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Venerabile Giorgio La Pira Laico

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Pozzallo, Ragusa, 9 gennaio 1904 - Firenze, 5 novembre 1977

Giorgio La Pira, il «sindaco santo», nasce a Pozzallo (Ragusa) il 9 gennaio 1904; arriva a Firenze nel 1924 come studente di Diritto romano, di cui diverrà, poi, professore. Nel 1946 è eletto alla Costituente, dove dà un contributo decisivo alla stesura dei primi articoli della Costituzione. Rieletto deputato, è ministro del Lavoro con Fanfani. Nel 1951 è sindaco di Firenze, carica che ricopre, salvo brevi interruzioni, fino al 1965. Difende con energia i più deboli, i senza casa, i diritti dei lavoratori. Promuove i «Convegni per la pace e la civiltà cristiana» e i «Colloqui mediterranei» per la riconciliazione tra le religioni della «famiglia di Abramo». Nel 1959, primo politico occidentale a superare la «cortina di ferro», si reca in Russia, creando un ponte di preghiera, unità e pace tra Oriente e Occidente. Muore a Firenze il 5 novembre 1977. La sua tomba si trova nella basilica fiorentina di San Marco. Papa Francesco lo ha dichiarato Venerabile il 5 luglio 2018.



Siciliano d’origine elesse poi Firenze a sua città, centro di tutta la sua molteplice attività di politico, sindaco, professore universitario, laico impegnato nella Chiesa, terziario domenicano e francescano, operatore di pace nel mondo.
Giorgio La Pira nacque a Pozzallo (Ragusa) il 9 gennaio 1904, dove visse i primi anni di vita, trasferitasi poi a Messina in casa dello zio, che lo fece studiare facendogli conseguire il diploma di ragioniere.
L’anno successivo conseguì anche il diploma di maturità classica, iscrivendosi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Messina e laureandosi nel 1926 a Firenze, dove aveva seguito nell’ultimo anno il prof. Betti di Diritto romano, che era stato lì trasferito.
Durante la sua giovinezza a Messina ebbe varie esperienze culturali (da D’Annunzio, a Marinetti, a Dostojewski), poi si orientò tra il 1920 e 22 verso i valori cattolici e verso la fede; orientamento profondo del pensiero e soprattutto interiore e mistico.
Nel suo cammino di scoperta dei valori della fede, trascorreva molte ore dedite alla preghiera come per lo studio, dal 1926 Firenze diventò la sua città; nella scia del suo ispiratore spirituale, il futuro beato Contardo Ferrini, suo predecessore, iniziò la sua lunga carriera di docente universitario di Istituzioni di Diritto Romano. Valido insegnante ed educatore di giovani, che “avrà sempre negli occhi e nel cuore”, si dedicò anche allo studio della ‘Summa’ di San Tommaso, interessato all’intera struttura del diritto e della monumentale visione teologica del Cristianesimo; i suoi studi dettero al suo pensiero, una particolare chiarezza logica e una stringente persuasione delle conclusioni.
Nel 1928 a 24 anni aderì all’Istituto Secolare della Regalità di Cristo, fondato da padre Agostino Gemelli inserito nell’Università Cattolica e legato alla spiritualità francescana. Pregava e studiava dall’alba all’intera mattinata, dedicandosi per il resto ai giovani con incontri formativi, all’organizzazione dell’Azione Cattolica specie nella periferia fiorentina, alla carità verso i poveri, condividendola profondamente con libertà, generata da una sincera e volontaria povertà e con purezza di vita.
Fondò e partecipò a varie Conferenze di S. Vincenzo: di studenti, di professionisti, di artisti; nel 1934 consigliato da don Bensi, il prete dei giovani di Firenze, fondò per i più poveri e dispersi, l’Opera del pane di S. Procolo, che radunava ogni domenica intorno all’altare per ricevere anche l’Eucaristia, pane per l’anima e per il corpo; quest’Opera da lui così sentita fu il punto di riferimento durante la guerra ed il dopoguerra, per sfrattati, ebrei, ricercati politici, disoccupati, abbandonati.
Collaborò con il grande cardinale di Firenze Elia Della Costa, nella difesa degli ebrei ed a risolvere le vicende fiorentine di quei tempi. Dal 1936 Giorgio La Pira fissò la sua dimora nello storico convento domenicano di S. Marco, centro di spiritualità, dell’arte e della storia di Firenze; nel 1939 diede origine alla rivista “Principi” nella quale prendeva posizione contro il tiranno, la dittatura, il razzismo, le invasioni naziste della Finlandia e Polonia.
Il fascismo nel 1940 la soppresse, La Pira venne perseguitato e dopo l’8 settembre del 1943 lasciò Firenze per Fonterutoli presso Siena e poi per Roma, rientrando in città nell’agosto del 1944. Nel periodo della Liberazione, si aprì la fase più politica della sua vita; nel 1946 venne eletto deputato nell’Assemblea Costituente nella lista della Democrazia Cristiana, divenendo con il suo contributo culturale e morale, uno dei maggiori artefici dell’impostazione della Costituzione.
