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Beato Scubilione (Giovanni Bernardo Rousseau) Religioso lasalliano

13 aprile

Annay-la-Côte, Francia, 22 marzo 1797 - Sainte-Marie, La Réunion, 13 aprile 1867

Giovanni Bernardo Rousseau (fratel Scubilione), nacque il 22 marzo 1797 ad Annay-la-Côte nella Borgogna, dipartimento dell'Yonne (Francia), primogenito dei quattro figli di un tagliapietre. Istruito dal parroco, nonostante le difficoltà causate dalla Rivoluzione, venne indirizzato all'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane (Lasalliani), del quale condivideva l'ideale di dedicarsi all'educazione dei giovani. Dopo il noviziato a Parigi (nel 1822 aveva indossato l'abito religioso, prendendo il nome di fratel Scubilione), nel 1826 ottenne l'abilitazione all'insegnamento e fu mandato nella comunità di Poitiers. Nel 1827 emise i voti perpetui. Dopo aver insegnato a Chinon, nell'aprile 1833 accolse l'invito a recarsi nell'Isola di Réunion: parte degli abitanti era costituita da schiavi che lavoravano nelle piantagioni di caffè e canna da zucchero. Ad essi, nei 34 anni che trascorse a La Réunion, fratel Scubilione si dedicò con particolare attenzione. Si spostò nel tempo in varie località dell'isola aprendo scuole e curando la catechesi. Morì il 13 aprile 1867 a Sainte-Marie. Fu proclamato beato il 2 maggio 1989 dal papa San Giovanni Paolo II.

Martirologio Romano: Nell’isola di Réunion nell’Oceano Indiano, beato Scubilione (Giovanni Bernardo) Rousseau, religioso dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che istruì instancabilmente i fanciulli e diede aiuto ai poveri e speranza agli schiavi.


