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Padre Ruggero Boscovich Gesuita

Testimoni

Ragusa di Dalmazia, 18 maggio 1711 – Milano, 13 febbraio 1787


La Croazia – e le istituzioni scientifiche – celebrano nel 2011 «l’anno di Boscovich», nel secondo centenario della nascita di uno dei più grandi scienziati europei, Ruggero Giuseppe Boscovich (1711-1787), nato il 17 maggio 1711 a Dubrovnik (Ragusa), in Dalmazia. Fu considerato al suo tempo un uomo di scienza non meno illustre di Isaac Newton (1643-1727), e non è troppo malizioso pensare che la sua scomparsa da molti libri di storia sia dovuta al fatto che era un fervente cattolico e un padre gesuita, la cui sola esistenza smentisce il mito secondo cui la scienza del Settecento si affermò al di fuori e contro la Chiesa.
Ruggero Boscovich è figlio di un ricco e celebre mercante bosniaco, Nikola Boscovich (1642-1721), e della colta erede di una grande famiglia di mercanti italiani di origine bergamasca, Paola Bettera (1674-1777).  Ruggero diventa gesuita insieme a uno dei suoi fratelli. Una sorella si fa suora e un altro fratello entra nell’Ordine Domenicano. Già da novizio a Roma, Ruggero rivela una straordinaria inclinazione per la fisica e l’astronomia, che non sfugge ai suoi superiori. I suoi studi sul transito del pianeta Mercurio, sull’aurora boreale, sulle irregolarità del campo gravitazionale hanno ispirato la scienza europea per diversi secoli. Nel 1742 è tra gli scienziati consultati da Papa Benedetto XIV (1675-1758) per trovare una soluzione al problema della cupola di San Pietro, la cui stabilità è in pericolo. La soluzione da lui proposta, quella di inserire nella cupola barre di ferro concentriche, è quella adottata dal Papa.
Nel 1745 Boscovich pubblica la sua prima opera importante, De Viribus Vivis, in cui cerca una via media tra le teorie di Newton e le obiezioni a Newton del filosofo Gottfried Wilhelm Leibnitz (1646-1716). Il libro mostra l’interesse di Boscovich per la filosofia della scienza e per una teoria unificata della natura, che fiorisce nell’opera principale del 1758 Theoria philosophiae naturalis redacta ad unicam legem virium in natura existentium. Questa teoria unificata ha al suo centro la nozione dell’atomo e i campi tensoriali. Alcune delle equazioni sviluppate da Boscovich si usano ancora oggi, e nel secolo successivo il fisico inglese Michael Faraday (1791-1867) riconoscerà molto apertamente il suo debito con lo scienziato gesuita per l’elaborazione della teoria dei campi elettromagnetici.
Onorato in Italia e in patria, Boscovich è nominato dalla Repubblica di Ragusa ambasciatore in Gran Bretagna in  occasione di una crisi diplomatica. A Londra, nel 1760, è eletto membro della Royal Society, la più prestigiosa società scientifica del suo tempo, che lo incarica di una missione astronomica nell’Europa Orientale, nel corso della quale diventa membro anche dell’Accademia delle Scienze Russa. E tutto questo in anni di attività prodigiosa, rimanendo insieme professore all’Università di Pavia e direttore dell’Osservatorio di Brera a Milano.
Al culmine della gloria, Boscovich cade vittima della persecuzione contro i Gesuiti. La soppressione dell’ordine nel 1773 lo priva di tutte le cariche, e l’ostilità implacabile degli illuministi ne fa un fuggiasco di Paese in Paese. Accolto in Francia e naturalizzato cittadino francese dal re Luigi XVI (1754-1793), l’odio illuminista e le campagne anti-gesuitiche continuano a perseguirlo. Finisce per ritirarsi prima a Bassano e poi all’abbazia di Vallombrosa, in Toscana. Muore a Milano nel 1787, ed è sepolto nella chiesa di Santa Maria Podone.
Questo grandissimo scienziato fu combattuto e perseguitato non solo perché era un gesuita, ma perché la sua teoria unificata della natura sostiene la perfetta compatibilità fra fede e scienza e la conferma attraverso lo studio dei misteri del mondo dell’esistenza di Dio autore della natura. Così ha ricordato Boscovich l’11 aprile Benedetto XVI, ricevendo l’ambasciatore della Croazia ed esprimendo la sua «soddisfazione» per le celebrazioni dell’Anno di Boscovich. «Questo gesuita – ha detto il Papa – era un fisico, un astronomo, un matematico, un architetto, un filosofo e un diplomatico. La sua esistenza dimostra la possibilità di fare vivere in armonia la scienza e la fede, il servizio alla patria e l’impegno nella Chiesa. Questo scienziato cristiano dice ai giovani che è possibile realizzare se stessi nella società di oggi e vivere felici pur essendo credenti».
Il Papa è partito dal ricordo di Boscovich per ricordare che, anche nella sua scienza, le radici dell’Europa sono cristiane. Alla Croazia che entra nell’Unione Europea Benedetto XVI ha detto che «non dovrà avere paura di rivendicare con determinazione il rispetto della propria storia e della propria identità religiosa e culturale. Tristi voci contestano con stupefacente regolarità la realtà delle radici religiose europee. È diventato di bon ton essere amnesici e dimenticare le evidenze storiche. Affermare che l’Europa non ha radici cristiane equivale a pretendere che un uomo possa vivere senza ossigeno e senza nutrimento». Anche il ricorso dei grandi scienziati europei che erano nello stesso tempo, come Boscovich, grandi cristiani ravviva la necessaria memoria delle radici cristiane dell’Europa.


Autore:
Massimo Introvigne


Fonte:
www.labussolaquotidiana.it

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Aggiunto/modificato il 2011-05-12

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