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Beato Mariano di Gesù Euse Hoyos Sacerdote

13 luglio

Yerumal, Colombia, 14 ottobre 1845 - Angostura, Colombia, 14 luglio 1926

Proveniente da un'umile famiglia colombiana, esercitò il suo ministero sacerdotale in diverse parrocchie e si dedicò alla cura fisica e spirituale di poveri, contadini e infermi. Fu beatificato il 9 aprile 2000 da San Giovanni Paolo II.

Martirologio Romano: Nella città di Angostura in Colombia, beato Mariano di Gesù Euse Hoyos, sacerdote, che fu insigne per semplicità e integrità di vita e si dedicò con tutto se stesso alla preghiera, agli studi e alla formazione cristiana dei fanciulli.


Il Servo di Dio Mariano di Gesù Euse Hoyos, nacque a Yerumal, Colombia, nella diocesi di Antioquia, il 14 ottobre 1845, primo di 7 figli di Pedro Euse e Rosalía de Hoyos. Fu battezzato il giorno dopo. A soli due anni di età ricevette anche la cresima. Il cognome Euse è di origine francese. Dalla Normandia infatti proveniva il suo bisnonno Pedro Euse.
I genitori di Mariano erano molto religiosi, perciò diffidando della scuola pubblica, allora molto settaria e contraria alla Chiesa, vollero provvedere personalmente alla prima educazione dei loro figli. Da loro Mariano imparò i buoni costumi e anche a leggere, a scrivere, e i primi rudimenti della scienza. Riuscirono bene nel loro impegno, difatti presto il ragazzo stesso cominciò a trasmettere le sue conoscenze ad altri bambini del paese.
Per aver passato l'infanzia e l'adolescenza nei campi, Mariano de Jesús, da giovane, appariva un vero contadino. Questa sua condizione gli fu di grande aiuto più tardi, quando ordinato sacerdote svolgerà il suo apostolato tra i contadini. Quando manifestò il desiderio di diventare prete, a 16 anni, fu affidato alla custodia dello zio Firmino Hoyos, parroco di Girardota, sacerdote di riconosciute virtù e scienza. Al suo fianco, Mariano, con fervore e perseveranza e grande impegno, diede inizio alla propria formazione culturale e spirituale. Seguì allo zio quando questi fu nominato parroco e vicario foraneo di San Pedro. La sua vita, semplice ed integra, si svolgeva tra la preghiera, lo studio e il lavoro. Nel 1869, a 24 anni di età, poté entrare nel Seminario di Medellín, da poco inaugurato ove si preparò accuratamente al sacerdozio. La sua ordinazione sacerdotale ebbe luogo il 14 luglio del 1872.
Iniziò il suo ministero sacerdotale a San Pedro, come vicario dello zio Firmino, il quale aveva fatto espressa richiesta al vescovo diocesano. Questa collaborazione però non durò a lungo, perché Don Firmino morì nel gennaio del 1875, e Don Mariano de Jesús fu trasferito, sempre in qualità di coadiutore, prima a Yarumal (1976), e poi ad Angostura (1878). Il parroco di Angostura, Don Rudesindo Correa, era anziano e la sua salute era precaria. Presso il suo ufficio di coadiutore, Don Marianito, come affettuosamente veniva chiamato, si accorse ben presto del vasto panorama di difficoltà che gli si poneva davanti: in primo luogo la costruzione del tempio parrocchiale che era iniziata ma poi si era fermata per mancanza di fondi per difficoltà tecniche e la minaccia della guerra civile nella regione. Malgrado l'interruzione di un anno, con pazienza e perseveranza, ovviate tutte le difficoltà, l'opera fu portata a termine. Durante la guerra più volte dovette nascondersi sulle montagne e nelle grotte. Diventato parroco di Angostura vi restò fino alla sua morte al servizio del Vangelo e preoccupandosi intensamente del bene delle anime che erano state affidate alla sua cura pastorale.
La sua fama effondeva il buon odore di Cristo in tutta la regione. Niente poté fermare lo zelo di Don Mariano: né gli ostacoli da parte delle autorità civili, allora fortemente contrarie alla Chiesa, né le difficoltà dei tempi e dei luoghi. Il suo apostolato costante ed efficace, produsse molti frutti, lasciando tra la gente un profondo e positivo effetto e vivo ricordo.
Seppe inserirsi totalmente nella vita del popolo, partecipando alle gioie e alle angosce di tutti, di tutti fu padre diligente, maestro e consigliere di fiducia, testimone fedele dell'amore di Cristo presso tutti. I poveri che egli chiamava i "nobili di Cristo", erano i suoi preferiti. Volentieri impiegava tutti i suoi beni per alleviare le loro penurie ed indigenze. Visitava frequentemente gli ammalati, e per loro era disponibile in qualsiasi ora del giorno e della notte. Con molta mansuetudine aveva cura dei bambini e dei giovani per condurli sulla via dei buoni costumi e della saggezza.
Amava particolarmente i contadini, ricordando che egli stesso era stato uno di loro fino all'età di sedici anni. Era molto attento ai loro bisogni spirituali, sociali ed economici.
Conoscendo bene la sua gente, sapeva parlare al cuore, perciò la sua predicazione era molto semplice, ma anche molto efficace. Divulgava le buone letture ed insegnava la dottrina cristiana a tutti, poveri e ricchi, bambini e adulti, uomini e donne. Promosse la pratica religiosa nella sua parrocchia: l'assistenza alla santa Messa nei giorni festivi, la recita del Rosario in famiglia, la devozione al Sacro Cuore di Gesù, le associazioni cattoliche, la preghiera per le vocazioni...
Fece anche diverse opere materiali nella sua parrocchia. Oltre alla chiesa parrocchiale costruì anche la canonica, il campanile, le cappelle della Madonna al Monte Carmelo e di San Francesco, e il Cimitero. Tutte queste opere costituirono un grande contributo per la vita cristiana della popolazione che sperimentava così la materna sollecitudine della Chiesa.
È nella preghiera continua e nell'ascesi che egli trovava la radice del suo ministero e della sua vita sacerdotale. Era devotissimo dell'Eucaristia, della Madonna, degli Angeli e dei Santi. Amava soprattutto Dio, per la cui gloria visse e lavorò sempre; da qui sorgeva il suo amore per i suoi parrocchiani e il desiderio di salvare le loro anime.
Durante i lunghi anni del suo apostolato godette di buona salute. Praticò volentieri la mortificazione con penitenze e digiuni. Fu quindi colpito da una grave infezione alla vescica e una forte infiammazione alla prostata. Da metà giugno 1926 fu costretto a restare a letto. Il 12 luglio ebbe un attacco di enterite. Era tanta la sua povertà che si dovette fare appello alla carità della sua gente per poter accudire alla pulizia dell'infermo. È allora che egli disse: "Ho vissuto già a lungo, e il mio desiderio più grande è di unirmi al mio Gesù".
Morì alle prime ore del 14 luglio del 1926, 46 anni dopo la sua ordinazione sacerdotale. Fu sepolto nella cappella della Madonna del Carmine che egli stesso aveva fatto costruire. La sua morte fu molto sentita. Nei funerali partecipò tutta la popolazione, le autorità e numerosi sacerdoti.
La fama di santità, che egli godeva già in vita, è tuttora molto viva tra il popolo della sua regione e in tutta la Colombia.


Fonte:
Santa Sede

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Aggiunto/modificato il 2001-05-19

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