Giovanni Bernardo Rousseau, nacque il 22 marzo 1797 ad Annay-la-Côte nella Borgogna, dipartimento dell’Yonne (Francia), primogenito dei quattro figli del tagliapietre Bernardo Rousseau e di Regina Pelletier; il neonato fu battezzato il giorno stesso della nascita in casa dei nonni e quasi di nascosto, perché le chiese erano chiuse a causa delle note vicende della Rivoluzione Francese.
La famiglia trasferitasi a Tharoiseau, sempre in Borgogna, era di modeste condizioni economiche, ma capace di educare i figli nella laboriosità e pietà religiosa.
Giovanni Rousseau ricevé la Prima Comunione, probabilmente anche la Cresima, intorno ai 10 anni, ciò costituì l’inizio di una vita cristiana più intensa; fu guidato spiritualmente dal parroco, l’abate Petitier, che l’aiutò nello studio, forse con l’intento di avviarlo al sacerdozio.
Ma il 19 aprile 1811, morì il parroco e Giovanni perse l’insegnante e l’opportunità di studiare, visto che a Tharoiseau non c’erano altri insegnanti e dall’inizio della Rivoluzione, non era stato più riorganizzato l’insegnamento.
Solo sette anni dopo, il 4 ottobre 1818, arrivò un nuovo parroco che riprese l’insegnamento a Giovanni, giunto a quasi 22 anni; quando poi fu riaperta una scuola a Tharoiseau, visto il gran numero di studenti, Giovanni Rousseau fu scelto come aiutante del maestro.
Impegnato in questo compito, continuò a coltivare una religiosità attiva e il desiderio di dedicarsi a Dio più completamente; il parroco visto l’età non più giovanissima, aveva 25 anni e la scarsa formazione ricevuta, preferì indirizzarlo all’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, fondato nel 1683 da s. Giovanni Battista de La Salle (1651-1719), invitandolo a visitare la loro comunità di Auxerre, dove venne accolto con molta simpatia.
Dopo aver così conosciuto ed ammirato i Fratelli Lasalliani, visto che anche lui condivideva il loro ideale di dedicarsi completamente all’educazione dei giovani, unitamente alla preghiera, scelse di entrare a far parte della Congregazione.
Il 9 novembre 1822, Giovanni Bernardo Rousseau, partì per il Noviziato dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Parigi; il 24 dicembre indossò l’abito religioso, prendendo il nome di fratel Scubilione (nome del santo monaco compagno di s. Paterno, vescovo di Avranches); nell’anno trascorso a Parigi, egli poté approfondire la pedagogia dei Fratelli e lo spirito religioso del santo Fondatore.
Per il secondo anno di noviziato, a partire dal 4 novembre 1823, fu mandato nella comunità di Alençon, dove si occupò anche della cucina e del giardino; il 15 settembre 1825 pronunciò i voti triennali che precedevano, secondo le regole di allora, quelli perpetui.
Nel 1826 conseguì l’abilitazione all’insegnamento e fu mandato nella comunità di Poitiers, con l’incarico di istruire i piccoli, realizzando così il suo sogno di apostolato nella scuola.
Visto le sue buone disposizioni e desiderando fratel Scubilione legarsi definitivamente all’Istituto Lasalliano, gli fu concesso di abbreviare il tempo dei tre anni dei voti temporanei e così il 27 settembre 1827, nel ritiro di Nantes, emise i voti perpetui di castità, povertà, obbedienza, stabilità nell’Istituto e dell’insegnare gratuitamente. Negli anni 1831 e 1832 insegnò a Chinon, alla prima classe della scuola, che contava più di 80 alunni.
Nell’aprile 1833 accolse con gioia l’invito a recarsi nell’Isola di Réunion, per evangelizzare quella popolazione, l’isola in quel tempo aveva il nome di Bourbon; e parte degli abitanti era costituita da schiavi che lavoravano nelle piantagioni di caffè e canna da zucchero.
Si imbarcò il 20 aprile 1833 insieme ad un gruppo di Fratelli, e dopo 85 giorni di navigazione, con un solo scalo all’Isola Maurizio, sbarcò nel porto di St.-Denis a La Réunion, il 15 luglio 1833; da allora vi rimase fino alla morte, senza mai allontanarsene.
L’isola vulcanica fa parte dell’arcipelago delle Mascarene ed è situata nell’Oceano Indiano, a 600 km ad est del Madagascar; fu scoperta nel 1505 dal portoghese Mascarenhas, da cui prese il nome di Mascarena, passato poi a designare l’arcipelago.
Occupata stabilmente dai francesi nel 1649, fu ribattezzata Bourbon in onore della Casa Reale di Francia; nel 1644 fu data in concessione alla Compagnia delle Indie, che ne iniziò la valorizzazione popolandola di schiavi e introducendo la coltivazione del caffè e successivamente quella della canna da zucchero.
Annessa alla Corona di Francia nel 1767, mutò poi il nome in “La Réunion” nel 1793, a ricordo della riunione dei Marsigliesi e delle Guardie Nazionali, il 10 agosto 1792, nei primi avvenimenti della Rivoluzione Francese.
Nel secolo XIX, prima con Napoleone, poi con gli inglesi e di nuovo con i francesi, il nome dell’isola divenne “Bonaparte” (1806), Bourbon (1810), La Réunion (1848), questi ultimi due cambiamenti avvennero nel periodo della permanenza di fratel Scubilione nell’isola (1833-1867). Dal 1946 forma un Dipartimento d’Oltremare della Francia, la religione è prevalentemente cattolica.
Nei 34 anni che trascorse a La Réunion, fratel Scubilione divise il suo tempo fra incarichi domestici e scolastici, ai quali aggiunse un apostolato paziente e proficuo, sollecitato dai bisogni spirituali di una popolazione estremamente povera e sottosviluppata, a forte maggioranza creola, cioè di discendenti dei coloni francesi e nativi del luogo.
Si spostò nel tempo in varie località dell’isola, a Saint-Benoit e a Saint-Paul (1833-1843); a Saint-Leu (1843-1850); alla Possession (1850-1855); a Saint-Denis (1855-1856); a Sainte-Marie (1856-1867), aprendo scuole e curando la catechesi di fanciulli e adulti, ricorrendo ad ingenui ma efficaci espedienti pedagogici.
Compose perfino un sommario nella lingua locale creola, adattandolo alla mentalità di quella gente di cultura limitata, nel contempo si dedicò all’assistenza dei più poveri e degli ammalati.
Però il campo prediletto dell’apostolato di fratel Scubilione fu l’assistenza agli schiavi, dando loro un’istruzione, organizzò per loro la scuola serale di catechismo, andando di porta in porta a chiedere ai padroni, di concedere agli schiavi un’ora di tempo la sera, per istruirli.
Quando il 20 dicembre 1848, la Francia ripristinò per l’isola l’antico nome di La Réunion e diede la libertà ai circa sessantamila schiavi delle piantagioni, i quali vivevano in condizioni miserevoli, fratel Scubilione profuse il suo impegno nel campo sociale, per sollevarli materialmente e spiritualmente, tanto da attivarsi fra l’altro, alla costituzione di una Società di Mutuo Soccorso.
A Sainte-Marie, a Saint-Leu, andava nelle campagne a cercare gli ex schiavi non ancora battezzati, per prepararli a ricevere il Battesimo; si calcola che ne trovò circa 600, tutti istruiti e poi battezzati.
Negli ultimi anni, oltre ad insegnare ai bambini, prese anche a condurre la vita domestica delle varie Case, curando il guardaroba e la cantina, e a La Possession ebbe anche la funzione di vicedirettore.
Il 14 dicembre 1856, arrivò nella cittadina di Sainte-Marie, dove lavorò, con il suo consueto impegno e zelo a favore di bambini e adulti, gli ultimi undici anni della sua vita; quando nel 1859 l’isola fu devastata dal colera, fratel Scubilione si prodigò senza sosta nel soccorrere gli ammalati.
Consumato dalle fatiche e gravemente malato, fratel Scubilione morì il 13 aprile 1867 a Sainte-Marie, dopo 34 anni di missione; i suoi funerali furono un trionfo per la partecipazione di una immensa folla.
Nel 1839 i suoi resti mortali, furono traslati dal cimitero di Sainte-Marie, nella Casa dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Saint-Denis, la capitale dell’isola.
Il 30 maggio 1981 fu introdotto il processo di beatificazione; a seguito dell’approvazione, l’8 maggio 1987, di un miracolo attribuito alla sua intercessione, fratel Scubilione (Giovanni Bernardo Rousseau) fu proclamato Beato il 2 maggio 1989, da papa Giovanni Paolo II, a Saint-Denis nell’Isola de La Réunion, durante il suo 41° viaggio apostolico, che toccò oltre l’isola anche Madagascar, Zambia e Malawi.

