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François-Athanase de Charette de La Contrie Martire

Testimoni

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Couffé, Francia, 21 aprile 1763 – Nantes, Francia, 29 marzo 1796


François-Athanase de Charette de La Contrie (più semplicemente François de Charette), nato da famiglia nobile a Couffé (vicino Ancenis) il 21 aprile 1763, fu uno dei più importanti capi militari del movimento insurrezionale che ha combattuto nelle guerre di Vandea e fu chiamato «Il re della Vandea», ovvero «Le Roi de La Vendée».
Nel 1779 entrò nella scuola della Marina francese, poi servì militarmente il conte Picquet de la Motte e l'ammiraglio de Guichen; nel 1787 ottenne il grado di tenente di vascello, partecipando ad undici campagne belliche, alcune tenute in America.
Il 25 maggio 1790 sposò Marie-Angelica Josnet, stabilendosi nel maniero di Fonteclause. Dopo un periodo trascorso a Coblenza, in Germania, non tardò a ritornare in Francia per difendere la famiglia reale alle Tuileries il 10 agosto 1792. Riuscì a sfuggire al massacro.
Il 27 marzo 1793, nella regione di Machecoul, accetta di mettersi alla testa dei contadini vandeani venuti a cercarlo nel suo castello. All'inizio i suoi seguaci erano armati soltanto di forconi e di fucili da caccia, ma poi i cattolici vandeani si organizzarono meglio e il 30 aprile 1793 François de Charette riuscì ad impedire ai repubblicani di prendere Legé. Dopo la presa di Saumur, nel giugno 1793, il capo vandeano Lescure gli chiese di partecipare alla presa di Nantes; in realtà si trovò solo di fronte alla città e le perdite furono elevate.
François de Charette operò isolatamente rispetto agli altri capi vandeani. Nel 1794 si impossessò del campo repubblicano di Saint-Christophe, vicino a Challans, ma meno di un mese più tardi il generale Nicolas Haxo, con seimila uomini, costrinse Charette a fuggire. Tuttavia il 20 marzo si scontrò nuovamente con Haxo a Les Clouzeaux e la battaglia costrinse i repubblicani alla fuga. Haxo, rimasto ferito durante il combattimento, venne abbandonato dai suoi 300 uomini. L'esercito repubblicano che non era corso in suo aiuto, per esimersi da ogni responsabilità, dichiarò che il generale repubblicano si era suicidato per non cadere in mano nemica.
Il 17 febbraio 1795 Charette firmò con i rappresentanti repubblicani, al castello di La Jaunaye, vicino a Vertou, un trattato che stabiliva la libertà religiosa ed esentava gli insorti dal servizio armato, ma l'armistizio durò soltanto cinque mesi.
Nel giugno 1795 riprese le armi, ricevendo polvere da sparo, armi e fondi dagli inglesi a Saint-Jean-de-Monts il 10, 11 e 12 agosto, ma fu comunque sconfitto. In luglio il futuro re Luigi XVIII gli scrisse per conferirgli il grado di Generale dell'esercito cattolico e reale.
Lascia in eredità parole di grande profondità di pensiero e di cuore; sono le parole di un’anima fedele a Dio e alla sua terra, che non si piega al demonio e alle sue tentazioni:
«La nostra Patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi.  
La nostra Patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re.
Ma la loro patria, che cos’è? Lo capite voi?
Vogliono distruggere i costumi, l’ordine, la Tradizione.
Allora, che cos’è questa patria che sfida il passato, senza fedeltà, senz’amore?
Questa patria di disordine e irreligione?
Per loro sembra che la patria non sia che un’idea; per noi è una terra.
Loro ce l’hanno nel cervello; noi la sentiamo sotto i nostri piedi, è più solida.
E’ vecchio come il diavolo il loro mondo che dicono nuovo e che vogliono fondare sull’assenza di Dio…
Si dice che siamo i fautori delle vecchie superstizioni… Fanno ridere!
Ma di fronte a questi demoni che rinascono di secolo in secolo, noi siamo la gioventù, signori!
Siamo la gioventù di Dio.
La gioventù della fedeltà».
Nell'ottobre 1795 tentò di organizzare l'arrivo in Vandea del conte di Artois, secondo fratello di Luigi XVI, portandosi sulla costa con 15.000 uomini per prendere il principe che si trovava sull'isola di Yeu; ma il futuro Carlo X non raggiunse il continente e Charette venne poco a poco abbandonato dalle sue truppe. Charette pensò allora di unirsi con le bande del capo vandeano Stofflet che si battevano ancora nell'Anjou. Ma le colonne infernali repubblicane occuparono la regione e Charette, seguito solamente dagli ultimi 32 fedelissimi, venne catturato dal generale Travot il 23 marzo 1796, nei boschi della Chabotterie (comune di Saint-Sulpice-le-Verdon). Fu condannato a morte e fucilato il 29 marzo 1796, in piazza Viarmes, a Nantes. Rifiutò di venire bendato ed ordinò lui stesso di fare fuoco.
Il suo motto fu: «Combattuto spesso, sconfitto a volte, abbattuto mai».


Autore:
Cristina Siccardi

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Aggiunto/modificato il 2011-03-12

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