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Serva di Dio Fiorella Bianchi Giovane laica

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Osimo, Ancona, 20 novembre 1930 – 2 luglio 1954

Nacque ad Osimo (Ancona) da Emilio e Maria Duca, il 20 novembre 1930. Compì i suoi studi elementari e ginnasiali nella città natale. Il padre la costrinse ad interrompere gli studi sia perché la mamma era ammalata, sia perché aveva bisogno di una segretaria per il suo lavoro. La Bianchi privatamente continuò a leggere e studiare, soprattutto libri di teologia e di ascetica.
Creò due movimenti di preghiera: il Centro ragazze cristiane e il Centro mamme cristiane. Ogni mese le giovani e le mamme davano il resoconto della loro preghiera (messa, meditazione, ora di adorazione...) su una apposita cartellina che lei mensilmente inviava a tutte le iscritte. Teneva frequenti contatti epistolari e molte persone venivano ad Osimo per chiederle consigli. Insieme con altre giovani organizzò la mensa del povero che proprio durante il dopoguerra fu di sollievo a tante famiglie di sfollati. Prese parte attivamente al ricreatorio femminile dove aveva l’incombenza di redigere, insieme con altre, un foglio mensile: “In integritate gaudium”.
Morì ad Osimo il 2 luglio 1954. Crescendo la sua fama di santità, la S. Congregazione per le Cause dei Santi, su richiesta del vescovo di Osimo, concesse il nulla osta per istruire il processo cognizionale “super vita et virtutibus”.


È una giovane delle Marche, Fiorella Bianchi, nata ad Osimo il 20 novembre 1930 e morta nella sua città d’origine, nel 1954, dopo una breve esistenza di soli 24 anni. Bella e di gusti moderni, intelligente e colta, forte ed equilibrata, ha tutte le doti per essere a suo tempo una sposa e una madre di famiglia esemplare, la qual cosa è la vocazione normale ma altissima d’ogni donna.
Fino a 16 anni, la sua vita è quella comune di una figlia unica, assai curata e anche un po’ coccolata: casa, scuola, chiesa, amiche, divertimenti onesti, passeggiate, svaghi e ricreazioni, quello che si conviene a quell’età. Di questo periodo, dagli orizzonti un po’ chiusi e meschini, ella scriverà in una lettera: “Prima che il Signore mi colpisse con la sua grazia, amavo le cose a metà e mi trovavo bene in esse credendo che il fine ultimo della vita fosse fare un tanto e non di più”.

Tutto accettare
Invece a 16 anni, Fiorella incomincia a fare di più, fino a dare tanto di più, a cominciare da una prima rinuncia che si direbbe piccola, ma che per lei è molto gravosa.
Per circostanze varie, ma soprattutto per una malattia della mamma, ad un certo momento, ella deve lasciare la scuola, il liceo che frequenta con tanta gioia e con tanto profitto. È una rinuncia dolorosa, ma non ne fa un dramma, pronunciando con semplicità nel silenzio della sua anima, il suo “Sì”. A una persona amica ne scrive così: “Dio mi ha fatto capire che questa è la sua volontà e io, pur sentendomi indegna, ho piegato docilmente la testa. Tutto in fondo è consistito nel pronunciare una piccolissima parola, parola che però è diventata per Lui, grande, dal giorno in cui per la prima volta la pronunciò l’umile Fanciulla di Nazareth: “fiat” (Sì)”.
Da quel giorno, Fiorella, sotto la guida di un saggio direttore spirituale, scopre la sua singolare vocazione, faticosamente, laboriosamente, nel silenzio e nella sofferenza. Ed è questa la sua vocazione: di dimostrare che il “sia fatta la tua volontà” del Padre nostro non è soltanto una bella frase che va ripetuta con le labbra, ma che va vissuta giorno per giorno, con la vita, senza mai deformarla nel “sia fatta la mia volontà”, come è più facile fare.
D’ora in avanti, ci sarà nelle lettere di questa giovane una frase che ritorna spesso, quasi come un motivo dominante la breve sinfonia della sua vita: “Nulla mai chiedere e tutto accettare sorridendo”. In questo stile, c’è il segreto non solo della sua vita, ma anche del suo sorriso costante e anche un po’ misterioso. La sua anima sorride davvero, perché ha scoperto che la vita ha valore soltanto se facciamo la volontà di Dio.