Autore: Antonio Borrelli
 


 

Decisamente strano e inconsueto il nome, Scubilione, che gli avevano assegnato; ancora più impegnativo il cognome, Rousseau, che portava. Ma lui con il filosofo svizzero aveva ben poco da spartire, perché era semplicemente figlio di un umile tagliapietre della Borgogna. Contemporaneo della Rivoluzione francese, nasce nel 1797 e viene battezzato di nascosto nella casa del parroco, circondato dall’ acceso e sanguinoso clima della persecuzione religiosa. Mamma gli insegna a vivere da buon cristiano e il piccolo impara in fretta e bene; il parroco, oltre a fargli catechismo, gli insegna anche a leggere e scrivere. A 14 anni va a fare il pastore per aiutare la famiglia, anche se sente di essere chiamato ad altro; intanto frequenta la chiesa con assiduità, prega, ha una devozione particolare per la passione di Gesù. Anche se povero di nozioni e con uno scarso bagaglio culturale, è intelligente e ha un forte ascendente sui bambini e così il parroco gli chiede di fare l’aiutante del maestro nella rudimentale scuola elementare che è stata aperta di fianco alla chiesa parrocchiale. E’ qui che gli nasce in cuore il desiderio di dedicarsi interamente all’istruzione della gioventù, e così a 25 anni entra nel noviziato dei Lasalliani, a Parigi. Insieme all’abito religioso gli danno il nome strano e difficile dell’antico monaco Scubilione, mentre lui cerca di fare propria la spiritualità del fondatore e di avvicinarsi sempre più a Dio con la preghiera e la penitenza. E deve riuscire piuttosto bene in questo sforzo, se per strada o al mercato la gente lo chiama “il santo”, semplicemente osservando come si comporta, come prega, come si mette a disposizione degli altri. Secondo lo specifico carisma dei Fratelli delle Scuole Cristiane, si dedica all’insegnamento, anche se è molto timido ed ha coscienza dei suoi limiti culturali; ma dove non arriva con i suoi mezzi supplisce egregiamente la grazia di Dio. A 36 anni i superiori appagano il suo desiderio di andare in missione e lo mandano nell’isola La Reunion nell’Oceano Indiano. Fratel Scubilione raggiunge la sua destinazione dopo 84 giorni di navigazione, senza neppure passare prima a salutare la mamma. Qui resterà fino alla morte, continuando a fare catechismo ai bambini, girando da una scuola all’altra, bussando ad ogni porta per seminare un po’ di bene. L’isola, a quell’epoca, è caratterizzata ancora dal fenomeno della schiavitù, e Fratel Scubilione insegna catechismo agli schiavi, anche trecento per sera: spesso attirandosi le ire dei padroni, ma raccogliendo la simpatia ed il rispetto delle gente. La fama di santo, infatti, l’ha seguito anche quaggiù e il solo vederlo pregare è più eloquente di ogni predica. Il suo insegnamento è semplice, come semplice è la gente che deve istruire, e perché imparino a memoria le verità principali della fede gliele fa anche cantare, con versetti semplici e melodici, che gli schiavi possono intonare a squarciagola mentre sono nei campi a lavorare. Non si tira indietro e sfida anche il pericolo del colera per curare, consolare, confortare i moribondi. La gente lo osserva, lo ammira, lo ama. E lo piange come uno di famiglia, quando il 13 aprile 1867 muore breve malattia. Giovanni Bernardo Rousseau – Fratel Scubilione – è stato beatificato da Giovanni Paolo II° nel 1984.

