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Venerabile Carlo Crespi Croci Sacerdote salesiano

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Legnano, Milano, 29 maggio 1891 – Cuenca, Ecuador, 30 aprile 1982

Carlo Crespi Croci nasce a Legnano, in provincia e diocesi di Milano, il 29 maggio 1891. A dodici anni entra nel Collegio Sant’Ambrogio dei Salesiani di Don Bosco a Milano. Deciso a diventare sacerdote salesiano, compie la sua formazione a Valsalice e a Foglizzo; riceve l’ordinazione sacerdotale il 28 gennaio 1917. Per le sue doti di scienziato, viene scelto dai superiori per raccogliere materiale per l’’Esposizione Internazionale Vaticana del 1925 e la Mostra Missionaria salesiana del 1926. Il 22 marzo 1923 parte quindi per l’Ecuador, stabilendosi poi a Cuenca, sede della sua multiforme attività per la promozione umana e spirituale degli indios Shuar. Ottiene numerosi titoli e onorificenze, ma li rifugge tutti, vivendo in modo sobrio e a stretto contatto con i poveri, specie con i bambini. Dedica anche molte ore al Sacramento della Confessione presso il santuario di Maria Ausiliatrice, che ha contribuito a far costruire. Muore a Cuenca il 30 aprile 1892, dopo oltre sessant’anni di missione. Il 23 marzo 2023 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui don Carlo veniva dichiarato Venerabile. Attualmente le sue spoglie mortali riposano nel cimitero di Cuenca, ma è prevista la traslazione nel santuario di Maria Ausiliatrice della medesima città.



L’infanzia a Legnano
Carlo Crespi nasce a Legnano, in provincia e diocesi di Milano, il 29 maggio 1891, terzogenito di Daniele Crespi, fattore, e Luisa Croci, casalinga. Viene battezzato la domenica successiva, il 31 maggio, nella chiesa parrocchiale di San Magno. Lì ogni domenica si reca a Messa con il padre e i suoi fratelli e sorelle (in tutto sette maschi e sei femmine, ma due muoiono in tenera età) e, molto presto, comincia a servire all’altare.
Preparato alla Prima Comunione dal catechismo in parrocchia e dagli insegnamenti della madre, la riceve il 19 giugno 1898, nella chiesa di Santa Maria della Purificazione, oggi di Santa Rita (al tempo parrocchiale di Legnanello). L’anno dopo, il 15 agosto 1899, il cardinal Andrea Carlo Ferrari, Arcivescovo di Milano (beatificato nel 1987), gl’impartisce la Cresima.

Allievo dei Salesiani a Milano
A dodici anni, Carlo diventa allievo del Collegio Sant’Ambrogio di Milano, retto dai Salesiani di Don Bosco. Ha molte buone qualità umane e inclinazioni personali, come quella per la musica. In molti pensano che diventerà sacerdote diocesano, ma lui ha già deciso di voler essere Salesiano come i suoi educatori.
Come don Bosco, anche lui da ragazzo fa un sogno che, tempo dopo, riterrà profetico: «Studiavo ancora al Collegio Sant’Ambrogio. Mi ero appena addormentato e mi apparve in sogno la Vergine che mi mostrò una scena: da un lato, il demonio che voleva afferrarmi e trascinarmi; dall’altro, il Divin Redentore, con la croce, m’indicava un’altra via. Ero vestito da sacerdote e avevo la barba; stavo su un vecchio pulpito, attorno a me una moltitudine di persone desiderose di udire le mie parole. Il pulpito non si trovava in una chiesa, ma in una capanna. Subito dopo, mi risvegliai. Alcuni compagni di stanza, che ancora non dormivano, ebbero modo di udire la mia predica e il giorno seguente me la raccontarono».

Il cammino di formazione tra i Salesiani e non solo
Nel 1903 Carlo parte per il liceo salesiano di Valsalice presso Torino, poi, per il noviziato, si trasferisce a Foglizzo. L’8 settembre 1907 emette la prima professione e, tre anni dopo, quella perpetua.
Per gli studi di Filosofia e Teologia torna a Valsalice e li conclude brillantemente, anche se è soggetto alla leva obbligatoria durante la prima guerra mondiale. Sotto le armi, riesce a organizzare dei corsi di formazione per i commilitoni.

Il sacerdozio, il dottorato, il diploma al Conservatorio
Ordinato sacerdote il 28 gennaio 1917, celebra la Prima Messa a Legnano, nella parrocchia del Santo Redentore, domenica 4 febbraio. Mentre insegna scienze naturali, matematica e musica al Collegio Manfredini di Este, riesce anche a conseguire, il 15 giugno 1921, il dottorato in Scienze Naturali all’università di Padova e, tre mesi dopo, il diploma in composizione e pianoforte presso il Conservatorio Cesare Pollini della stessa città.
Nella tesi di dottorato, intitolata «Contributo alla conoscenza della fauna d’acqua dolce dell’Estense e località limitrofe: paludi, canali, fossi, sorgenti degli Euganei, dei laghi di Arquà e Venda», dimostra di aver scoperto, nelle paludi di Comacchio, un microrganismo in realtà proveniente dall’Antartico, giunto in Italia tramite gli uccelli migratori. La scoperta della “Rotifera dell’Antartico”, come lo chiama, desta l’attenzione degli studiosi.