Nel 1948 venne rieletto deputato e nominato Sottosegretario al Lavoro nel governo De Gasperi, fu al fianco dei lavoratori nelle aspre vertenze sindacali del dopoguerra. Insieme ad altre grandi figure del cattolicesimo laico di quei tempi, come Dossetti, Fanfani, Lazzati, nel 1950 fondò la rivista “Cronache Sociali” su cui pubblicò un bellissimo commento sul dogma dell’Assunzione di Maria, proclamato in quell’anno da Pio XII; inoltre pubblicò “L’attesa della povera gente” un vero manifesto in favore della piena occupazione.
Nel 1951 sentì la sua ispirazione a dedicarsi con particolare impegno per la pace nel mondo e già il 6 gennaio di quell’anno, intervenne presso Stalin per la pace in Corea; a giugno fu eletto sindaco di Firenze, carica che tenne dal 1951 al 1957 e dal 1961 al 1965, in quegli anni mise tutto il suo impegno per realizzare una città a misura d’uomo, per ognuno ci voleva un lavoro, casa, scuola, ospedale e chiesa.
Si batté per dare un lavoro ai diecimila disoccupati, difese e conservò il posto di lavoro a duemila operai della Pignone, salvando l’azienda con l’aiuto di Enrico Mattei; requisì case e ville vuote in attesa che si costruissero case nuove, fece erigere due nuovi rioni; sotto le sue Amministrazioni si realizzarono molte opere pubbliche di ogni tipo.
Vennero ricostruiti i ponti principali sull’Arno, il nuovo Teatro Comunale, la Centrale del latte, il Mercato Ortofrutticolo, diciassette nuovi edifici per la scuola dell’obbligo, ammodernati i servizi tranviari, idrici, nettezza urbana; rimodernate centinaia di strade.
Seguendo un suo interno disegno, promosse Firenze oltre che a centro qualificato di turismo, anche a centro di un movimento culturale e politico per la pace e la civiltà umana e cristiana; ogni anno dal 1952 al 1956 organizzò i ‘Convegni per la Pace e la Civiltà Cristiana’. Inoltre nel 1955 il Convegno dei Sindaci delle Capitali del mondo, per impegnarli ad un’azione di pace, contro la minaccia di una distruzione atomica; dal 1958 promosse i ‘Colloqui per il Mediterraneo’ per suscitare la pace e la coesistenza fra cristiani, ebrei, musulmani.
Si fece pellegrino di pace andando nel 1959 a Mosca, dove parlò al Soviet Supremo in difesa della distensione e del disarmo; nel 1964 andò negli Stati Uniti per la legge sui diritti civili delle minoranze etniche; nel 1965 era ad Hanoi per incontrare Ho Ci Min, per chiedere la pace nel Vietnam.
Fu ancora ad Helsinki, Bruxelles, Budapest, Vienna, Varsavia, Huston, Tunisi, per Congressi mondiali e Conferenze Internazionali su sviluppo futuro e pace nel mondo in cui era relatore. Ebbe rapporti personali con numerosi Capi di Stato dell’epoca, da Kennedy a Krusciov, da Ciu En Lai a De Gaulle e con i papi Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI.
La sua azione pacificatrice era supportata dalla preghiera delle suore di clausura, che lui chiedeva come sicuro rimedio ed efficacia per la riuscita delle sue missioni, il cui programma comunicava costantemente alle suore, coinvolgendole.
Nel 1976 ancora una volta accettò l’invito della Democrazia Cristiana di presentarsi alle elezioni politiche in un momento di difficile situazione interna; difese i bambini non ancora nati contro l’aborto e ipotizzò un disarmo generale.
Ma la sua salute ormai era in declino e la sua vita attiva subì un fermo; morì il 5 novembre 1977, la sua ultima lettera la scrisse a papa Paolo VI, il quale lo ricordò subito nella preghiera dell’Angelus; fu sepolto umilmente, secondo il suo desiderio, nel cimitero di Rifredi (FI).
Giorgio La Pira scelse la strada della vita comune come tutti, pur portando nel cuore la sua “certosa interiore”. Egli fu attento al progetto di Gesù Cristo re dell’Universo e re della Storia, che attira a sé e unisce l’unica famiglia umana.
Scrisse numerose pubblicazioni, la cui bibliografia è curata dalla “Fondazione Giorgio La Pira” di Firenze; il suo motto fu “Spes contra spem” e lo ricordava ogni qualvolta era impegnato in un faticoso lavoro politico quotidiano, in circostanze che qualche volta avrebbero fatto disperare chiunque.
I suoi discorsi domenicali alla Messa della Badia Fiorentina, chiamata ‘Messa del Povero’, contenevano anche un concentrato di riferimenti politici, ad esempio: “Dovete pregare anche per il governo, qualunque sia; se io fossi in Russia, io cristiano pregherei per Krusciov, pregherei Dio perché lo converta” (20/7/1958).
Il 9 gennaio 1986 l’arcivescovo di Firenze, Piovanelli ha avviato il processo per la beatificazione di questo grande laico cattolico “venditore di speranza”, nella sua città, in Italia e nel mondo, sempre nell’ottica cristiana.

