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Venerabile Vincenzo Maria Morelli Vescovo

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Lecce, 25 aprile 1741 - Otranto, 22 agosto 1812


Vincenzo Maria Morelli nacque a Lecce il 25 aprile 1741 in una famiglia numerosa e profondamente cristiana. Tre figli maschi entrarono nell'Ordine dei Padri Teatini, tra cui il nostro Vincenzo, una sorella tra le Cappuccine.
Buono e sensibile, aveva un'ottima memoria che gli sarà poi utile nello studio della Sacra Scrittura e nel ministero sacerdotale, in un'ascesa che lo porterà alla dignità vescovile. Leggeva e studiava continuamente la Bibbia, memorizzandone ampi brani. Entrò giovanissimo nella Casa teatina della sua città annessa alla chiesa di S. Irene, gioiello del barocco leccese. Si contraddistinse per la serietà con cui seguiva la Regola, tanto da essere additato ai compagni come modello. Il 27 aprile 1757 venne ammesso alla professione e fu trasferito a Napoli, in S. Paolo Maggiore, dove è venerato il sepolcro di S. Gaetano da Thiene, fondatore dell'Ordine. Suo insegnante di filosofia fu Don Filippo Lopez-Royo che diverrà arcivescovo di Palermo, il corso di teologia lo seguì invece a Roma. Eccelse nello studio della matematica e dell'astronomia che saranno da lui insegnate nell'Accademia delle Scienze di Verona. Quando tornò a Napoli il Re Ferdinando IV, a testimonianza della stima che aveva acquisito, lo nominò socio dell'Accademia delle Scienze partenopea.
Il 16 giugno 1764, festa della SS. Trinità, celebrò la sua prima messa.
Ottimo conoscitore dell'ebraico e del greco, gli fu conferita la cattedra di Sacra Scrittura. Nominato maestro dei novizi, ricoprì questa carica per 17 anni. Esigente nel rispetto della Regola era però estremamente comprensivo verso i suoi allievi, l'insegnamento più importante lo dava con l'esempio. Fu nominato anche cerimoniere, incarico in cui fu estremamente scrupoloso. A causa dei vari impegni poteva essere esentato da alcuni momenti di preghiera comunitaria ma non lo chiese mai. In tutti gli incarichi manterrà una profonda umiltà. Sempre disponibile a confessare, era diretto spiritualmente dal barnabita S. Francesco Saverio Bianchi. Capisaldi della sua devozione erano l'Eucaristia, la Passione di Cristo, la Madonna; non trascurava mai la meditazione personale.
Giunto all'età di cinquant'anni, assai stimato, non cercava onori. Non poteva però passare inosservato, il Re in persona lo propose al Papa Pio VI come ottimo candidato alla guida di una diocesi. Da circa dieci anni era vacante l'arcidiocesi di Otranto, la più importante della penisola salentina. Vi fu designato il 22 febbraio 1792. Cercò di declinare umilmente la grande responsabilità ma dovette obbedire ai superiori. Il distacco da Napoli non fu facile.
Come era consuetudine sostenne a Roma un esame prima della nomina ufficiale, al termine lo stesso pontefice lo abbracciò pubblicamente pieno di ammirazione. La consacrazione episcopale avvenne nella chiesa di S. Carlo al Corso il 4 marzo 1792; prese possesso della sua diocesi il 24 maggio.
Ad Otranto mancava il vescovo da dieci anni, Vincenzo Maria trovò una situazione di ignoranza religiosa e tiepidezza nello stesso clero. Da qui iniziò il suo instancabile ministero.
Scrisse un compendio popolare di Dottrina Cristiana destinato a tutti i fedeli. Si occupò personalmente della formazione dei seminaristi che dopo l'ordinazione sacerdotale dovevano seguire un biennio di approfondimento. Vi vedeva la speranza e il futuro della chiesa, teneva egli stesso molte lezioni. Comprensivo e mansueto sapeva essere risoluto all'occorrenza. I sacerdoti più poveri erano spesso ospiti della sua mensa.
Raccomandò l'esposizione del SS. Sacramento, preceduta da momenti di spiegazione della Sacra Scrittura. Secondo un dettagliato programma si prefissò di visitare tutte le parrocchie almeno ogni due anni, senza accettare offerte. Non usò quasi mai la carrozza, ma un cavallo o un mulo, e spesso si spostava anche a piedi. Predilesse l'incontro con le famiglie in discordia per riportarvi la pace. Per aiutare i poveri arrivò a regalare la sua biancheria e ad impegnare due volte la croce pettorale. Si allontanò dalla sua gente solo per motivi pastorali.
Nel 1803 dovette recarsi a Napoli per controversie nate con un religioso di Galatina. Dopo alcuni mesi, chiarita la situazione, si recò nella cittadina del Salento e pose fine alla questione con una solenne celebrazione a cui l'ecclesiastico in questione non prese parte. Fu il pastore ad andare incontro alla pecora smarrita direttamente a casa sua. Tale fu l'affabilità e la saggezza del Morelli che dopo aver fatto pubblica ammenda l'ecclesiastico non fu neppure rimosso dal suo incarico.
Vincenzo venne nominato da Pio VII anche Vicario della diocesi di Lecce per appianare alcune discordie nate in seno al clero. Nello stesso anno ci fu l'occupazione francese di tutto il regno, il Generale Gioacchino Murat, allontanati i Borboni, mise sul trono Giuseppe Bonaparte. L'esercito si insediò nelle principali città, compresa Otranto. Vincenzo Maria fu imprigionato in una stanza del palazzo vescovile. Innumerevoli gli oltraggi alla popolazione, non furono risparmiate neanche le chiese. I vescovi vennero invitati a sottomettersi al nuovo governo prestando giuramento. Monsignor Morelli, rifiutando, invitò tutti i vescovi a fare altrettanto. Solo quattro presuli capirono la gravità della situazione firmando una lettera di protesta che fu poi portata a Napoli proprio da Vincenzo. Venne arrestato e detenuto per tre anni con la sola compagnia di un crocifisso. Non fermarono però il suo pensiero, continuò a indirizzare accorate lettere alla sua gente. I carcerieri restarono ammirati dal suo comportamento e dalla sua dignità.
Tornò ad Otranto definitivamente debilitato nel fisico, soffrendo di idropisia e quasi cieco. Iniziò ugualmente una visita pastorale e un corso di esercizi spirituali al clero, dovette però obbedire ai medici che gli imposero il riposo. Il Marchese Gianafei lo volle ospite del suo palazzo di Sternatia, seguì un miglioramento solo apparente. Di edificazione a quanti lo visitarono, morì il 22 agosto 1812. Volevano seppellirlo nella parrocchia del paese ma era giusto che tornasse nella sua Cattedrale. Quella carrozza che non usò quasi mai in vita non fu necessaria per trasportarne il feretro, fu portato a spalla lungo i 12 km che separano Sternatia da Otranto.
Nel 1835 fu introdotta la causa di beatificazione.

PREGHIERA
O Dio onnipotente, che donasti alla tua Chiesa un sacerdote esemplare e un vescovo zelantissimo nel tuo Servo Vincenzo Maria Morelli, concedi che sia per noi modello e stimolo di perfezione cristiana e nostro intercessore nel Cielo.
Per Cristo nostro Signore. Amen


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2004-03-25

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