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San Benedetto il Vecchio Abate

31 maggio

† Chiusa San Michele, Torino, 1046

San Benedetto “Senior”, nativo di Tolosa, fu monaco benedettino nella celebre abbazia della Sacra di San Michele. Come molti altri connazionali vi accorse attratto dalla fama dell’abbazia clusina.Quivi seppe imporsi ben presto alla comunità per le sue virtù e per il suo sapere, tanto che alla morte dell’abate Avverto (1002), venne eletto unanimemente a succedergli.Chiamatovi per la sua vasta dottrina e per la sua autorità, Benedetto partecipò al concilio di Limoges del 1028, in cui venne nuovamente discussa la questione se san Marziale, il missionario dell’Aquitania, dovesse essere annoverato nel numero degli apostoli, in quanto si affermava che egli era stato uno dei settantadue discepoli di Gesù Cristo, da cui era stato ordinato vescovo insieme con gli altri apostoli. La questione, suscitata dai monaci dell’ab-bazia di san Marziale di Limoges, era già stata ampiamente trattata nei tre precedenti concili del 1021 e 1024, conclusasi in favore dell’a-postolato di san Marziale; ma, essendo state sollevate serie obiezioni in merito, poiché non si sapeva su che fondare l’attribuzione di tale titolo a un santo, che né i Vangeli né gli Atti degli Apostoli nominano, fu tenuto un nuovo Concilio a Limoges nel 1028. Adimero di Chabannes, fervente sostenitore della tesi apostolica, venne aspramente attaccato al riguardo da san Benedetto di Tolosa e dal suo omonimo nipote, allora priore della Chiusa, il quale accusò Adimaro di avere addirittura inventato la leggenda di san Marziale apostolo.Durante il suo governo Benedetto ricevette numerose donazioni in favore dell’abbazia, ch’egli provvide ad ampliare e a dotare anche di una scuola.Al suo intervento si deve altresì l’erezione dell’abbazia di san Pietro di Savigliano, fondata con atto del 12 febbraio 1028 dai coniugi Abellonio e Amaltruda dei signori di Sarmatorio e Monfalcone, che a lui si erano rivolti per consiglio e per ottenere una piccola colonia di monaci, con la quale costituire il primo nucleo della nuova istituzione.Benedetto governò per 44 anni l’abbazia clusina. Morì verso il 1046.Oltre che per santità di vita, Benedetto è rimasto famoso per i suoi miracoli.



Non si hanno notizie della vita di Benedetto prima della sua elezione ad abate dell'abbazia di San Michele della Chiusa, presso Torino, dove egli, nativo di Tolosa in Francia, era accorso insieme con molti altri suoi connazionali, attratti dalla fama dell'abbazia clusina. Quivi seppe imporsi ben presto alla comunità per le sue virtù e per il suo sapere, tanto che alla morte dell'abate Avverto (1002), venne eletto unanimemente a succedergli, come si deduce dalla cronaca del monaco Guglielmo, il quale attesta: «Successit ei in regimine fratrum consensu et electione vir mirae simplicitatis ac prudentiae, merito Benedictus et nomine». Chiamatovi per la sua vasta dottrina e per la sua autorità, Benedetto partecipò al concilio di Limoges del 1028, in cui venne nuovamente discussa la questione se san Marziale, il missionario dell'Aquitania, dovesse essere annoverato nel numero degli apostoli, in quanto si affermava che egli era stato uno dei settantadue discepoli di Gesù Cristo, da cui era stato ordinato vescovo insieme con gli altri apostoli. La questione, suscitata dai monaci dell'abbazia di San Marziale di Limoges, era già stata ampiamente trattata nei tre precedenti concili del 1021 e 1024, conclusisi in favore dell'apostolato di san Marziale; ma, essendo state sollevate serie obiezioni in merito, poiché non si sapeva su che fondare l'attribuzione di tale titolo ad un santo, che né i Vangeli, né gli Atti degli Apostoli menzionavano, fu tenuto un nuovo concilio a Limoges nel 1028 (e non 1029), come risulta dall'Epistola de apostolatu sancti Martialis di Adimaro di Chabannes (PL, CXLI, coll. 87-112). Questi, fervente sostenitore della tesi apostolica, venne aspramente attaccato al riguardo da Benedetto e dal suo omonimo nipote, allora priore della Chiusa, il quale accusò Adimaro di aver addirittura inventato la leggenda di san Marziale.
Durante il suo governo Benedetto ricevette numerose donazioni in favore dell'abbazia, ch'egli provvide ad ampliare e a dotare anche di una scuola; considerevole tra le altre fu la donazione fatta nel 1027 dal conte di Forcalchieri, Bertrando, unitamente ai suoi fratelli Gioffredo e Guglielmo, di alcuni loro beni siti in località Villar Meyfré, nel contado di Embrun. Al suo intervento devesi altresì l'erezione dell'abbazia di San Pietro di Savigliano, fondata con atto del 12 febbraio 1028 dai coniugi Abellonio e Amaltruda dei signori di Sarmatorio e Monfalcone (cf. C. Turletti, Storia di Savigliano, IV, Savigliano 1879, pp. 10-12), che a lui si erano rivolti per consiglio e per ottenere una piccola colonia di monaci, con la quale costituire il primo nucleo della nuova istituzione. Benedetto governò per quarantaquattro anni l'abbazia clusina, secondo l'informazione della cronaca di Guglielmo, il quale, pur affermando che «annis XL et IV monasterium viriliter rexit », non precisa tuttavia la data della sua morte, che può comunque essere posta al più tardi nel 1046, poiché in un documento di quest'anno si fa già il nome di un abate della Chiusa.Oltre che per santità di vita, Benedetto è rimasto famoso anche per i suoi miracoli, benché resti memoria di uno solo di essi. La sua festa ricorre il 31 maggio.


Autore:
Niccolò Del Re


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2011-08-29

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