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Luca Greco Adolescente

Testimoni

Nociglia (Lecce), 10 luglio 1982 – 10 luglio 1995


Era un ragazzo che sprigionava allegria da tutti i pori della pelle, un’esplosione di vita, a volte incontrollabile; ma sotto l’aspetto simpatico e sornione, si nascondevano tutti i sentimenti, gioie e delusioni, incertezze, piccoli innamoramenti tipici dell’età adolescenziale.
Luca Greco nacque a Nociglia (Lecce) il 10 luglio 1982; figlio di Giovanni Greco maresciallo dell’Aeronautica Militare, la mamma si chiama Venturina casalinga; aveva due fratelli Daniele e Chiara più piccoli di lui.
Dotato di bellissimi occhi azzurri, fin da piccolo dimostrò un vivo interesse per le meraviglie della natura, e il cielo, il mare, le nuvole, gli animali, i fiori, erano per lui oggetto di continua osservazione.
Amava disegnare e dipingere, ma soprattutto andare in bicicletta, nuotare e tuffarsi sott’acqua a mare. L’amore per la natura e per gli spazi aperti, gli fecero scrivere su un foglio: “Cosa farò da grande? Mi piacerebbe soprattutto fare il pilota per volare nel cielo. Volerei ogni giorno per divertirmi e vedere il panorama. A me è sempre piaciuto volare e vedere il mondo dall’alto al di sopra di tutto e osservare le nuvole”.
La sua vivacità gli faceva sfiorare pericoli in più occasioni, provocando punizioni dai genitori; ma in fondo al suo cuore non era superficiale, anzi le frasi, i temi in classe, i propositi, da lui scritti, rivelano una profondità d’animo e una consapevolezza dei gravi problemi della gioventù, cita i bambini poveri, i drogati, i piccoli defunti, gli affamati e senza casa.
Per Luca Greco gli amici erano importanti, li prendeva in giro ma non li tradiva mai, frequentava l’Azione Cattolica della sua parrocchia, andava a Messa con il padre ogni domenica.
Amava profondamente la vita, cosciente che è un dono di Dio e scriveva per questo:
“La vita è una cosa bella, un dono di Dio.
La vita è come una continua esplorazione
perché ogni giorno si scoprono cose nuove.
Essa è come una lunga strada
che ha un termine.
La vita è piena di cose belle e non belle
così l’uomo ha sempre voglia di vivere
e di non morire mai.
E bisogna ancora una volta sperare
che la vita sia lunga”. (Luca Greco)
Ma la vita tanto desiderata e programmata, stava per finire per lui e in un modo opposto a quello del volare nei cieli aperti dei suoi sogni.
Proprio nel giorno del suo 13° compleanno, il 10 luglio 1995, mentre in casa lo attendevano con gli amici per festeggiarlo, una frenetica bussata di porta di un suo compagno, annunciò che Luca era caduto nel pozzo dell’asilo.
Tutto il paese di Nociglia accorse al pozzo, profondo 130 metri e largo 46 cm., non si sapeva se il ragazzo era ancora vivo, solo che era incastrato verso i 64 metri, circa a metà pozzo.
A tutti venne in mente che si stava ripetendo la tragedia di Vermicino vicino Roma, quando il 10 giugno 1981 il piccolo Alfredino Rampi di sei anni, perse la vita in fondo ad un pozzo, dopo lunga agonia e nonostante i tentativi fatti per salvarlo.
E la tragedia si ripeté; verso mezzanotte uno speleologo di 19 anni Luigi Valiani, si calò nel pozzo per un ultimo disperato tentativo, raggiungendo Luca incastrato, ma che purtroppo era già morto, riuscì solo ad imbracarlo e così fu tirato fuori, fra la folla che applaudiva ignara della morte già avvenuta.
Dopo i funerali, celebrati nella Chiesa di S. Nicola a cui partecipò tutto il paese, in coda al corteo funebre si misero tutti gli amici di Luca con le loro biciclette, per accompagnare il loro amico di pedalate al cimitero.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-02-22

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