Offerta totale
E allora che farà Fiorella nella vita? Obbedendo al suo direttore spirituale, innanzi tutto cerca di scoprire chiaramente qual è la volontà di Dio, perché anco­ra oscura per lei, soprattutto riguardo al suo stato di vita. Per qualche tempo, pensa anche lei di essere chiamata a diventare sposa e madre di famiglia, anche perché diversi giovani hanno posto gli occhi su di lei e, tra gli altri, un giovane molto buono, al cui amore, non è insensibile.
Ma Fiorella temporeggia per conoscere meglio le cose: quando si accorge che questa unione, che forse già in fondo le sorride, sarebbe andata contro l’attesa dei suoi genitori, pur avendone il diritto, rinuncia.
Perché? Per il timore delicatissimo di andare contro la volontà di Dio, che sente manifestarsi per lei nella volontà dei suoi genitori.
Ecco che cosa ne scrive: “Io temo che volendo quel giovane contro la volontà dei miei, Dio consideri questa mia azione contraria al Suo volere”. Dunque: quasi uno scrupolo di delicatezza. Allora questa ricerca così appassionata della sola volontà di Dio la porta con semplicità a fare un sacrificio più grande ancora, perché più nascosto e più eroico.
A questo tornante della sua vita, Fiorella comprende che il Signore vuole davvero tanto da lei: non vuole soltanto che doni, ma vuole che si offra e si doni totalmente a Lui. Totalitaria com’è nelle sue scelte dai 16 anni in poi, senza misura, decide di consacrarsi a Gesù per sempre in una vita di preghiera, di silenzio, di contemplazione: carmelitana di clausura, per esempio! Ma quando pensa che il suo allontanarsi da casa lascerà un grande dolore – figlia unica! – nel cuore dei suoi genitori e un grande vuoto, ella che pure ne ha il diritto, rinuncia, consigliata e guidata anche in questa decisione dal suo direttore spirituale che conosce a fondo il suo ambiente.

