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Padre Arturo Maria Piombino Barnabita

Testimoni

Genova, 2 giugno 1906 – 23 febbraio 1990


Si tratta di una singolare figura di sacerdote, religioso, testimone di fatti straordinari, mistico carismatico, vissuto a Genova e in provincia di Torino, il cui ricordo e insegnamento è ancora molto vivo, in quanti nelle due province lo conobbero e poterono attingere alla sua spiritualità.
Tanto che la sua tomba nel cimitero di Staglieno a Genova, è meta di devoti pellegrinaggi annuali delle Comunità parrocchiali di Santa Barbara e della Madonna del Carmine di Torino, che lo conobbero predicatore e consigliere di anime; allo stesso tempo nella sua Genova, tanti fedeli ne tengono vivo il ricordo, abbinato al messaggio della Madonna delle Spine, testimonianza dell'amore tenerissimo di Maria per gli uomini della nostra generazione ed eredità preziosa, che padre Arturo diffuse e affidò a ciascuno di noi.

Origini e adolescenza
Padre Arturo Piombino, nacque il 2 giugno 1906 a Genova, ottavo figlio di una famiglia dell'alta borghesia. Ricevette dalla famiglia un'ottima educazione umana, culturale e cristiana, la mamma Gemma, con le sue doti di sensibilità religiosa, di dedizione ai numerosi figli, di carità cristiana verso i bisognosi, era il cuore della famiglia. Inoltre, possedendo lei un'inclinazione per la musica, fu naturale che tale arte fosse insegnata anche ai figli, fra cui Arturo, che prese a studiare e suonare il pianoforte.
Il carattere del ragazzo era lieto ed espansivo, bene armonizzato con i fratelli e sorelle; la religiosità vissuta in famiglia, fu terreno fertile per la vocazione religiosa di Arturo e anche di un fratello e una sorella.
A soli dieci anni, espresse il desiderio di farsi carmelitano, ma era troppo presto per una scelta così radicale, pertanto continuò a vivere con serenità nella sua bella famiglia, dedito allo studio, alle pratiche religiose, agli esercizi al piano; da giovanotto frequentò il rinomato Gruppo educativo e culturale “Circolo Sauli”, operante nella vicina chiesa di San Bartolomeo degli Armeni, retta dai Padri Barnabiti e dove Arturo Piombino suonava il piano, accompagnando la proiezione dei films muti di allora.
La chiesa trecentesca barnabita, così vicina a casa sua, aveva accolto nel tempo la celebrazione del matrimonio dei suoi genitori e prima ancora quello dei nonni paterni, lì mamma Gemma si recava ogni mattina per la Messa, e lì Arturo aveva fatto la Prima Comunione e frequentava da giovane il già citato “Circolo Sauli”.

Religioso barnabita e sacerdote
Quando a 20 anni Arturo decise di consacrarsi nella vita religiosa, fu naturale e prevedibile la sua scelta per l'Ordine dei Barnabiti, la cui spiritualità aveva conosciuto fin dall'infanzia.
La Congregazione dei “Chierici Regolari di S. Paolo”, popolarmente conosciuti come 'Barnabiti', dal nome della chiesa di S. Barnaba a Milano, nel cui chiostro fu stabilita nel 1545, la sede della congregazione, fu fondata nel 1530 da s. Antonio Maria Zaccaria (1502-1539), prima con intenti di riforma dei costumi del clero e del popolo, poi dal XVII secolo, dedicandosi all'attività scolastica e formativa, con l'istituzione di scuole e collegi.
Entrato nel Noviziato barnabitico di Monza, dopo il prescritto periodo di formazione, a 21 anni, il 27 dicembre 1927 emise la sua Professione religiosa, aggiungendo al suo nome quello di Maria, in onore della Vergine, come tradizionalmente fanno tutti i membri della Congregazione.
Passò poi nello Studentato dell'Ordine a Roma, per gli studi di teologia, ampliando ulteriormente gli orizzonti umani, culturali e religiosi. L'11 ottobre 1930, emise i Voti Solenni nella Casa barnabitica di San Felice a Cancello (Caserta) e il 28 febbraio 1931 fu ordinato sacerdote a Roma.
Nello stesso anno 1931, avendo terminato il ciclo di studi teologici a Roma, fu inviato a Torino per completarli e qui si laureò in Teologia nel 1932.
Ebbe come prima destinazione la parrocchia barnabitica di San Dalmazzo, con l'incarico di seguire i ragazzi dell'Oratorio, compito per tanti versi ideale per un giovane sacerdote di 26 anni, vissuto in una serena e numerosa famiglia e dal temperamento aperto e sensibile.

