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Santi Epimaco e Alessandro Martiri

12 dicembre

Sec. III

Nel giorno della Madonna di Guadalupe la Chiesa ricorda anche i martiri Epimaco e Alessandro, uccisi durante le persecuzioni di Decio, intorno all'anno 250, ad Alessandria d'Egitto. Poiché si rifiutarono di abiurare alla fede, furono incarcerati, torturati e, infine, gettati nella calce viva. Nel 774 la regina Ildegarda, sposa di Carlo Magno, volle le loro reliquie - conservate a Roma - nell'abbazia di Kempten, in Germania, località di cui sono tuttora patroni. Alcuni resti si trovano nella basilica di San Giovanni in Laterano. (Avvenire)

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Commemorazione dei santi martiri di Alessandria Epímaco e Alessandro, che, sotto l’imperatore Decio, dopo lunga prigionia e vari supplizi, furono infine messi sul rogo per la fede in Cristo. Insieme a loro subirono la passione le sante Ammonarion, vergine, Mercuria, Dionisia e un’altra donna, le quali, per la vergogna del giudice che delle donne avessero la meglio su di lui e nel timore che, pur sottoponondole a inauditi supplizi, potesse essere vinto dalla loro fermezza, ordinò che fossero subito decapitate.


"Il sangue dei Martiri - scriveva Tertulliano nel III secolo - è seme di nuovi cristiani". E come il seme dei Martiri, cioè il loro esempio di campioni irriducibili della fede, conservasse intatta la sua fertilità anche a distanza di decenni e di secoli, lo dimostra la vicenda di tre Martiri, vissuti e caduti in due epoche diverse.
Una vicenda che ha inizio con i nomi di Epimaco e di Alessandro, cristiani di Alessandria, in Egitto, arrestati e processati al tempo delle persecuzioni di Decio, cioè nell'anno 250.
Secondo la Passio a loro attribuita, i due cristiani, ostinandosi a confessare la propria fede e a negare il sacrificio all'Imperatore, vennero rinchiusi in un orrido carcere, avvinti da pesanti catene.
Ne furono tratti fuori per subire rinnovati tormenti, dopo di che, perdurando i due nel rifiutarsi all'apostasia, Epimaco e Alessandro furono gettati, si narra, in una fossa piena di calce viva, che soffocò la loro vita e consumò i loro corpi.
Questo avveniva, come abbiamo detto, nell'anno 250, e la data del martirio, secondo lo storico Eusebio da Cesarea, sarebbe stata il 12 dicembre, giorno nel quale cade perciò la memoria di Epimaco e Alessandro Martiri.
Le reliquie del primo, cioè di Sant'Epimaco, furono in seguito portate a Roma, e deposte in un sepolcro sotterraneo. E qui la vicenda del Martire di Alessandria si lega a quella di un Martire di Roma, Gordiano, giudice di tribunale al tempo dell'Imperatore Giuliano l'Apostata, cioè verso il 360.
Quando si aprì la nuova persecuzione dell'Imperatore apostata, l'inevitabile crisi si produsse. Il giudice Gordiano, testimone immediato della rinnovata fermezza e pazienza dei cristiani, saltò dall'altra parte del fosso, convertendosi e unendosi ai perseguitati.
Denunziato dopo il Battesimo, venne a sua volta processato, condannato, e decapitato nell'anno 362. Come sepoltura per il suo corpo, venne scelto proprio il sotterraneo dove riposavano, da tempo, le reliquie del Martire Epimaco, così che i nomi del giudice romano e del cristiano di Alessandria, vissuti a distanza di più di un secolo, vennero riuniti in coppia, facendosi memoria di loro il 10 maggio, benché il Sant'Epimaco di maggio sia lo stesso personaggio ricordato in dicembre, con Sant'Alessandro.
La storia dei due martiri, o meglio del loro culto, ha un seguito dopo un altro salto di secoli, perché la Regina Ildegarda, sposa di Carlo Magno, ottenne nel 774 parte delle loro reliquie, che fece trasportare nell'abbazia di Kempten, in Germania, di cui sono ancora i principali Patroni.
I loro resti rimasti a Roma si trovano oggi nella Basilica di San Giovanni in Laterano, sotto l'altare del Presepio, mentre Gordiano - questa volta solo, senza Epimaco - è uno dei patroni della città di Palestrina, presso Roma.


Fonte:
Archivio Parrocchia

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Aggiunto/modificato il 2001-10-25

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