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San Menigno di Pario Martire

15 marzo

† 250 circa

Era un tintore di Pario convertitosi al Cristianesimo durante la persecuzione di Decio. Strappò il decreto di persecuzione dalle mani del pretore, subendo torture e carcere. Condannato a morte, fu decapitato davanti alla moglie. I cristiani seppellirono il suo corpo, nonostante l'ordine di lasciarlo insepolto. I sinassari bizantini lo commemorano il 22 novembre e il 15 marzo.

Martirologio Romano: A Pario in Ellesponto, nell’odierna Turchia, san Menigno, tintore, che si tramanda abbia subito il martirio sotto l’imperatore Decio.


La figura di San Menigno di Pario, martire cristiano del III secolo, emerge dalle nebbie del tempo grazie a frammentarie attestazioni storiche e agiografiche. La sua vicenda, pur avvolta nella penombra del passato, offre spunti di riflessione sulla fede incrollabile e sul coraggio di fronte alle persecuzioni.

Fonti e storicità
Le principali fonti che narrano la vita e il martirio di Menigno sono la Passio abbreviata, pubblicata da B. Latyšev, e altri testi agiografici raccolti da G. Henskens e D. Papebroch. Esiste anche un'inedita Vita che arricchisce il corpus di informazioni su questo santo.

Un tintore di Pario convertito alla fede
Menigno esercitava il mestiere di gualcheraio nella città di Pario, situata nell'Ellesponto. Durante la feroce persecuzione di Decio (249-251), la notizia della miracolosa liberazione dei cristiani imprigionati sconvolse il suo animo. Invaso da un'irrefrenabile attrazione per la fede di Cristo, Menigno si sentì infiammato da un amore divino che lo spinse ad abbracciare il Vangelo.

Un atto di audacia di fronte al tribunale
Con ardore e impavidità, Menigno si presentò al tribunale della città, strappando dalle mani del pretore il decreto di persecuzione e lacerandolo pubblicamente. Tale gesto di sfida, che riecheggia l'analoga azione compiuta a Nicomedia all'inizio della persecuzione del 303, non poteva che attirare l'ira del presidente del tribunale.

Tormenti, carcere e condanna a morte
Menigno fu sottoposto a una serie di crudeli tormenti, per poi essere incarcerato. Il giorno seguente, un processo sommario lo condannò alla decapitazione. La sua consorte, affidata a premurosi amici, assistette con trepidante dolore all'esecuzione del marito, che si consumò tra fenomeni soprannaturali che ne suggellarono la santità.

Seppellimento e culto
Nonostante l'ordine di lasciare il corpo del martire insepolto, i cristiani, con l'aiuto divino, riuscirono a recuperare la testa e il corpo di Menigno per dar loro degna sepoltura. I sinassari bizantini e i menologi commemorano il santo il 22 (o 23) novembre e il 15 (o 16) marzo. Introdotto nel Martirologio Romano da C. Baronio al 15 marzo, Menigno rimane sconosciuto ai martirologi occidentali medievali.

Un'ipotesi suggestiva
Lo studioso H. Grégoire ha avanzato l'ipotesi che la Passio di San Benigno di Digione derivi da un rimaneggiamento di quella di San Menigno di Pario, ipotizzando un errore di trascrizione del nome. J. van der Straeten, pur menzionando questa suggestiva ipotesi, non ne condivide la certezza assoluta.

Autore: Franco Dieghi
 


 

La Passio abbreviata, pubblicata da B. Latysev venuta ad aggiungersi ai testi riuniti da G. Henskens e D. Papebroch - si conosce anche un’altra Vita ancora inedita - sono le uniche fonti che ci forniscano informazioni su Menigno.
Egli esercitava il mestiere di gualcheraio a Pario, nell’Ellesponto. Mentre infuriava la persecuzione di Decio (249-251), è avvertito un mattino che i cristiani imprigionati per ordine del persecutore erano stati miracolosamente liberati la notte precedente. Turbato da questa notizia egli si sente subitamente conquistato dalla fede di Cristo, infiammato dal suo amore, ed i suoi nuovi sentimenti sono resi ancor più profondi da voci soprannaturali. Tutto ciò è più che sufficiente perché Menigno, qualche giorno più tardi, si presenti egli stesso al tribunale della città spingendo la propria audacia sino a strappare dalle mani del pretore il decreto di persecuzione e a lacerarlo. (Si ricorda, a questo proposito, che anche all’inizio della persecuzione del 303 a Nicomedia ebbe luogo un atto simile da parte di un cristiano).
Di fronte ad un tale insulto il presidente del tribunale ordina di sottoporre Menigno ad una prima serie di tormenti; quindi il prigioniero è portato in carcere e l’indomani è giudicato e condannato alla decapitazione.
L’esecuzione ha luogo sotto gli occhi della moglie che il martire aveva avuto cura di affidare ad amici sicuri, e la sua morte è accompagnata da fenomeni soprannaturali.
Malgrado l’ordine di lasciare le spoglie senza sepoltura, i cristiani poterono, con l’aiuto del cielo, raccogliere la testa ed il corpo del santo per seppellirlo.
I sinassari bizantini ed i menologi iscrivono Menigno al 22 (o 23) novembre ed al 15 (o 16) marzo. Sconosciuto ai martirologi occidentali medievali, questo martire di Pario è stato introdotto da C. Baronio nel Martirologio Romano al 15 marzo.
Per concludere conviene ricordare la recente ipotesi di H. Grégoire secondo cui la passio di Benigno di Digione altro non sarebbe che un rimaneggiamento di quella di Benigno di Pario, di cui, per errore, i libri liturgici avrebbero trasformato il nome in Menigno. J. van der Straeten, pur facendo menzione di questa attraente ipotesi, non condivide la convinzione assoluta di H. Grégoire.

 


Autore:
Joseph-Marie Sauget


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2024-02-14

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