Professore e Rettore nel Real Collegio di Moncalieri
Il successivo incarico, nell'estate del 1932, era già un passo più importante, fu destinato nel Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri (Torino), uno dei più prestigiosi dell'Italia d'allora, fondato nel 1832 da re Carlo Alberto, per l'educazione dei giovani nobili piemontesi.
E in quelle magnifiche, ma severe stanze del Real Collegio, il giovane padre Arturo Maria Piomibino, con la nomina a Vice Rettore, fu incaricato dell'educazione dei giovani convittori, in quei momenti della vita tanto delicati, per l'avvenuto distacco dal calore della famiglia.
In quegli anni, che lo resero per molti allievi un punto di riferimento, padre Arturo continuò gli studi per ottenere la sua seconda laurea, quella in Lettere, che conseguì presso l'Università Statale di Torino nel 1938.
Erano gli anni del Ventennio Fascista e l'Italia viveva un particolare periodo della sua Storia, non era facile formare dei giovani al di fuori delle regole del regime, che li voleva inquadrati e formati al militarismo di Stato e poi come combattenti, nei vari fronti belligeranti della disastrosa Seconda Guerra Mondiale.
Padre Arturo Maria, trascorse tutti gli anni, prima, durante e dopo guerra, come insegnante dalla inconfondibile chiarezza didattica, impegnato nello sforzo di dare comunque serenità ai giovani allievi, formandoli alla cultura, all'arte, alla musica, alla ricerca di Dio e delle virtù morali.
E nella Torino bombardata, era punto di riferimento per giovani ed adolescenti, ai quali infondeva coraggio e serenità, pur vivendo momenti tragici e di paura; anche a lui toccò di piangere la perdita di alcuni ex allievi, caduti nel fiore della giovinezza, in un'Italia martoriata dalle operazioni di guerra.
Nel 1946, a Guerra finalmente terminata, padre Piombino, a soli 40 anni, fu nominato Rettore del Real Collegio di Moncalieri, una carica prestigiosa che ricoprì fino al 1958.
Nei 12 anni del suo Rettorato, egli non rinunciò all'insegnamento in prima persona, mantenendo un rapporto costante con allievi e professori, rifuggendo dalle formalità burocratiche; essendo anche Superiore della Comunità barnabitica del Collegio, che in quegli anni poteva contare sulla presenza di personalità spiccate per scienza e cultura, egli seppe mantenere una guida intelligentemente amabile, promovendo con le sue doti umane e spirituali, un clima di vera serenità, di concordia e rispetto reciproco.

Superiore Provinciale dei Barnabiti
Nel 1958 padre Arturo Maria Piombino, per le sue doti prima accennate, riconosciute dai vari Superiori Generali, ebbe la nomina a Superiore della Provincia Ligure-Piemontese dei Barnabiti; con la sua saggezza, fermezza e sensibilità, prese a guidare i molti confratelli che da lui dipendevano; lasciata la carica di Rettore, continuò ad insegnare e a vivere nel Real Collegio di Moncalieri, con la stessa dedizione di sempre.
Dal portamento così signorilmente nobile, era nel profondo del suo essere una persona semplice ed umile, profondamente unita al suo Signore, e l'intensa attività esterna, non gli impedì di coltivare e crescere nella sua spiritualità, che lo portava ad essere “tralcio vivo” innestato in Cristo.
Fu confessore di vari monasteri sparsi sulle belle colline che circondano Moncalieri, e al contatto con persone claustrali, padre Piombino affinò la sua conoscenza della mistica cristiana; e come lui ebbe quale direttore spirituale il canonico Giovanni Battista Gallo, persona di grande profondità interiore, anch'egli fu confessore e guida di due sante suore, del convento della Clarisse Cappuccine al Moriondo (frazione di Testona Torinese), le mistiche suor Caterina Martini e suor Consolata Betrone (Serva di Dio), come pure di fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane, fondatore di due Istituzioni, anch'egli Servo di Dio.
Tutto ciò che si è narrato di padre Arturo Maria Piombino, pur considerando l'eccezionalità di una preparazione spirituale, che lo portò ad alte cariche nell'Ordine Barnabita, il carisma di un insegnamento efficace, la santità di una vita tutta dedita a Dio, alla fine la sua figura non si discosta molto da altre più o meno celebri figure di barnabiti, che hanno illuminato l'Ordine, specie nel XIX e XX secolo.

