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San Gerardo Tintori da Monza

6 giugno

Monza, Milano, ca. 1135 - 6 giugno 1207

Etimologia: Gerardo = valoroso con la lancia, dal tedesco


All’epoca sua, gli ospedali che sorgono in Europa sono in gran parte opera di religiosi. Ma quello di Monza, nel 1174, lo fa nascere lui, Gerardo dei Tintori: “investe” nei malati tutta la fortuna che ha ereditato dal padre. Pone l’opera sotto il controllo del Comune e dei canonici della basilica di San Giovanni Battista, e riserva a sé i compiti di fatica: portare a spalle i malati raccolti in giro, lavarli, nutrirli, servirli.
Si uniscono a lui dei volontari e Gerardo li organizza come gruppo di laici, legato però da una precisa disciplina di vita in comune, con l’impegno del celibato. Colpiti da questa dedizione totale, i monzesi lo dicono santo già da vivo. Si racconta che abbia bloccato una piena del fiume Lambro, salvando l’ospedale dall’inondazione; che riempisse prodigiosamente le dispense di viveri e la cantina di vino. E, poi, nel clima di ferro e fuoco che regna in Lombardia (1162, distruzione di Milano ordinata da Federico Barbarossa; 1176, il Barbarossa sconfitto a Legnano dalla Lega Lombarda) si attribuiscono a lui anche prodigi “piccoli” di mitezza, intrisi di poesia agreste. Esempio: Gerardo chiede ai sacrestani di lasciarlo pregare nella basilica per tutta la notte, promettendo a ciascuno un cestino di ciliegie. E l’indomani, infatti, ecco ciliegie per tutti, appena maturate: e il fatto accade a dicembre.
Alla sua morte incominciano i pellegrinaggi verso la tomba nella chiesa di Sant’Ambrogio (poi incorporata nella parrocchiale intitolata a lui). Corrono altre voci di miracoli e il suo culto si estende spontaneamente in Lombardia. L’iniziativa ufficiale, ecclesiastica, arriverà dopo. Sarà un altro futuro santo, Carlo Borromeo arcivescovo di Milano, ad avviare il processo canonico, ottenendo nel 1583 da Gregorio XIII la conferma del culto. San Gerardo è uno dei patroni di Monza, e i suoi concittadini, dedicandogli nel XVII secolo un monumento, lo hanno chiamato “padre della patria”. Nei dipinti lo si vede vestito rusticamente di saio e mantello, con immagini e simboli che richiamano i suoi miracoli; in particolare quello delle ciliegie, ricordato anche nel ritratto che Bernardino Luini ha dipinto per la basilica di San Giovanni Battista, dove Gerardo pregò quella notte d’inverno.


Autore:
Domenico Agasso


Fonte:
Famiglia Cristiana

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Aggiunto/modificato il 2002-05-26

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