Autore: Gianpiero Pettiti
 


 

Nel 1797, ad Annay-la-Cote (Borgogna, Francia), nasce Giovanni Bernardo Rousseau, figlio di un povero spaccapietre. Primo di quattro figli, viene battezzato di nascosto per le persecuzioni subite dal clero durante la Rivoluzione francese. I genitori, religiosi, insegnano al piccolo Giovanni la laboriosità e l’amore per il prossimo. Il fanciullo, a quattordici anni, va a fare il pastore per portare a casa qualche soldo. Giovanni è intelligente e, grazie a un sacerdote che gli impartisce il catechismo, impara a leggere e scrivere. Giovanni è timido, eppure ha successo con gli altri bambini quando parla con loro di Gesù.
Il ragazzino sogna di diventare sacerdote e insegnante per offrire ai poveri un’istruzione e far conoscere il messaggio del Vangelo, la Madonna che ci protegge, i santi che accorrono se li invochiamo. Giovanni realizza i suoi sogni. Con il nuovo nome di Fratel Scubilion (dal monaco San Scubilion), indossa il tipico abito talare nero con le facciole bianche dei “Lasalliani” della Congregazione Fratelli delle Scuole Cristiane (fondata nel 1683 da San Giovanni Battista de La Salle), e insegna a Poitiers e a Chinon.
A trentacinque anni, accetta con entusiasmo di partire per l’isola di Réunion (Oceano Indiano) dove trascorrerà tutto il resto della sua vita. Dopo un viaggio di quasi tre mesi, arriva nell’isola abitata da umili pescatori, miseri schiavi che lavorano nelle piantagioni di caffè e canna da zucchero, diseredati e analfabeti. Fratel Scubilion è infaticabile. Ovunque apre scuole per bambini e adulti. Intanto aiuta i bisognosi e assiste gli ammalati. Durante un’epidemia di colera non si risparmia, nonostante il rischio di contagio. Per gli schiavi neri organizza scuole di catechismo serali frequentate anche da trecento persone. I padroni non ne sono contenti e spesso Giovanni Bernardo deve pregarli di permettere agli schiavi di assentarsi la sera.
Giovanni sa di non essere molto colto, ma Dio gli dona la grazia di riuscire nel suo compito. Il sacerdote usa parole semplici, avvalendosi di filastrocche e canzoncine che bambini e adulti imparano a memoria. Gli schiavi le intonano a squarciagola durante il duro lavoro nei campi. Così essi imparano frasi che parlano di pace, fratellanza, speranza, solidarietà. Parole che scaldano il cuore e predispongono l’animo a vedere il futuro con fiducia. Nel 1867 Fratel Scubilion muore nella sua isola, a Sainte-Marie, ammirato e amato da tutti.
 


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

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Aggiunto/modificato il 2023-04-06

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