Ma dove la vuole Iddio?
Nel mondo, vergine e sorella.
A questo punto, Fiorella rinnova, nel segreto del cuore, la sua consacrazione verginale totale a Gesù, continuando nel mondo e in casa, come prima: “nel mondo – direbbe Dante – vergine sorella”. (Par. III, 46). Scrive a un’amica: “Capisco che è molto duro attuare questo piano quotidianamente e che fare ciò richiede non più sacrificio, ma eroismo. Credo però che con la grazia divina, meritataci da Gesù sulla croce, e la mia buona volontà, potrò camminare verso la perfezione. Come è bello davvero nulla chiedere e tutto donare, sorridendo!”.
Gli ultimi quattro-cinque anni di Fiorella sono tutti lì, nel “nulla più chiedere e tutto donare, sorridendo”.
È ormai straniera al mondo, isolata in una solitudine spirituale, piena però della presenza di Gesù, come unico Sposo e Signore, che la rende capace di riversare attorno a sé un bene incredibile, impensato. Innanzitutto in casa e in famiglia. Forse la sua stessa famiglia non ha capito sino in fondo il grande sacrificio che questa ragazza compie. Perché la sua stessa famiglia la vede sempre calma, serena, servizievole, sorridente, piena di mille premure, una figlia esemplare. In fondo, da un certo punto di vista, la sua vocazione è proprio il IV comandamento: “Onora tuo padre e tua madre”.
Ma quello che è incredibile è il bene che riesce a diffondere fuori casa e con pochi mezzi a disposizione. A decine e decine di poveri, estende una segreta, ma reale rete di assistenza, attingendo al suo borsellino, ai piccoli risparmi, che trasforma in indumenti, in pacchi viveri, in offerte fatte con discrezione assoluta, all’insaputa di tutti, anche privandosi del necessario in spirito di penitenza.
A Osimo, organizza la “mensa del povero”: ogni domenica raduna decine e decine di vecchiette bisognose e offre loro un lauto pranzo. Di questa iniziativa benefica, Fiorella è la direttrice, raccogliendo collette dai suoi ex-compagni di scuola, interessandoli così a un’opera davvero buona: “in quante città – spiega – potrebbero fare questo gli studenti, rinunciando a qualche sigaretta, a qualche cenetta, e aiutando a stare meglio almeno una volta alla settimana i poveri del loro ambiente!”.
Ma Fiorella non si ferma qui. Con la parola e con gli scritti, ella è apostola di Gesù per un numero grandissimo di anime. Quante lettere ha scritto a destra e a sinistra, a amiche e conoscenti, a operaie e a persone istruite, a gente incerta e dolorante, per illuminare, per confortare e per guidare! A tutti e a ciascuno fa dono della Persona che è il suo unico amore, Gesù Cristo, convinta più che mai che Lui solo è l’unico Salvatore e la soluzione di tutti i problemi.
Con semplicità e letizia, diventa un po’ come la guida spirituale di tante anime che vengono in cerca di lei anche da lontano, facendo chilometri di strada. Sentono che in Fiorella c’è una fede luminosa e forte, una cultura religiosa eccezionale (aveva lasciato la scuola, ma non di istruirsi nella fede, che conosce quasi come un teologo!), c’è un grande equilibrio, che in fondo le fa dire a ogni anima che incontra: “Cerca di fare giorno per giorno, la volontà di Dio. E la volontà di Dio è la tua santificazione”.
Nel medesimo tempo, collabora a un giornaletto dell’oratorio locale, intitolato “In integritate, gaudium”: un latino assai trasparente: nell’integrità, s’intende della vita cristiana-cattolica, c’è la gioia. Forse è questo il motto, il distintivo che esprime al meglio l’identità di Fiorella e il gusto della sua missione: tutto viene da Gesù Cristo e tutto, di Lui, va accettato e vissuto. Sulle orme della Madonna, la donna del sì.

Come bambini
E la fine sopraggiunge, brusca e improvvisa per gli altri, ma non per lei, perché da lei persino preannunciata: un malessere, il ricovero all’ospedale, un’operazione delle più comuni, la setticemia, quindi la morte edificante che commuove tutta Osimo.
Alla sua infermiera che l’assiste nelle ultime ore di vita, Fiorella dà questa testimonianza di sé: “Tutto ho dato e tutta mi sono offerta”.
Nel testamento spirituale, che ha redatto benché giovanissima, che si legge piangendo anche oggi, ha scritto: “Ho amato la vita, ho amato la morte e cercato sempre e solo la volontà di Dio”.
E ancora: “Fino a quando saremo presi da mille preoccupazioni e sarà viva la volontà del nostro io, non capiremo il linguaggio di Dio. Lasciamo fare tutto a Lui, abbandoniamoci nelle sue braccia come degli eterni bambini che nulla desiderano se non ciò che Lui desidera. Non c’è creatura più felice di chi vive in continua infanzia spirituale, e non c’è luogo che offra gioie più grandi e più pure del cuore di Dio. Il bambino trova la felicità sulle braccia della mamma e sereno lì si addormenta. Ritorniamo bambini anche noi e addormentiamoci con Lui. Vivere è fare la volontà di Dio. Siamo sulla sua barca”.
Davvero il suo messaggio sta qui, come il sommo Poeta, Dante, ha scritto nel verso che il Servo di Dio Pio XII riteneva il più bello di tutti i tempi: “In sua voluntade è nostra pace” (Par. III, 85).


Autore:
Paolo Risso

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Aggiunto/modificato il 2009-05-21

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