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Beato Amadeo di Portogallo Religioso dei Frati Minori, Fondatore

1 novembre

? Ceuta, Nordafrica, circa 1420 – Milano, 10 agosto 1482

Amadeo, religioso francescano di origini iberiche, si fece interprete delle istanze di rinnovamento in seno all’Ordine francescano. Fondò numerosi conventi a lui sottoposti, ma incorse in contrasti con i due rami dei Conventuali e degli Osservanti. Durante una visita delle fondazioni in area padana ebbe un malore e morì a Milano, nel convento di Santa Maria della Pace.



Le origini di questo personaggio sono molto discusse, dal momento che egli stesso era molto reticente a riguardo. Per certo si sa che suo padre era castigliano e sua madre portoghese, ma dopo la sua morte iniziò a diffondersi la voce secondo cui era di ascendenza nobile, se non regale, e che avesse come sorella Santa Beatrice da Silva, fondatrice delle monache Concezioniste. Anche il suo cognome ha attestazioni differenti: Menezes, Meneses, Menez o Menes de Sylva o Silva; de Silva y Meneses, Gomes de Silva y Meneses, Mendes da Silva y Menezes. È pure attestato un presunto nome di battesimo, João, mentre quello di religione oscilla fra Amadeo e Amedeo.

Circa il periodo trascorso nella sua terra natale circolano svariate leggende. Ad esempio, si racconta che combatté contro i Mori e, dopo essere stato ferito al braccio sinistro, nel 1442 si ritirò nel monastero gerolamino di Guadalupe (Spagna). Desideroso di morire per la fede, si diresse a Granada, ma ottenne solo di essere picchiato con delle verghe. Ancor più determinato, partì per l’Africa, ma una tempesta lo ricondusse in Portogallo. Una triplice apparizione della Vergine Maria, di san Francesco e di sant’Antonio di Padova motivò la sua successiva scelta. Come si vede, sono elementi tipici dell’agiografia, ma da essi si deduce la partecipazione del Beato all’intenso rinnovamento religioso che ferveva nella penisola iberica fra il dodicesimo e il tredicesimo secolo, confermata dalla scelta di lasciare i Girolamini.

Nel dicembre 1452, infatti, ottenne licenza dai suoi superiori di passare all’Ordine dei Frati Minori e di recarsi ad Assisi. Alcuni mesi dopo, venne ufficialmente accolto dal Ministro Generale, Giacomo Bassolini da Mozzanica, che decise d’inviarlo al convento di San Francesco in Porta Vercellina a Milano, sito nell’attuale piazza Sant’Ambrogio. Lì iniziarono a manifestarsi i segnali della sua intensa spiritualità, che insospettivano sia il ramo dei Francescani dell’Osservanza sia quello dei Conventuali: era incline a vivere da eremita e gli venivano attribuite guarigioni e visioni, grazie alle quali entrò in contatto con i duchi di Milano. Bianca Maria Visconti, moglie del duca Francesco Sforza, si servì del suo aiuto per condurre alcune delicate missioni presso alcuni capi politici e dal Papa.

A causa dei suoi doni particolari e dei succitati sospetti, venne trasferito da Milano dapprima a Mariano Comense, poi ad Oreno di Vimercate. Lì celebrò la sua Prima Messa, per obbedienza, il 25 marzo 1459, dopo aver ricevuto gli Ordini Sacri. Altri affermano che questi trasferimenti furono da lui richiesti perché bramava una maggior tranquillità spirituale, dato che le folle lo cercavano continuamente.

L’anno dopo fu incaricato di occuparsi del convento di Bressanoro, vicino Castelleone, in diocesi di Cremona: non solo restaurò le strutture, ma, nel 1464, creò una piccola comunità sub regulari observantia, seguita dall’acquisizione di altre tre sedi conventuali, poste tutte sotto la protezione della Vergine Maria. In breve, si stava profilando una struttura dipendente dal punto di vista gerarchico dai Conventuali, ma vicina, sotto quello spirituale, agli Osservanti.

