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Francesco Recupero Adolescente, calciatore

Testimoni

1971 - 1986


Spicca tra gli altri ragazzi dell’oratorio nella squadra PGS Or.Sa. dei “giovanissimi”. Suo punto di riferimento è il padre, la persona che secondo lui “più si avvicina a Gesù per bontà, generosità, capacità di perdonare”. Genzano di Roma 2 giugno 1986: finale nazionale PGS della sua categoria. Ultimi minuti di gioco e… calcio di rigore per la squadra Or.Sa. di Barcellona di Sicilia che ha vinto finora tutte le partite. Emozione!… Tocca proprio a Francesco tirare: rincorsa, tiro a effetto, goal! E si ritrova campione nazionale PGS.
Ma Francesco, e tutti lo sapevano, era anche campione nella vita semplice di tutti i giorni, con il suo sorriso timido e un temperamento tranquillo e riservato. Aveva un amore grande per il suo oratorio, dove trascorreva buona parte del tempo libero, dedicandosi allo sport (il calcio… e guai a toccargli la sua Juventus) e alle attività formative. È un ragazzo dal ‘sì’ facile, spontaneo e sincero. “Ogni giovane come me ha delle aspirazioni, altrimenti sarebbe già vecchio. Penso che se Gesù mi chiamasse io lo seguirei, perché è difficile dire di no a Lui”. Aveva un carattere timido, geloso dei suoi sentimenti, tanto che era una bella fatica avvicinarlo e soprattutto scrutarne le emozioni. Ma bastava entrare in contatto con lui che il ghiaccio si scioglieva e un bel sorriso spuntava sulle sue labbra. Riusciva a esprimere una grande carica e una gran voglia di vivere.
Lo sport che praticava con entusiasmo e impegno riusciva a fargli perderel’innata timidezza che lo distingueva e faceva sprigionare la gioia cristallina che aveva dentro, sempre, sia che perdesse sia che vincesse. A scuola non sempre le cose andavano benissimo. A volte c’era qualche insufficienza, che tuttavia non bastava, benché gli dispiacesse, a fargli perdere la serenità del volto e del cuore. “Ce la farò”, si ripeteva. E dobbiamo dire che ce l’ha sempre fatta. Spuntava nel pomeriggio all’oratorio con l’immancabile pezzo di pane tra i denti e un gran sorriso sulle labbra.
Un cuore sensibile con dentro tanti valori. “Conservo dentro di me molti valori e fra questi il più impegnativo e il più importante è la mia famiglia”. Scrive ancora in un quaderno di terza media: “Io, ogni sera, prima di coricarmi, prego il Signore di aiutarmi e darmi la forza di continuare a vivere degnamente”. Era una perenne carica di ottimismo, di grande lealtà nel gioco e nella vita, odiando la falsità e il gioco pesante. Non ha fatto grandi cose, ma ha dato la sua disponibilità a tutti quelli che chiedevano il suo aiuto, senza tanti sbandieramenti, con la generosità tipica di un quindicenne. Anche Lui, come il coetaneo e amico oratoriano Santino Calabrò nell’estate del 1986 si incontrava con Cristo sull’asfalto della strada in un tragico incidente con il suo scooter.


Autore:
Serena Manoni


Fonte:
www.sdb.org

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Aggiunto/modificato il 2008-08-27

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