I giovani veggenti
Ma proprio dal 1958, anno in cui divenne Padre Provinciale della Liguria e del Piemonte, la sua vita prese in aggiunta un'altra luce, che lo trasformerà in apostolo e messaggero di Maria fino alla sua morte.
Dietro richiesta del Superiore Generale, padre Arturo Maria fondò la Scuola per Fratelli Barnabiti Coadiutori, detta familiarmente la “Scuola dei Fratellini”, cioè di giovani che aspiravano ad una vita religiosa non sacerdotale, e fra questi aspiranti Coadiutori ci furono tre giovani, che loro malgrado, furono coinvolti in fatti di natura straordinaria, di cui padre Piombino venne subito a conoscenza. In ossequio alla prudenza dettata dalle norme della Chiesa, si omettono qui i loro nomi.
Un giovane ebbe varie visioni del santo fondatore Antonio Maria Zaccaria e di altri santi barnabiti e di religiosi dell'Ordine, che si erano distinti per il loro spirito ecumenico, come padre Tondini e il russo padre Schuvalov (1804-1859), dei quali il giovane ne ignorava l'esistenza; questo particolare fece riflettere maggiormente padre Piombino sulla verità degli eventi.
Un secondo giovane, nel Castello di Montaldo, che era la residenza estiva degli allievi del Real Collegio, ebbe la visione dell'Inferno e avvertì la voce della Madonna che gli chiedeva di aiutarla a salvare il mondo.
Un terzo giovane, allora sedicenne, nel 1960 si sentì interiormente invitato a rivivere per 15 notti consecutive, i momenti salienti della Passione di Gesù.
Si trattava di un giovane, che fin da fanciullo aveva avvertito la presenza del divino nella sua vita e che gli eventi avevano spinto a venire dalla natia Lombardia a Moncalieri, dove incontrò padre Piombino, il quale sembra che sia stato avvertito della sua venuta, dalla Cappuccina del Moriondo, la mistica suor Caterina Martini.
L'incontro fra il professore teologo barnabita e il giovane, proveniente da una famiglia benestante d'agricoltori, che era alla ricerca di un padre spirituale in un ambiente per lui estraneo e lontano, trasformò la loro vita per sempre.
Infatti quando padre Piombino, si convinse dell'autenticità di quanto il giovane gli comunicava, comprese che egli era il tramite di un messaggio che la Santa Vergine, voleva dare non solo all'Ordine dei Barnabiti, ma anche alla Chiesa per la salvezza dell'umanità.
Il giovane era di grande fede, ma di semplice e modesta cultura, non era un sognatore e non aveva cercato in nessun modo i fatti mistici che l'avevano coinvolto, era solo uno strumento consapevole che quanto la Madonna gli diceva nelle apparizioni, non era rivolto solo alla sua persona, ma riguardava il mondo intero.
Noi in questa scheda su padre Piombino, non intendiamo in nessun modo avvalorare i suddetti fatti mistici che coinvolsero il giovane aspirante coadiutore barnabita, perché ciò compete alla Chiesa, saggia Maestra nelle verità spirituali, che non si è pronunciata; pertanto il nostro è solo il racconto di una fase della vita del Superiore Provinciale dei Barnabiti, che tanta importanza ebbe nella sua futura attività, portandolo su binari che condussero anche ad incomprensioni nell'Ordine stesso.
Per padre Piombino la schietta semplicità del giovane, era un criterio di valutazione molto importante, per la veridicità del messaggio, che attraverso lui veniva trasmesso; e nel profondo della sua coscienza sentì il dovere di essere “testimone” di questi fatti, mettendosi in attento ascolto dei messaggi che giungevano dai giovani 'veggenti', peraltro isolati fra loro, per essere dopo aver accertato la veridicità, il custode fedele e testimone coraggioso.