Autore: Antonio Borrelli
 


 

Giorgio La Pira, il “sindaco Santo”, come viene chiamato, primo di sei figli, nasce nel 1904 in una modesta famiglia a Pozzallo (Ragusa), cittadina che si affaccia sul mare. Si reca da uno zio a Messina per continuare gli studi e si mantiene lavorando nell’azienda commerciale dello zio. In questo periodo il suo animo gentile lo porta a fare spesso visita tra le baracche dei terremotati del 1908 di Messina. Studente di Giurisprudenza, nel 1924 fissa la sua nuova residenza a Firenze, al seguito di un suo insegnante trasferitosi in Toscana. Si laurea con 110 e lode con diritto di pubblicazione e diventa docente universitario di diritto romano. Negli anni della giovinezza si avvicina a letture religiose e matura una profonda conversione al Cristianesimo.
Non diventa sacerdote, ma fa voto di povertà, obbedienza e castità entrando nel Terz’Ordine Francescano e Domenicano. Per Giorgio La Pira il messaggio di Gesù deve essere messo in pratica da ogni cristiano, soprattutto da un politico dalle cui decisioni dipende il benessere della società. A Firenze sceglie di abitare nel Convento di San Marco, consuma i pasti con i frati e conduce vita semplice. Prega, va a Messa, insegna, aderisce alle Società di San Vincenzo, svolge attività di volontariato a favore dei poveri della città con particolare attenzione verso i giovani. Fonda “l’Opera del pane di San Procolo” per raccogliere, durante la Messa, cibo da offrire ai diseredati, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Lui stesso offre il suo stipendio ai poveri e vive da povero.
Durante le persecuzioni razziali aiuta gli ebrei a sfuggire alle deportazioni. Fonda la rivista Principi, critica nei confronti del nazismo e del fascismo. Costretto a nascondersi a Siena e a Roma, Giorgio La Pira torna a Firenze dopo la Seconda guerra mondiale. Aderisce al partito della Democrazia Cristiana e nel 1946 viene eletto deputato. Collabora alla stesura della Costituzione Italiana: vari articoli portano la sua firma come l’art. 11 in cui si enuncia che l’Italia ripudia la guerra. Eletto sindaco di Firenze nel 1951, si batte per garantire casa, lavoro e scuola ai meno abbienti. Lotta con gli operai contro la chiusura di una fabbrica, salva migliaia di posti di lavoro, fa costruire tantissime case popolari.
La sua visione del mondo non si limita alla sua città. Giorgio La Pira sogna un mondo dove regni la pace, dove invece di spendere i soldi in armamenti, si promuova l’occupazione, si costruiscano ospedali, si lotti contro la fame e la povertà. Scrive ai potenti della Terra: Kennedy, Krusciov, papa Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI... Instancabile, si reca a Mosca per chiedere il disarmo, negli Stati Uniti per i diritti civili delle minoranze etniche, in Medio Oriente per la pace tra arabi e israeliani. Nel 1965 è in Vietnam per chiedere l’armistizio con gli Stati Uniti. Giorgio La Pira partecipa a convegni mondiali dove parla di pace e fratellanza tra i popoli.
Firenze diventa città internazionale. Per La Pira «bisogna unire le città per unire le nazioni!». Così ogni anno, nella sua Firenze, organizza i “Convegni per la pace e la civiltà cristiana” con uomini di cultura e i sindaci delle capitali del pianeta. Si fa promotore dei “Colloqui Mediterranei” per favorire il dialogo tra ebrei, musulmani e cristiani. Per ogni sua iniziativa chiede le preghiere delle suore di clausura. Preghiere in cui il “sindaco Santo” crede moltissimo. «Dovete pregare anche per il governo, qualunque sia» diceva sempre durante i suoi discorsi domenicali fiorentini, alla “Messa del Povero” nella Chiesa di San Procolo.
Giorgio La Pira è un politico onesto che ha a cuore il benessere degli altri, che sa coniugare il messaggio del Vangelo con la politica attiva che vive come una missione: per lui il lavoro e la casa sono sacri. Un esempio da seguire per tutti i politici e i sindaci e per i tanti giovani alla ricerca di un ideale in cui credere. La Pira rappresenta una speranza e una fiducia nella classe politica per quanti l’hanno persa. Il “sindaco Santo” muore a Firenze nel 1977. La sua tomba si trova presso il Convento di San Marco a Firenze. Proclamato venerabile il 5 luglio 2018, poiché è considerato uno dei padri fondatori della Repubblica Italiana, a Palazzo Montecitorio (edificio storico di Roma, sede della Camera dei Deputati) è stata collocata una sua statua.


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

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Aggiunto/modificato il 2023-10-23

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