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Santi Liberato, Bonifacio, Servio, Rustico, Rogato, Settimo e Massimo Martiri

2 luglio

sec. IV

Fra i monasteri africani che si considerano di ispirazione fondamentalmente agostiniana, riveste una importanza particolare quello di Gafsa (odierna Tunisia) per il martirio dei suoi religiosi. In seguito all’editto emanato nel 484 dal re vandalo Unnerico, che ordinava la consegna ai barbari mauri dei monasteri cattolici con i loro abitanti, i sette religiosi del monastero di Gafsa furono incarcerati e, dopo aver sopportato atroci sofferenze, vennero martirizzati a Cartagine, offrendo un grande esempio di fede e di unione fraterna. Erano: Liberato, superiore del monastero, il diacono Bonifacio, i suddiaconi Servio e Rustico, Rogato, Settimo e Massimo. Tra essi merita particolare menzione san Massimo, ragazzo di circa 15 anni, che non volle separarsi dai confratelli, pur potendosi salvare, e subì con essi lo stesso martirio.

Patronato: S. Liberato di Cantalice (RI)

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Commemorazione dei santi martiri Liberato, abate, Bonifacio, diacono, Servio e Rustico, suddiaconi, Rogato e Settimo, monaci, e il fanciullo Massimo: a Cartagine, nell’odierna Tunisia, durante la persecuzione dei Vandali, sotto il re ariano Unnerico, furono sottoposti a crudeli torture per aver confessato la fede cattolica e difeso l’unicità del battesimo; uccisi a colpi di remi sul capo mentre erano inchiodati a legni su cui si era tentato di bruciarli, conclusero il corso del loro ammirevole combattimento, ricevendo dal Signore la corona del martirio.


Ricevuto il battesimo da s. Ambrogio, a Milano, nel 387 s. Agostino e ritorna in Africa per mettere in atto il suo proposito di vita monastica. “Ricevuta la grazia battesimale - è il suo biografo s. Possidio che racconta - decise di tornare con altri concittadini e amici suoi, postisi come lui al servizio di Dio, in Africa, alla propria casa e ai propri campi. Là giunto, dopo essersi liberato dei suoi beni, vi dimorò circa tre anni, e viveva per Dio insieme a chi si era unito a lui, nel digiuno, nella preghiera, nelle opere buone, nelle meditazioni, di notte e di giorno, della legge del Signore. Anche quando divenne vescovo, nel 395, e poi per tutta la vita, visse da monaco, pur assillato dalle tante occupazioni pastorali e propagò con ogni mezzo la vita religiosa in tutta l'Africa cristiana.
Alla sua morte, avvenuta nel 430, continua il biografo, “Agostino lasciò alla Chiesa monasteri maschili e femminili, pieni di servi e serve di Dio, con i loro superiori, insieme a biblioteche ben fornite di libri”.
Le invasioni dell'Africa romana prima da parte dei Vandali poi degli Arabi distrussero le fondazioni monastiche agostiniane.
Fra i monasteri africani che l'Ordine considera di ispirazione fondamentalmente agostiniana, riveste una importanza particolare quello di Gafsa in Tunisia per il martirio dei suoi religiosi: Bonifacio diacono, Liberato abate, Severo, Rustico, Rogato, Settimio e Massimo monaci.
In seguito all'editto emanato nel 484 dal re Unnerico che ordinava la consegna ai mori dei monasteri con i loro abitanti, i sette religiosi di quel monastero furono incarcerati e, dopo aver sopportato acerbe prove, vennero martirizzati a Cartagine, offrendo un grande esempio di fede e di unione fraterna. La loro celebrazione fu concessa all'Ordine il 6 giugno 1671e la memoria liturgica ricorre il 2 luglio.


Autore:
P. Bruno Silvestrini O.S.A.

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Aggiunto/modificato il 2001-07-18

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