La Madonna delle Spine e il suo messaggio
La notte del 13 ottobre 1960, la Vergine Maria si era presentata in un'apparizione al giovane, come la “Madonna delle Spine”; sulla testa portava un velo viola, in segno di penitenza, il suo cuore era coronato di spine, in una mano portava una rosa, nell'altra la corona del Rosario.
Ancora una volta Maria si presentava come la Madre dolente per il distacco degli uomini suoi figli, da Dio Padre, con il disprezzo dei comandamenti e calpestando i sacramenti; un richiamo fatto sentire più volte nel corso dei secoli, a La Salette (1846) si presentò piangente lacrime di dolore; a Castelpetroso (1888) inginocchiata presso il Figlio deposto dalla Croce, offrendolo a Dio, insieme al suo immenso dolore; a Lourdes (1858) e a Fatima (1917), con le sue accorate parole e messaggi, rivolti ai piccoli e umili veggenti, per tutta l'umanità peccatrice.
E come in quelle Apparizioni, la Vergine suggeriva il modo di pentirsi, soprattutto con la preghiera e la penitenza, anche in questo caso, a Moncalieri, Ella si presentò col velo viola segno della penitenza, offrendo una rosa simbolo del sacrificio della Messa e la corona del rosario per la preghiera, come potenti mezzi di intercessione.
Le spine intorno al Suo cuore materno, indicano chiaramente la grande sofferenza di Maria, per le ferite inferte dagli uomini al Sacro Cuore di Gesù.
Le rivelazioni al giovane di Moncalieri, in quegli anni Sessanta, riguardarono inoltre la previsione di catastrofi mondiali e il rimedio per scongiurarle, mediante la preghiera e l'offerta di sacrifici; in queste profezie era compresa la conversione della Russia atea e dei suoi capi sovietici, in quel tempo in piena “guerra fredda”, con l'esistenza della “cortina di ferro” e della “Chiesa del silenzio”; inoltre la minaccia di una terza guerra mondiale, con la crisi di Cuba nel 1962, fra Krusciov e Kennedy.
Nell'apparizione del luglio 1961, avvenuta presso il Santuario genovese della Madonna della Guardia, la Vergine si presentò come 'Regina della Pace', pace fra gli uomini, tra i popoli, fra le religioni, nei cuori dei singoli uomini e nelle famiglie, pace con Dio, in una rinnovata conversione del cuore.
Ci fermiamo qui per quanto riguarda i messaggi della Madonna delle Spine, necessariamente solo accennati; un approfondimento si può avere contattando le parrocchie di Santa Barbara e della Madonna del Carmine di Torino, che nel giugno 2006 hanno stampato un ampio bollettino su tutto l'argomento e sulla figura di padre Piombino, a firma di don Mario Cuniberto e Mariella Trovati; da tale fascicolo sono state tratte le note di questa scheda.

Interprete, custode e divulgatore del messaggio
Ritornando a padre Arturo Maria Piombino, egli divenne il custode, l'interprete, il divulgatore, dei messaggi della Madonna delle Spine, inoltre la guida spirituale del giovane Fratello Coadiutore.
Mandò al Superiore Generale, a papa Giovanni XXIII, al cardinale Lercaro arcivescovo di Bologna, dei plichi segreti con i messaggi ricevuti dal giovane veggente; fu appoggiato da influenti e dotti confratelli, ma anche non compreso e osteggiato da altri, ricevendone amarezza.
Nella parrocchia di Santa Barbara a Torino, fu eretto un altare dedicato alla Madonna delle Spine, benedetto da padre Piombino; presso il quale ogni mese si riunisce tuttora un gruppo di preghiera.
Dal 1967, con il permesso dei Superiori, padre Arturo lasciò temporaneamente la vita comunitaria dei Barnabiti di Moncalieri, per iniziare insieme al giovane veggente, una piccola comunità di preghiera e di spiritualità, nell'antico Santuario di Sant'Alberto a Sestri Ponente, sulle alture genovesi.

Gli ultimi anni a Genova
Lasciò questa esperienza dopo una grave temporanea malattia, che sembrò per lui, un invito a ritornare alla vita comunitaria barnabitica; il suo ritorno avvenne nella chiesa della sua infanzia e adolescenza, San Bartolomeo degli Armeni a Genova; dopo aver aiutato il veggente, a trovare con la sorella, una sistemazione nella campagna piemontese, permettendogli così di continuare una vita di preghiera, di raccoglimento e di lavoro.
Nel 1973 fu nominato Superiore di detta Comunità genovese e nel 1980 venne trasferito nella Casa Missionaria di San Martino di Albaro in Genova, dove visse altri dieci anni di esemplare vita ascetica e religiosa, finché dopo breve malattia, morì il 23 febbraio 1990, ad 84 anni.
Fu la sua, una vita vissuta sotto lo sguardo materno di Maria ed in ascolto della Sua accorata voce. A Genova è sorta un'Associazione denominata “Noi… per la vita”, nell'ambito della Parrocchia di S. Maria dell'Immacolata di via Assarotti, per l'assistenza stabile di ragazzi disabili, mediante Case Famiglia, fondata da genitori e volontari, che si rifà alla spiritualità mariana ed ecumenica di padre Piombino.


Per ulteriori informazioni:
Don Mario Cuniberto
Parrocchia di S. Barbara
Via Assarotti, 14
10122 - Torino
Tel. 011/546185


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2006-10-09

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