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Bianca Chilovi Laica d’Azione Cattolica

Testimoni

Taio (Val di Non), 5 agosto 1909 – Cles, Val di Non, (Trento), 8 luglio 1934


Viene dalla Val di Non, come la famosa mela, e anche lei è un prodotto di eccellenza: modellato, cresciuto e coltivato dall’Azione Cattolica. Nasce a Taio il 5 agosto 1909, figlia di un frustaio e di una casalinga che in casa hanno 15 bocche da sfamare. Arcangelo, il papà, ha sempre sognato una famiglia che fosse cristiana sul serio e per non sbagliare a scegliere moglie ha fatto anche una novena alla Madonna: riterrà sempre una grazia di quest’ultima il colpo di fulmine che lo fece innamorare di Anna Chini con la quale darà vita alla famiglia dei suoi sogni. Anche Bianca, la figlia nata proprio nel giorno della Madonna della Neve, rientra probabilmente nei sogni di papà Arcangelo, perchè quale genitore non si augura di avere, come figlia, una ragazza buona, dolce, servizievole e ubbidiente? Bianca è tutto questo e anche di più, malgrado la salute fragile che farà di lei una bambina delicata e bisognosa di particolare cure, come per la misteriosa sua malattia agli occhi, che neanche a Innsbruck riescono a guarire. Per il resto è come le altre: solare, allegra, scherzosa, pur senza andare mai “oltre le righe”, perché quel che maggiormente si ammira in lei è la moderazione: nel giocare, nel vestire, nello scherzare. Una bambina giudiziosa, insomma. Consacrata dalla mamma alla Madonna fin dalla nascita, cresce con una devozione mariana tutta speciale, che diventa ancor più convinta dopo la lettura del celebre “Trattato” di San Luigi Grignion di Monfort. Sono probabilmente qui le radici della sua messa quotidiana, prima della scuola o del lavoro, e della sua confessione settimanale, che la aiutano a dare solide basi alla sua vita spirituale. Si iscrive nelle “Figlie di Maria” e comincia anche a darsi da fare per le missioni e per le vocazioni: preghiere, sacrifici, apostolato in mezzo alle bambine più piccole, sulle quali esercita un forte ascendente. Lavora nei campi e sbriga le faccende di casa, fa la commessa in un negozio e per qualche mese è impiegata in municipio, pur continuando a sognare di farsi suora. A 19 anni, lasciando i genitori un po’ frastornati, entra nelle “Suore di Maria Bambina” a Trento: vi resta però pochi mesi, giusto il tempo per accorgersi che non è quella la sua strada, mentre è divorata dalla nostalgia di casa sua. Dove ritorna, per niente mortificata o depressa, convinta anzi che a casa può procurarsi meriti ancora maggiori, “perché ci sono più sacrifici da fare”. Si rituffa nell’attività parrocchiale, riprende ad insegnar catechismo, inizia un apostolato porta a porta soprattutto là dove c’è una sofferenza da consolare o un povero da aiutare. Fioccano le testimonianze di tanti suoi gesti di carità che lei compie di nascosto, privandosi di carne, frutta e uova che puntualmente finiscono sulla tavola di qualche povero. Si impegna a fondo nell’Azione Cattolica, come delegata del canto e delle missioni, come segretaria e socia effettiva, modellata, plasmata e formata ad offrirsi interamente per il bene degli altri. Per qualche mese viene assunta nella cooperativa del paese: è l’occasione buona per portare Gesù sul posto di lavoro, per affascinare e conquistare con il suo sorriso che ha radici nel vangelo e si nutre quotidianamente di Eucaristia. “La mia vita per i sacerdoti”, scrive al confessore a marzo 1934, svelando così  l’offerta compiuta per la santificazione dei preti e perché sorgano nuove vocazioni, la prima delle quali sboccia proprio in famiglia, quando uno dei fratelli entra negli Oblati di San Giuseppe ad Asti. Poi la vita di sempre, condita da preghiera e carità, a gelosamente custodire il segreto della sua offerta. Fino al 10 giugno 1934, quando le viene diagnosticato il tifo addominale, contro il quale il suo fisico lotta per tre settimane. Negli ultimi giorni si fa portare all’ospedale di Cles, per non disturbare troppo i famigliari; qui ha il tempo di rinnovare la sua offerta e ricevere gli ultimi sacramenti prima di abbandonarsi, l’8 luglio, non ancora venticinquenne, tra le braccia di Gesù, suo unico amore.”La vita è una cipolla, che si sbuccia piangendo”, aveva detto un giorno; e a Trento aspettano che la Chiesa  proclami Bianca Chilovi quella che i suoi compaesani da sempre ritengono: una santa.

