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San Teodorico Balat Martire

9 luglio

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S. Martino di Tour (Francia), 23 ottobre 1858 – Tai-yuen-fu (Cina), 9 luglio 1900


Nel gruppo di missionari francescani, che caddero vittime del fanatismo antieuropeo e anticristiano il 9 luglio 1900 in Cina, ci fu anche padre Teodorico Balat; il quale nacque il 23 ottobre del 1858 a San Martino di Tour in Francia.
I pii genitori oltre a dargli un’educazione, lo assecondarono nella sua aspirazione ecclesiastica; sin da piccolo fu affidato alle cure delle Suore di Nevers a Lisle, e ad otto anni frequentò la Scuola dei Fratelli della Dottrina Cristiana.
Nonostante che fosse irrequieto, quasi intrattabile, sdegnoso, nel contempo a undici anni era chierichetto nel piccolo Seminario di Lavour, dove pur non essendo una cima d’ingegno, si distinse per diligenza e condotta morale. A 20 anni nel 1878 passò dal piccolo Seminario al Grande Seminario di Albi; chi lo conobbe diceva che era un giovane amabile per la sua virtù, modesto, regolare nell’applicazione della disciplina interna, costante nella dedizione allo studio, che pur gli riusciva penoso.
Fin dal piccolo Seminario si era iscritto al Terz’Ordine di S. Francesco e in lui era germogliato il seme di essere missionario; dal 1880 Teodorico cominciò a parlare di questo suo desiderio al suo vescovo, il quale unitamente ai genitori e familiari, cercarono di dissuaderlo, ma egli resisté alle pressioni e nel giugno del 1880 partì per Pau, dove c’era il Noviziato dei Frati Minori.
Vestì il saio francescano il 29 giugno, mentre in Francia venivano applicati i decreti di espulsione dei religiosi dai loro conventi. Infatti il 6 novembre dello stesso anno i novizi, i professori e gli studenti superiori del vicino convento che si erano rifugiati a Pau, furono tutti espulsi dal Noviziato, costretti a lasciare le loro celle e ridotti senza niente sul lastrico.
La Provvidenza volle che i novizi con il loro maestro, venissero accolti dal Conte di Goubaux, nel suo castello di Béterette, in alcuni locali rustici, che furono adattati come si poteva alla vita della comunità. Ma non si poteva approfittare a lungo dell’ospitalità generosa del conte, quindi dopo quattro mesi, i novizi s’imbarcarono per l’Inghilterra, prima a Maryland e poi a Woodlands, accolti come esuli dalle Comunità francescane dell’Isola e qui Teodorico il 30 giugno 1881 fece la sua Professione semplice; il loro emigrare fuori dei confini della Patria ostile, proseguì nell’ottobre 1881 con l’andare in Clitton (Bristol) e dopo circa due anni si spostarono definitivamente a Clevedon, dove Teodorico il 2 luglio 1884 fece la Professione dei voti solenni e nell’agosto successivo venne ordinato anche sacerdote.
Intanto maturava la sua aspirazione a missionario, anche altri suoi compagni di studio erano già partiti per la Cina, ma nonostante le sue insistenti richieste, i superiori ritenendolo non adatto a causa della salute un po’ debole, procrastinavano il loro parere. Finché dopo un consulto di un ottimo medico, il quale disse che il lungo viaggio per mare, avrebbe certamente fatto bene alla sua salute, così i superiori acconsentirono e padre Teodorico, dopo essersi recato a salutare i suoi familiari, partì il 18 agosto 1884 per Roma, con altri tre compagni, fermandosi qualche giorno ad Assisi.
Nel frattempo era scoppiata la guerra franco-cinese e i quattro missionari furono costretti ad aspettare tempi propizi in Terra Santa, dove padre Teodorico Balat si ammalò di nuovo con febbri e crampi allo stomaco, che lo costrinsero a letto e si intravedeva la possibilità di non farlo proseguire oltre.
Ma la lettera che doveva bloccarlo, arrivò quando padre Balat a settembre 1884, aveva già lasciato la Palestina, alquanto rimesso e imbarcato su una nave diretta in Cina. Del viaggio, delle sue impressioni, degli incontri, padre Teodorico compilò alcune note scritte che ben illustrano la gioia provata nell’avverarsi di questo suo grande ideale missionario.
