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San Pietro Armengol Mercedario

27 aprile

Guardia de Prats, Tarragona, 1238 - 27 aprile 1304

La vita di questo santo spagnolo del XIII secolo, è un racconto avvincente di conversione, redenzione e martirio. Nato nobile, Armengol trascorse la sua giovinezza come bandito, terrorizzando la Catalogna. Tuttavia, un incontro con suo padre, incaricato di catturarlo, lo portò a un profondo pentimento. Entrò nell'Ordine della Mercede, dedicandosi al riscatto degli schiavi cristiani dai musulmani. La sua dedizione lo portò ad Algeri, dove liberò molti schiavi e convertì un gran numero di musulmani. Venne impiccato per non aver pagato il riscatto di 18 ragazzi cristiani, ma miracolosamente sopravvisse per sei giorni, predicando e convertendo ancora. Tornato in patria, Armengol visse in penitenza e morì il 27 aprile 1304, operando miracoli prima della sua sepoltura. La sua storia, documentata da confratelli e approvata da Papa Innocenzo XI nel 1686.
 

Martirologio Romano: A Tarragona nel regno di Aragona sulla costa della Spagna, san Pietro Ermengol, che, un tempo capo di predoni, convertitosi poi a Dio, entrò nell’Ordine della Beata Maria Vergine della Mercede e si dedicò con tutte le forze per il riscatto degli schiavi in Africa.


Pietro Armengol nacque nel 1238 a Guardia de Prats, vicino Montblanch (Tarragona), figlio di Arnaldo Armengol, discendente della nobile famiglia spagnola dei conti di Urgel.
Da giovane non fu un santo, tutt’altro, con la superbia e l’irrequietezza del suo carattere, menò una vita di vizio e di incontrollata avventura; attirò su di sé l’odio dei concittadini di ogni ceto, perché costretti a subire la sua prepotenza e le sue ingiurie.
Arrivò a mettersi a capo di un gruppo di banditi, dopo aver lasciato casa e famiglia, fuggì sui monti, seminando il terrore nei paesi e il pericolo sulle strade; fu un criminale della peggiore specie unitamente agli altri banditi suoi complici.
Ma la Grazia di Dio era prossima a manifestarsi, nel 1258 il re di Spagna Giacomo I, incaricò proprio Arnaldo Armengol di debellare il banditismo, che rendeva insicure le strade e faceva morire il commercio e le comunicazioni.
Arnaldo venne a trovarsi di fronte alla banda capeggiata dal figlio Pietro, che dopo questo incontro drammatico, venne colpito dalla grazia e si pentì della vita che aveva condotto fino ad allora; si recò da Guglielmo di Bas, successore del fondatore dei Mercedari, s. Pietro Nolasco, si confessò e chiese consiglio; Guglielmo si convinse della sua sincerità e lo ammise nel noviziato dell’Ordine della Mercede nel 1258.
Sin dal primo giorno della sua entrata, cambiò totalmente vita, dimostrando così la sincerità della conversione; la crudeltà si trasformò in fervida carità e i vizi in continua preghiera e dura penitenza.
Gli vennero presto assegnati diversi incarichi, missioni e viaggi tra i musulmani, allo scopo di riscattare schiavi e prigionieri, secondo il primario compito per cui era sorto l’Ordine della Mercede; operò prima nei regni di Granada e di Murcia governati dai musulmani e poi direttamente ad Algeri, con una missione più difficile e impegnativa.
Riuscì in due mesi a riscattare ben 346 schiavi che fece rimpatriare; a Bugia riscattò 119 cristiani con alcuni suoi confratelli anch’essi prigionieri; trattò infine la liberazione di 18 ragazzi cristiani che stavano per essere avviati all’islamismo, per trentamila ducati; ma mancando di tale somma, riuscì a farsi accettare al loro posto, così come prescriveva il quarto voto speciale del suo Ordine.
Durante la sua prigionia, fu di conforto agli altri reclusi, operando molte conversioni anche fra i musulmani; le Autorità si indispettirono per questo e visto il ritardo del pagamento dei 30.000 ducati, lo considerarono una spia e lo condannarono all’impiccagione.
La sentenza fu subito eseguita e il corpo lasciato agli avvoltoi; poco dopo arrivò con i soldi del riscatto il padre Guglielmo Fiorentino, il quale saputo dell’impiccagione, si recò sul posto per dargli sepoltura, erano trascorsi sei giorni, ma Pietro Armengol viveva ancora e raccontò di essere stato miracolosamente sollevato dalla Madonna.
Liberati, con il denaro portato, altri prigionieri, i due mercedari tornarono in patria, ma Pietro portò per sempre sul suo corpo, i segni di quella tragica e bella vicenda: un pallore sul viso e le vertebre del collo distorte.
I superiori lo inviarono al convento dell’Ordine sito nel suo paese natale, Guardia de Prats; così i concittadini testimoni della sua efferatezza, poterono ammirarlo per la sua santità e penitenza.
Si ammalò gravemente, predicendo la data della sua morte, che avvenne il 27 aprile 1304; prima dei solenni funerali, furono guariti dalle loro malattie, tre uomini e quattro donne.
La sua biografia fu scritta e presentata come documento notarile, pochi giorni dopo la sua morte e avallata dalla firma di cinque confratelli, fra i quali il padre Guglielmo Fiorentino.
Papa Innocenzo XI, il 28 marzo 1686 approvò il suo culto ‘immemorabile’ e la festa fu fissata al 27 aprile, data della sua morte.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-11-19

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