità apostolica della sua opera.
Quando la Serva di Dio morì, fu unanime il giudizio sulla sua vita virtuosa e santa. Esisteva una vera fama di santità che aumentò per la concessione di grazie e favori. Enrique Albiol Esptapé scrive nel 1962, quattro anni dopo la morte, nel prologo della sua biografia : "Oggi sono migliaia i testimoni viventi che ricordano e commentano i fatti sempre edificanti di questa santa donna, la cui evocazione possiede per tutti la bellezza del buon profumo del Cristo".
Nel 1964 si pensò già di avviare il processo di canonizzazione nell'Archidiocesi di Madrid, ma la riorganizzazione delle Consorelle in Spagna con l'erezione di nuove province Canoniche a partire dalle due già esistenti, ne ritardò l'inizio.
A ciò si aggiunse l'adeguamento della Compagnia alle direttive del Concilio Vaticano II e la elaborazione delle nuove Costituzioni: il che protrasse di nuovo l'inizio del processo fino al 1991.
Per questi motivi il processo Ordinario Informativo si celebrò a Madrid tra il 1991 e il 1993, ottenendosi il Decreto sulla sua validità il 25 novembre 1994.
La Positio super virtutibus e la Positio super scriptis furono presentate alla Congregazione delle Cause dei Santi il 27 settembre 2001, festa di San Vincenzo de Paoli.
Nell'anno 1972 la consorella Sr. Prudencia Zuazo Bujanda, ricoverata nell'Ospedale Auxilio Mutuo di san Juan de Puerto Rico, verifica la improvvisa guarigione della sua malattia, dopo aver invocato l'intercessione della Serva di Dio. Il processo super miro si tenne nell'Archidiocesi di San Juan de Puerto Rico dal 6 al 20 Ottobre1994.
La validità del miracolo fu riconosciuta con Decreto della Congregazione delle Cause dei Santi il 5 maggio 1995.


Fonte:
www.vincenziani.com

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Aggiunto/modificato il 2012-06-30

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