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Venerabile Andrea da Burgio Cappuccino

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Burgio, 10 settembre 1705 - 16 giugno 1772

A Burgio, in diocesi di Agrigento, nacque il venerabile Andrea il 10 settembre 1705 da Domenico Sciortino e Ninfa Colletti e venne battezzato col nome di Nicola. Adolescente aiutò il padre nei campi e nel condurre al pascolo il gregge. Nel tempo libero si dava alla preghiera e alla penitenza, tanto che la gente già notava in lui segni della futura santità. Vestí l'abito cappuccino nel convento di Monte S. Giuliano il 24 aprile 1735 e fu di esempio a tutti durante l'anno di noviziato. Scelse di essere fratello laico e fu diligentissimo nel suo servizio, con tutte quelle virtú caratteristiche dei santi fratelli. Nel 1745 ottenne di andare missionario nel Congo dove lavorò per 17 anni con grande zelo. Rientrato nella sua provincia, trascorse gli ultimi anni a Palermo, dando mirabile esempio di santità. Morí il 18 giugno 1772. Subito iniziò la causa e vennero raccolti molti documenti dal postulatore Ottavio da Palermo. Nel 1828 la causa passò nelle curie di Agrigento e di Palermo. Il processo ordinario informativo finí nel 1830.



Nato a Burgio il 10 settembre 1705 dai coniugi Domenico Sciortino e Ninfa Colletti venne battezzato lo stesso giorno, com’era uso fare in quei tempi, nella chiesa Madre e gli veniva imposto il nome di Nicolò.
Sin da bambino si fece ammirare per soavità e purezza di costumi e senno prematuro.
A trentun anni vestì l’abito di laico cappuccino. Passò la vita pregando e tormentandosi con cilizi. Andò al Congo per le missioni. Lungo il viaggio, preceduto com’era da fama di santità, venne accolto ovunque con entusiasmo. A Lisbona i sovrani del Portogallo lo tennero in grande stima. Lo supplicarono di rimanere con loro, ma fu inutile.
Nel Congo frate Andrea dimorò diciassette anni, sopportando con eroica rassegnazione le più ingrate fatiche.
Nel 1762 gli fu data l’obbedienza di tornare in Europa. Passò per Lisbona. Questa volta però il re, Giuseppe I , ottenne dal Papa che egli rimanesse nella reggia e gli rese grandi onori.
Ma all’umile frate spiaceva quella vita, e chiese di tornare in Sicilia. Fu mandato ai Cappuccini di Palermo, ove morì il 16 giugno 1772 nella stessa cella ove centocinque anni prima era spirato il Beato Bernardo da Corleone. Fu sepolto nella cappella del Crocifisso: una lapide ci ricorda tuttora il luogo ove giace la sua spoglia mortale.
Della sua vita esemplare, però, un solo difetto ci lascia angosciati: il nostro santo era analfabeta. Avremmo voluto continuare a sentirlo con la parola dello scritto, con i suoi esempi illuminanti, con le sue esortazioni corroboranti, con la sua fede edificante.
Ma la grave lacuna avrebbe necessitato di essere colmata dallo scritto di qualcun altro in vece sua, affinché potesse giungere fino a noi la sua parola. Ci resta però la speranza, che nella fede si fa certezza, che dal cielo ci guarda e benedice, ed è pronto ad intercedere per quanti si rivolgono a lui con cuore semplice e devoto, cercandolo ed invocandolo così com’è: Sant’Analfabeta.
Si fece allora la richiesta, che fu subito accolta, alla Curia Arcivescovile di Palermo ed il 27 gennaio 1773, alla presenza di due medici, delle autorità e di numerosi fedeli, si fece la ricognizione della salma che si giudicò emanasse soavissimo odore: muschio misto a balsamo. Fu sepolto in una fossa scavata nel pavimento della cappella del Crocifisso, ove prima era sepolto il Beato Bernardo.
Subito dopo la sua morte, i P.P. Cappuccini cominciarono a raccogliere notizie sul confratello morto in famadi santità, con l’intenzione di aprire presto un Processo per la sua Beatificazione e Canonizzazione.
Ma il primo Processo Ordinario a Palermo cominciò solo 56 anni più tardi, nel 1828, mentre ad Agrigento, sua diocesi di origine, nel 1829: si conclusero entrambi lo stesso anno 1830.
Nel 1833 a Palermo si fece un Processo Addizionale che durò pochi mesi, per passare poi al Processo Apostolico che durò dal 1838 al 1857 ma ebbe il suo compimento nel 1873.
Il 9 febbraio 1873, infatti, il Santo Padre Pio IX controfirmava e promulgava il decreto della Sacra Congregazione dei Riti, proclamandone solennemente le virtù in grado eroico, dichiarandolo cioè, degno di venerazione per le sue virtù teologali di fede, speranza e carità in Dio e nel prossimo nonchè per le virtù cardinali di prudenza, giustizia, fortezza e temperanza esercitate sempre in modo eroico.
All’inizio degli anni trenta, si rese necessario togliere la salma del Ven. Andrea dal luogo ove era sepolto, e con l’occasione si cercò di dare migliore collocazione ai Venerabili resti. Venne chiesta la necessaria autorizzazione che fu subito concessa.
La prima ricognizione fu fatta nel luglio 1935.
Il 18 agosto 1937, individuato e sistemato il luogo a forma di cappella che tuttora si può ammirare nella chiesa dei Cappuccini di Palermo, alla presenza delle autorità e di una folla di devoti, avvenne la ricognizione e deposizione del corpo del Ven. Andrea da Burgio. Sul frontale del monumento si legge in un’ epigrafe scritta in latino che significa: “affinchè le ossa e le ceneri del Ven. Andrea da Burgio, Laico Professo Ordine Minori Cappuccini, fossero conservate in luogo più degno, in questo monumento, costruito dalla pietà dei Religiosi e dei Fedeli, il giorno 18 agosto 1937, furono traslocate.”
Le spoglie mortali del nostro Venerabile, sono ora collocate un po' più in alto che sotto terra, sono più esposte alla venerazione dei fedeli, nella speranza che molti si ricordino ancora con devozione, di sant’Analfabeta e gli si accostino per ascoltare ancora oggi, dal muto della sua tomba, i suoi consigli e ne implorino l’intercessione presso Dio.
Ci auguriamo perciò, che la memoria di queste ossa, che abbiamo voluto anche ricordare col presente scritto, sia per esse benedizione e rifioriscano là dove riposano, affinchè questo monumento possa diventare presto un altare.


Autore:
Raimondo Lentini


Fonte:
Vito Di Leonardi, Da Burgio un fiore cappuccino: Il Venerabile Fra Andrea, Ed. Oratoriane, Burgio 1997.

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Aggiunto/modificato il 2003-03-10

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