Autore: Gianpiero Pettiti

 


 

L’Azione Cattolica da quando fu fondata nel 1868, come organizzazione laica cattolica alla diretta dipendenza della gerarchia ecclesiastica, è stata una fucina di formazione di tante anime elette, che impegnate nei vari campi della vita sociale e politica, dalla famiglia alle professioni; dagli studenti ai lavoratori, dai ragazzi agli adulti, hanno operato e portato l’apostolato cattolico nel vivere quotidiano, diventando un valido supporto alla Chiesa e un’anticipazione di quanto sancirà poi il Concilio Vaticano II sull’Apostolato dei Laici.
Ma l’Azione Cattolica non fu solo questo, l’organizzazione capillare presente in ogni parrocchia, divenne il naturale ambiente, oltre la famiglia, del sorgere di tantissime vocazioni, votate alla vita religiosa, sia maschili che femminili; e quante di queste anime benedette, quando non poterono realizzare quest’ideale, rimasero a collaborare con tutta la loro disponibilità all’opera del parroco ed al servizio liturgico, specie in un tempo di carenza di sacristi e delle stesse suore, impegnate in compiti più specifici alle Costituzioni delle loro Congregazioni.
E fra queste anime belle e silenziose, presenti in quasi tutte le parrocchie, che forse senza saperlo proseguivano nel tempo, quel grande movimento laico-religioso, che dal ‘700 in poi prese la denominazione di “monache di casa” e fra cui spiccarono figure di grande santità, come s. Maria Francesca delle Cinque Piaghe, nei famosi Quartieri Spagnoli di Napoli; bisogna annoverare Bianca Chilovi, che nella silenziosità e nella spiritualità della sua vita, è stata paragonata ad un’umile fiore, sbocciato in una terra di grandi uomini e santi, paragonati a grandi alberi; ma come dice il suo biografo Paolo Risso, sia i fiorellini di campo sia i grandi alberi, sono stati creati da Dio per la Sua gloria e per l’utilità e la gioia nostra.
Bianca Chilovi nacque il 5 agosto 1909 a Taio comune della famosa Val di Non (l’antica Anaunia) in provincia di Trento; in questa Valle che insieme alla Val di Sole è attraversata dal fiume Noce, con immensi frutteti di pregiate mele e con tante località d’attrazione religiosa o turistica, come il santuario di S. Romedio o la diga di S. Giustina, essa nacque, visse e morì.
Quinta dei quindici figli di Arcangelo Chilovi e Anna Chini, una coppia di modesti ma onesti e pii valligiani; il padre artigiano frustaio, di cui era un accurato e premiato lavoratore dei manici; nella loro casa si viveva nella gioia e nei dolori dell’esistenza familiare, ma sempre alla presenza di Dio, con la preghiera giornaliera e con la frequenza dei riti nella parrocchia del loro Comune di Taio.
In questo ambiente patriarcale e di sani costumi, cresce Bianca in allegria con i numerosi fratelli e sorelle, anche se offuscata da una malattia agli occhi, che la colpisce verso i sei anni e poi dal mutato clima generale, diventato pesante per la guerra fra l’Italia e l’Austria nell’ambito del Primo Conflitto Mondiale e che vedrà la sua regione, il Trentino coinvolto nelle battaglie.
Frequenta dal 1915 la scuola popolare (elementare) a Taio, nel contempo, con serietà frequenta il catechismo, sul testo da poco in vigore di papa Pio X; a sette anni riceve la Prima Comunione, instaurando sin da allora un rapporto con Gesù sacramentato, che lei sente vivo nel Tabernacolo e che desidera conoscerlo per maggiormente seguirlo.
Non è forte in salute, sta spesso malata, i primi due anni di scuola sono abbastanza stentati; fortunatamente la salute migliora e gli anni dalla terza alla quinta classe, trascorrono pieni di vitalità, amicizia, compartecipazione al mondo che la circonda, dimostrando una maturità di vita e di fede, superiore alla sua età, per questo è indicata come un modello, spesso è invidiata.
Passata la bufera della guerra, gli animi cominciano a rasserenarsi e Bianca si prepara a ricevere la Cresima dal vescovo di Trento, la cerimonia avverrà il 27 giugno 1919 nella parrocchia di Sanzeno, la cui chiesa era la più importante della Val di Non, perché custodiva le reliquie dei santi evangelizzatori dell’Anaunia, Sisinio diacono, Martirio lettore e Alessandro ostiario, martirizzati nel 397.
Verso gli undici anni inquadra la sua vita ad un impegno attivo cristiano, si iscrive nelle “Figlie di Maria” la benemerita associazione parrocchiale che tanto bene fece alle ragazze italiane; frequenta con impegno le riunioni dell’Azione Cattolica per crescere nella fede, dedicandosi alle missioni ed alle vocazioni.
