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Servo di Dio Agnello Coppola Sacerdote

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Napoli, 8 febbraio 1793 - 17 agosto 1876

Agnello Coppola nacque a Napoli l’8 febbraio 1793. Ebbe come direttore spirituale il padre barnabita Francesco Saverio Maria Bianchi (canonizzato nel 1951). Entrato a diciassette anni nel Seminario arcivescovile di Napoli, fu ordinato sacerdote nel settembre 1817. Si dedicò alla predicazione, alle missioni popolari e alla direzione spirituale. Umile per natura, compose opere teologiche, lasciate manoscritte, e opuscoli di carattere devozionale. Accolto da don Salvatore Aprea, parroco a San Giovanni a Teduccio (oggi quartiere di Napoli), morì presso di lui il 17 agosto 1876. La sua causa di beatificazione è iniziata nella diocesi di Napoli nel 1891. I suoi resti mortali riposano nella chiesa di Santa Maria del Pozzo a Napoli, in via Giovanni Battista Vela 320.

Etimologia: Agnello = messaggero, dal greco


Agnello Coppola nacque a Napoli l’8 febbraio 1793 da Salvatore Coppola e Antonia Autiero. Venne allevato dalla zia Anna, “monaca di casa” (ossia donna non sposata dedita a una vita di preghiera e carità) che il padre barnabita Francesco Saverio Maria Bianchi (canonizzato nel 1951), paragonava a Maria Francesca delle Cinque Piaghe (canonizzata nel 1867), anche lei “monaca di casa”, vissuta nei Quartieri Spagnoli di Napoli.
Padre Bianchi fu pure il primo direttore spirituale di Agnello, il quale il 25 aprile 1810, a 17 anni, entrò nel seminario arcivescovile di Napoli. Nel settembre 1817 fu ordinato sacerdote.
Per qualche tempo fu accolto dai Frati Minori Alcantarini nel convento di Santa Lucia al Monte, per proseguire gli studi. Per due anni fu catechista e confessore nel collegio barnabita di Pontecorvo, dove fu anche insegnante di lettere e filosofia.
Si dedicò con abnegazione alla predicazione e alle missioni popolari. Tenne varie volte gli esercizi spirituali ai camaldolesi di Torre del Greco e ai seminaristi di Castellammare per incarico del locale vescovo, monsignor Saverio Pedagna. Fu direttore spirituale di ecclesiastici, prelati e vescovi nonché di politici dell’epoca.
Il principe di Cassaro Antonio Statella, ministro di Ferdinando II re delle Due Sicilie, lo propose come cappellano-prelato della Cappella del Tesoro di San Gennaro il 17 giugno 1840. Per umiltà, don Agnello rinunciò alla successiva designazione di tesoriere della stessa Istituzione.
Scrittore fecondo, lasciò alcune opere teologiche manoscritte e diede alle stampe degli opuscoli di genere ascetico-devozionale. Padre Francesco Saverio Maria Bianchi, che lo conosceva bene, era solito chiamarlo “il beato Aniello” (versione dialettale del nome Agnello). Si racconta che ebbe una visione della Vergine Maria, davanti ad un quadro che la raffigurava, custodito nella sua stanza.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita ospite di don Salvatore Aprea, parroco della parrocchia di San Giovanni Battista a San Giovanni a Teduccio, oggi quartiere periferico a est di Napoli. Don Agnello morì in casa del suo ospitante il 17 agosto 1876.
Cinque anni dopo, nel 1891, il cardinal Guglielmo Sanfelice, arcivescovo di Napoli, autorizzò la riesumazione dei suoi resti mortali, collocati nella chiesetta di Santa Maria del Pozzo delle Figlie di Maria, poi delle suore Stimmatine, in via Giovanni Battista Vela 320 a Napoli.
Di pari passo venne aperto il processo diocesano informativo per l’accertamento delle virtù eroiche di don Agnello. Dal 12 dicembre 1895, data del decreto sugli scritti, la sua causa non ha più avuto sviluppi.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2018-09-07

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