Verso l’Ecuador
In vista dell’Anno Santo 1925, papa Pio XI promuove l’Esposizione Internazionale Vaticana, con materiale proveniente da tutte le missioni cattoliche del mondo. Anche i Salesiani fanno la loro parte, anche perché, nell’anno seguente, ricorre il cinquantesimo della loro prima spedizione missionaria.
I superiori di don Carlo pensano allora a inviarlo in Ecuador, sede della più significativa missione salesiana tra gli indios dell’America Latina. Lui si prepara a partire, non prima di aver scritto al Rettor Maggiore, ovvero il superiore generale dei Salesiani, don Filippo Rinaldi (beatificato nel 1990), chiedendo di non essere assegnato a qualche istituto scolastico: «Ora vorrei una parola che mi assicuri che la mia povera opera sarà veramente spesa tra i Jivaros, perché solo per loro ho tenuto tante conferenze, lascio la famiglia, lascio la patria, lascio soprattutto splendidi ideali scientifici e musicali…, solo per seguire questa fortissima vocazione».
Don Carlo salpa da Genova il 22 marzo 1923, sbarcando a Guayaquil e dirigendosi poi a Quito: raccoglie il materiale necessario e inizia lui stesso a chiedersi come poter aiutare i poveri indios.

La malattia e l’improvvisa guarigione
Nel 1936, a quarantacinque anni, don Carlo si ammala; nel giro di pochi giorni viene dichiarato in fin di vita. Appena si diffonde la notizia che non sarebbe arrivato al mattino seguente, sotto la sua finestra si raccoglie una folla in preghiera.
Il giorno dopo, si risveglia completamente guarito. Racconta: «Verso le tre della notte si è aperta la porta ed è entrata Santa Teresa che mi ha detto: “Puer centum annorum, infirmitas haec non est ad mortem, longa tibi restat vita” (“Bambino di cent’anni, questa malattia non è mortale, ti rimane ancora una lunga vita di lavoro)».

Le incomprensioni
Si trova però in contrasto con monsignor Domingo Comin, Vicario apostolico di Méndez e suo confratello salesiano, soprattutto perché, pur essendo subordinato appunto a quel Vicariato, ha iniziato alcune opere a Cuenca, città al di fuori dei suoi confini.
La situazione è risolta dal Rettor Maggiore don Pietro Ricaldone, il quale, nella lettera del 25 marzo 1939, autorizza don Carlo a rimanere a Cuenca, sotto la giurisdizione del locale Ispettore, ovvero il superiore provinciale. Di ogni contrasto lui ha reso noti i superiori, mantenendosi però sereno, fiducioso in Dio e pronto a obbedire se anche gli fossero state comunicate decisioni a lui contrarie.

Realizzazioni missionarie
Numerose sono le sue realizzazioni volte a migliorare la vita degli indios Jivaros o, più propriamente, Shuar: una Scuola Agricola, una Scuola di Arti e Mestieri (ora Università Politecnica Salesiana), la Facoltà di Scienze dell’Educazione a Yanuncay, la scuola elementare “Cornelio Merchán” per bambini poverissimi, un laboratorio di taglio e cucito per ragazze e il Collegio di Studi Orientali, per la formazione dei confratelli destinati alla parte est dell’Ecuador.
Realizza anche un documentario filmato, il primo, intitolato «Los invencíbles shuaras de l’Alto Amazónas», frutto delle sue ricerche e soprattutto dell’incontro con quelle popolazioni.

Essere figli di Dio, l’onore più grande
Per quanto ha compiuto per gli Shuar, don Carlo ottiene numerose onorificenze civili: la medaglia d’oro al merito dal Presidente della Repubblica dell’Ecuador; la Medaglia d’oro al merito educativo dal Ministro dell’Educazione; la Commenda della Repubblica Italiana.
Ama però ripetere: «Siamo tutti figli di Dio, questo è il nostro titolo migliore». Le stesse realizzazioni hanno, in effetti, uno scopo più profondo: ristabilire la dignità di figli e figlie di Dio in quelle popolazioni che ancora non Lo conoscono o ne hanno un ricordo vago.

Confessore ed educatore dalla vita sobria
Don Carlo dedica anche molto del suo tempo alla confessione nel santuario dedicato a Maria Ausiliatrice, che ha contribuito a costruire. Per ore e ore confessa e si rende disponibile, tanto da non andare quasi mai nel refettorio della comunità. A fine giornata spesso crolla a letto vestito con lo stesso abito talare che porta da anni, ormai stinto.
Trascorre le domeniche tra i bambini di strada, giocando con loro e insegnando il catechismo, oltre a fornire loro da mangiare. In diverse occasioni, per procurare loro il cibo, vende i tagli di tessuto e le tonache nuove che riceve, così da ottenere qualche soldo.
Ha tanto presenti le loro necessità da esprimersi in questi termini, quando viene nominato canonico onorario della cattedrale di Cuenca: «Eccellenza, il padre Crespi non cerca medaglie, ma pane, riso, zucchero per i suoi bambini poveri».