A Shanghai fu “cinesizzato” con gli abiti cinesi ed il tradizionale codino e poi proseguì con barca fluviale e altri mezzi per due mesi e mezzo finché giunse a Tai-yuen-fu nel dicembre 1885; dopo un necessario tirocinio durato due anni, mons. Gregorio Grassi lo ritenne maturo e lo mandò nel distretto di Lu-ngan-fu in aiuto ad un missionario più anziano.
Lo accolsero 300 fedeli entusiasti, ma restò qui poco tempo, poi fu mandato in una comunità di 1000 fedeli verso Ta-tong-fu, in ambedue i luoghi, profuse tutto l’ardore del suo giovane spirito missionario. Nei mesi a cavallo del 1891 e 1892, padre Teodorico intraprese un viaggio a dorso di cavallo per raggiungere sperduti villaggi sui monti dello Shan-si, distanti anche 150 km. dalla città, per visitare i cristiani che da tanto tempo non vedevano un sacerdote.
Accompagnato dal suo catechista Ki-san, un bonzo convertito, egli affrontò avventure e disagi incredibili, raccontati da lui stesso in una lettera ad altro missionario amico. Ma i missionari non possono legarsi ad un luogo e quindi nell’ottobre del 1892 padre Teodorico lasciò Tai-tong-fu, per ripartire nel 1896, come maestro dei novizi, di nuovo a Tong-eul-kou. Ma la sua salute declinava paurosamente, gli sforzi ed i disagi della vita missionaria lo avevano ulteriormente debilitato e così mons. Grassi, il Vicario Apostolico dello Shan-si, dopo alcuni anni lo richiamò a Tai-Yuen-fu, centro del Vicariato, come Procuratore della Missione e cappellano delle orfanelle, delle suore indigene, alle quali poi si aggiunsero nel 1899 le sette suore Francescane Missionarie di Maria.
Amatissimo dai cristiani, ammirato dai novizi, era di una mortificazione eroica, rigido osservatore della Regola, era sempre ubbidientissimo, non chiedeva mai di essere esonerato in qualcosa, nonostante il suo stato di salute. E a Tai-yuen-fu si trovò, quando scoppiò più cruenta la persecuzione dei famigerati ‘boxers’, setta sanguinaria che aveva lo scopo di scacciare gli stranieri Occidentali dalla Cina, specialmente i missionari e la loro religione europea, essi comandati dal viceré Yü-sien, uomo crudele e sanguinario, avevano il beneplacito dell’imperatrice madre, la settantenne Tz-Hsi.
I cristiani ed i missionari caddero a migliaia e anche in questa città essi arrivarono il 5 luglio 1900, distruggendo per prime le case ed il tempio dei Protestanti, considerati più ricchi e poi le strutture dei missionari cattolici. Il 9 luglio 1900 il vescovo Grassi, il suo Vicario mons. Fogolla, i padri missionari, le sette suore Francescane, cinque seminaristi e 9 domestici cristiani cinesi, furono portati nel cortile del tribunale di Tai-yuen-fu e qui massacrati, senza un motivo giuridico, a colpi di sciabolate e quasi tutti decapitati.
Così padre Teodorico Balat a 42 anni donava il suo sangue per Cristo e per la Chiesa in Cina. I loro corpi dopo essere rimasti esposti all’offesa della plebaglia pagana fino a sera, vennero poi ammassati in una fossa comune, vicino alle mura della città e lasciati in preda ai cani e uccelli rapaci per tre giorni; alcune teste furono esposte alla Porta Meridionale.
Poi per timore di una pestilenza, i corpi dei 26 martiri furono sepolti alla rinfusa fuori le mura della città, assieme alle ossa anonime di mendicanti e giustiziati. Solo nel 1901 dopo la sconfitta dei ‘boxers’ e del perfido viceré da parte delle Potenze Occidentali, si poterono esumare e dare loro una onorata sepoltura.
Tutti furono beatificati da papa Pio XII nel 1946 e canonizzati da papa Giovanni Paolo II il 1° ottobre del 2000, assieme ad un folto gruppo di altri martiri in Cina e Vietnam (Tonchino), di vari periodi, missionari e laici cinesi, per un totale di 120 martiri.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2003-08-28

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