Intanto si rende utile in casa, alla sua numerosa famiglia ed aiuta nel lavoro dei campi; crescendo, ormai signorina, continua a raccogliere offerte per le Missioni, per il seminario, per aiutare i sacerdoti poveri; si interessa delle bambine dell’Azione Cattolica, sulle quali ha un grande ascendente.
Tra il 1924-25 passa a lavorare come commessa in un negozio di calzature, dalla padrona dell’esercizio commerciale, originaria di Vienna, impara un po’ di tedesco che le viene utile, specie con i bambini, figli dei proprietari.
Ha 19 anni quando cede all’impeto del suo cuore, traboccante d’amore per Gesù, e così con il consiglio del parroco di Taio, che la conosce da bambina, del viceparroco suo confessore e con il consenso dei frastornati genitori, il 26 dicembre 1928 Bianca Chilovi parte per Trento, accompagnata dalla mamma Anna ed entra come postulante fra le “Suore di Maria Bambina”, fondate nel 1837 da santa Vincenza Gerosa.
Ma vi rimarrà poco più di tre mesi, perché presa dalla nostalgia della famiglia, nel contempo ha constatato che non era una vita fatta per lei, lascia l’Istituzione fra il rammarico della superiora e della maestra delle novizie.
Ritornata in famiglia diventerà ‘monaca nel mondo’ dicendo ad una zia: “Nel mondo posso acquistare più meriti; ci sono più sacrifici da fare”. Superato l’iniziale senso di disagio, per la sua uscita dal convento, si rituffa nelle attività della parrocchia di Taio, dove il 14 febbraio 1929 era stato fondato il Circolo di Azione Cattolica, che sarà il principale luogo del suo apostolato e del suo impegno.
Legge e medita il bel “Trattato della vera devozione a Maria” di s. Luigi Grignion de Monfort” (1683-1716), l’innamorato della Madonna, il quale afferma che si raggiunge la vetta della ‘vita a due’ con il Signore, affidando tutto se stessi alla Madonna; Bianca colpita da questa convinzione il 31 maggio 1930, fa la sua ‘consacrazione’ alla Madonna.
Ma sarà l’Azione Cattolica che la vedrà impegnata in tanti diversi incarichi, come delegata del canto, delegata delle sezioni minori, segretaria dell’Associazione, socia effettiva, delegata delle missioni.
Il 30 settembre 1933 ha la gioia di vedere il fratello Alberto di 13 anni, che parte per Asti per farsi sacerdote tra gli ‘Oblati di s. Giuseppe d’Asti’, fondati da s. Giuseppe Marello nel 1878, Bianca lo accompagna fino al paese vicino, assicurandogli le sue preghiere, affinché la sua vocazione sia tenace fino al raggiungimento della meta.
Del resto questo sarà il suo sogno per il resto della sua esistenza: “La mia vita per i sacerdoti”; comprenderà che oltre tutto il resto, il suo compito maggiore sarà l’immolazione con Gesù per la Chiesa, per le missioni, per le vocazioni, per la santità dei sacerdoti, diventerà dunque ‘l’apostola degli apostoli’, operando tutto in spirito di offerta al Padre.
All’inizio del 1934, per aiutare la famiglia, va a lavorare come commessa alla ‘Cooperativa’ del paese, trasformando il lavoro in apostolato, diffonde attorno a sé gioia e fiducia e chiunque l’incontra ha la sensazione di vedere una persona posseduta da Dio.
Ma il momento della sua immolazione è arrivato, il 10 giugno 1934 pur continuando le sue attività, accusa febbre alta e malore, và in chiesa a pregare dinanzi al Sacro Cuore e dove testimoni asseriscono che prese a piangere a dirotto, forse un presagio per una imminente ed inaspettata fine.
Il martedì è a letto con febbre a 40°, la diagnosi, grave oggi, a quei tempi era mortale, si trattava di tifo addominale; combatté con la malattia per tre settimane, il 2 luglio viene condotta all’ospedale di Cles, centro principale della Val di Non, visto la contagiosità del male, ormai in casa non poteva più restare.
Assistita dalle suore ospedaliere, che oggi non si vedono quasi più per nostra sfortuna, riempì i suoi giorni con la recita del Rosario; il 5 luglio riceve gli ultimi sacramenti, ormai attende in pace la sua ‘ora’ di unirsi al suo Gesù, unico Amore della sua vita; muore l’8 luglio 1934 ad appena 25 anni; i suoi funerali svoltasi a Taio il 10 luglio, furono un trionfo, con la partecipazione di tutti i concittadini che convinti, esclamavano: “Bianca è una santa!”.
Ed ora si auspica, che venga più conosciuta questa splendida figura di laica impegnata, e additata come esempio di eroismo caritativo al pari di tante altre ragazze che come lei hanno vissuto e sofferto per Cristo nella loro casa e nelle associazioni, come la serva di Dio Filomena Genovese di Nocera (SA), s. Gemma Galgani di Lucca, la serva di Dio Concetta Lombardo di Catanzaro, la serva di Dio Anastasia Ilario di Napoli, la serva di Dio Paola Renata Carboni di Fermo, la beata Pierina Morosini di Bergamo.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2011-07-07

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