Il museo delle culture indigene
Progetta anche un museo come quello Egizio di Torino, per raccogliere i manufatti delle antiche culture indigene ecuadoregne, rinvenuti durante i lavori di scavo delle fondamenta dell’Istituto Cornelio Merchán, o portati a lui dagli indios.
A volte li ricompensa con denaro, solo per venire incontro alla loro povertà, anche se gli viene da dubitare dell’effettiva antichità di molti di quei reperti. Pensa di ordinarli e studiarli successivamente, ma non ci riesce per via del ministero e dell’impegno come educatore.
Nel 1978, ormai ottantasettenne, accetta di cedere la collezione al Banco Central de Ecuador, dietro il compenso di diecimila dollari, investiti nelle opere educative.

La morte e le onorificenze postume
Don Carlo muore a Cuenca il 30 aprile 1982, dopo una lunga malattia; è stato missionario in Ecuador per oltre sessant’anni. Diciott’anni dopo la sua morte, viene insignito del titolo di “cuencano più illustre nel 20° secolo”, nonché gli viene conferito il dottorato “honoris causa” dall’Università Politecnica Salesiana.
I suoi resti mortali riposano tuttora nel cimitero di Cuenca.

La fama di santità e le fasi preliminari della causa
Don Carlo era già conosciuto in vita come “san Carlos Crespi”; questa fama, anche dopo la morte, non è venuta meno e ha portato alla costituzione, il 19 aprile 2002, di un comitato pro-beatificazione.
Il 24 marzo 2006 monsignor Vicente Cisneros Durán, arcivescovo di Cuenca, a seguito del parere favorevole della Conferenza Episcopale Ecuadoriana, ha comunicato l’accettazione del Supplice Libello, ovvero la richiesta formale d’inizio della causa, in un’assemblea pubblica.
Il 14 giugno lo stesso vescovo ha richiesto il nulla osta al Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinal José Saraiva Martins, il quale, il 16 settembre 2006, lo ha rilasciato.

La causa fino al decreto sulle virtù eroiche
L’inchiesta diocesana della sua causa si è svolta a Cuenca dall’8 dicembre 2006 al 7 dicembre 2007. La postulazione si è però rivolta anche alle parrocchie di Legnano, per ottenere testimonianze relative alla parte iniziale della sua vita. Il decreto di convalida degli atti dell’inchiesta è stato firmato il 15 gennaio 2010.
La “Positio super virtutibus” è stata consegnata il 12 marzo 2021. L’11 ottobre 2022 il Congresso peculiare dei Consultori Teologi del Dicastero delle Cause dei Santi ha dato parere unanimemente positivo circa l’esercizio eroico delle virtù, la fama di santità e di segni di don Carlo. Analogo parere positivo è emerso dalla Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi membri del medesimo Dicastero.
Il 23 marzo 2023, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui don Carlo Crespi Croci veniva dichiarato Venerabile. Peraltro, la data della promulgazione è avvenuta il giorno successivo a quello in cui ricorreva il centenario esatto della sua partenza per l'Ecuador.

Il ricordo a Legnano e in Ecuador
Con la richiesta da parte della postulazione si è riacceso l’interesse verso di lui a Legnano, che ha portato anzitutto alla fondazione, il 30 gennaio 2015, dell’Associazione Padre Carlo Crespi Onlus. Ha come scopi la promozione di programmi di cooperazione allo sviluppo, anche a sostegno dei Salesiani in Ecuador, e di iniziative per far conoscere la sua storia, come la mostra allestita nel 2016 nella chiesa della Purificazione.
Il 29 maggio 2017, anniversario della sua nascita, gli è stato poi intitolato il Centro residenziale socio sanitario polifunzionale di via delle Rose 11 a Legnano. Infine, nel 2020, una sua immagine ha girato per le parrocchie della città.
A Cuenca è stato invece eretto un monumento a don Carlo, proprio di fronte al santuario di Maria Ausiliatrice. Continuano a svolgersi eventi in suo ricordo, come un musical allestito dagli studenti dell’Università Politecnica di Cuenca, andato in scena l’8 giugno 2022.

Preghiera (con approvazione ecclesiastica)
O Signore, ti rendiamo grazie
perché al sacerdote Carlo Crespi,
educatore e apostolo dei ragazzi e dei giovani poveri,
hai concesso di amarti e servirti
secondo il cuore di don Bosco.
Donaci la gioia di vederlo glorificato
come sacerdote eroico ed esemplare.
Per sua intercessione concedi a noi la grazia
che ti domandiamo con cuore fiducioso.
Per Cristo nostro Signore. Amen.


Autore:
Emilia Flocchini


Note:
Per segnalare grazie o favori ricevuti per sua intercessione, oppure per informazioni, rivolgersi al Postulatore Generale della Famiglia Salesiana: [email protected]

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Aggiunto/modificato il 2023-04-09

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