Papa Paolo II inizialmente approvò la situazione: con la bolla Piis fidelium voti del 5 novembre 1468, nella quale Amadeo è chiamato “custode”, permise l’erezione di un nuovo convento di Santa Maria delle Grazie in Quinzano. Lo stesso Pontefice, il 22 aprile 1469, autorizzando l’erezione dei tre monasteri citati, nominava Amadeo custode ad beneplacitum apostolicum e prescriveva che il suo successore venisse designato attraverso elezione e sottoposto alla conferma del capitolo provinciale.

Nel 1469 l’arcivescovo di Milano, Stefano Nardini, concesse ad Amadeo la chiesa dei Ss. Giacomo e Filippo, fuori Porta Tosa (oggi Porta Ticinese). In suo luogo furono eretti, non senza difficoltà e pause edilizie, ma con l’aiuto economico da parte dei duchi, il convento e la chiesa di S. Maria della Pace. Il titolo era dovuto all’intento di auspicare la pace per Milano, sconvolta dal recente assassinio del duca Galeazzo Maria Sforza.  La posa della prima pietra avvenne poi il 29 ottobre 1476 e la chiesa fu consacrata dall'arcivescovo Guido II Antonio Arcimboldi il 2 settembre 1497.

Di fronte alla concessione dell’Arcivescovo, gli Osservanti protestarono, così nel 1470 il Papa ricondusse le comunità fondate da Amadeo sotto il governo del Ministro Generale e dei Ministri Provinciali. Sia nell’ambiente francescano, sia in quello ducale, il frate iniziò a non riscontrare più i favori di un tempo. In suo aiuto venne, nel 1471, il neo-eletto papa Sisto IV, che era stato Ministro Generale dei Minori: gli affidò il convento di San Pietro in Montorio a Roma e lo nominò suo confessore personale. Inoltre, con la lettera Pastoris aeterni del 24 marzo 1472, gli concesse la licenza di reggere i frati della congregazione come vero e proprio superiore, con tutti i privilegi concessi ai superiori dell’Ordine francescano. In tutto paiono essere sedici i monasteri fondati da Amadeo e sottoposti alla sua custodia, ma sempre sotto il controllo dei vertici del francescanesimo.

Di tanto in tanto, Amadeo si ritirava in un romitorio situato a Nerola, in Sabina, dove venerava una piccola immagine della Vergine che aveva trovato. Quando i duchi Orsini riconobbero in quell’oggetto un’icona che si trovava nella cappella del loro castello, distrutta per far posto ad ampliamenti difensivi, decisero di far costruire un santuario che l’ospitasse, retto dai seguaci del religioso. Con breve pontificio del 20 giugno 1478 venne autorizzata la costruzione del luogo sacro, dedicato a santa Maria delle Grazie. Il titolo era motivato dalla guarigione prodigiosa del figlio di Raimondo Orsini, ottenuta per le preghiere del Beato di fronte alla sacra immagine.

Nel 1482 Amadeo ebbe il permesso da parte del papa di visitare le sue fondazioni in area padana. A fine giugno arrivò a Santa Maria della Pace ma, appena ripartito per Roma, dovette tornare indietro a causa di un malore. Morì quindi a Milano il 10 agosto 1482 e venne sepolto davanti all’altare maggiore della chiesa da lui fondata. A tutt’oggi, però, il monumento funebre fatto costruire in suo onore da Luigi XI, re di Francia, non esiste più.

I suoi seguaci assunsero, in suo onore, la denominazione di Amadeiti. Secondo quanto indicato nella bolla di Leone X Ite vos del 29 maggio 1517, si sarebbero dovuti unire agli Osservanti. In realtà, nel capitolo generale dell’Ordine del 1518, venne stabilito che la congregazione fosse eretta in provincia religiosa con sede a Roma, presso San Pietro in Montorio. Tale struttura esistette fino a quando la bolla Beati Christi Salvatoris del 23 gennaio 1568 di san Pio V ne decretò l’abolizione ed accorpò i ventinove conventi amadeiti alle provincie del ramo Osservante.

Ad Amadeo viene attribuito un trattato, l’Apochalypsis nova, molto vicino alle opere di Gioacchino Da Fiore. Lo studioso Grado Giovanni Merlo, nella voce dedicata al Beato nel Dizionario Enciclopedico degli Italiani, asserisce che la base dell’opera è attribuibile a lui, ma il testo giunto fino a noi contiene rimaneggiamenti dell’epoca di papa Giulio II.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2012-08-26

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