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San Paolo Wu Yan, Giovan Battista Wu Mantang e Paolo Wu Wanshu Martiri cinesi

29 giugno

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Xiaoluyi, Hebei, Cina, 29 giugno 1900

Nella solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, la Chiesa ricorda anche alcuni martiri di diciannove secoli dopo, che fanno parte dei 120 cinesi canonizzati da Giovanni Paolo II il 1 ottobre del 2000. Si tratta di due gruppi di laici. Da un lato Paolo Wu Yan insieme al figlio Giovanni Battista Wu Mantang, di diciassette anni, e al nipote Paolo Wu Wanshu di sedici. Dall'altro Maria Du Tianshi e sua figlia Maddalena Du Fengju. Caddero, in odio alla fede, in due diverse località della regione dell'Hebei nel mese di luglio del 1900. Era in corso nel Celeste Impero la cosidetta rivolta dei «Boxers», che iniziata nello Shandong, diffusasi poi nello Shanxi e nell'Hunan, raggiunse anche il vicariato apostolico di Xianxian, affidato ai Gesuiti. I cristiani uccisi in quei frangenti si contarono a migliaia. (Avvenire)

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Nel territorio di Xiaolüyi presso Shenxian nella provincia dello Hebei in Cina, santi martiri Paolo Wu Jan, Giovanni Battista Wu Mantang, suo figlio, e Paolo Wu Wanshu, suo nipote, che nella persecuzione dei Boxer, per aver confessato di essere cristiani, meritarono di raggiungere tutti insieme la corona del martirio.


Per molti secoli sino ad oggi i cristiani cinesi sono stati vittime di violente persecuzioni che raggiunsero l’apice nell’anno 1900 con l’infuriare della cosiddetta “rivolta dei Boxers”. Dalla metà del mese di giugno essa raggiunse anche lo Shenxian, vicariato apostolico cinese affidato alla cura pastorale dei Gesuiti.
Il 29 giugno i soldati raggiunsero il villaggio di Xiaoluyi, presso Shenxian, nella provincia cinese dello Hebei, e qui uccisero tre persone che non esitarono a professare la loro fede cristiana: il laico sposato Paolo Wu Juan (62 anni), suo figlio Giovanni Battista Wu Mantang (17 anni) e suo nipote Paolo Wu Wanshu (16 anni). Erano tutti nativi del paese medesimo ove andarono incontro al martirio.
In quel periodo le vittime si contarono a migliaia ed i Gesuiti ritennero opportuno non disperdere la memoria di questi intrepidi testimoni della fede. Raccolsero allora il materiale reperibile ed il 28 maggio 1948 fu introdotta dunque la causa di canonizzazione del gruppo denominato “Leon-Ignace Mangin e 55 compagni”, che portò alla beatificazione il 17 aprile 1955, in seguito al riconoscimento del loro martirio avvenuto il 22 febbraio precedente, ed infine all’ufficializzazione della loro santità da parte di Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000, unitamente ad un gruppo complessivo di 120 martiri cinesi di varie epoche.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2006-08-23

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