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Beato Salvatore Lobato Pérez Sacerdote e martire

21 agosto

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Algodonales, Spagna, 31 dicembre 1901 - El Saucejo, Spagna, 21 agosto 1936

Salvador Lobato Pérez nacque ad Algodonales, presso Cadice, il 31 dicembre 1901. A quattordici anni entrò nel Seminario Conciliare e Pontificio di Siviglia e fu ordinato sacerdote il 12 marzo 1927. Il 1° maggio 1927, un mese e mezzo dopo l’ordinazione, prese possesso come amministratore parrocchiale della parrocchia di San Pietro a Coripe, mentre il 6 aprile 1933 iniziò lo stesso servizio nella parrocchia di San Marco Evangelista a El Saucejo. I suoi tentativi di alimentare la devozione del popolo dovettero scontrarsi spesso con la legislazione laicista e secolarizzatrice in vigore al tempo. Il 23 luglio 1936, cinque giorni dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, don Salvador dovette cedere le chiavi della chiesa ai rivoltosi, che si diedero al saccheggio. Obbligato a lasciare la casa dove viveva con il fratello minore Rafael e la loro anziana madre, venne però catturato il 21 agosto; il fratello non volle abbandonarlo. Vennero quindi fucilati insieme, alle 16.30 dello stesso giorno. Don Salvador aveva trentaquattro anni, Rafael trentuno. Inclusi nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, furono beatificati con loro il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica di tutto il gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.



Salvador Lobato Pérez nacque ad Algodonales, presso Cadice, il 31 dicembre 1901, figlio di Salvador Lobato Ríos, calzolaio oltre che sacrestano, e di Concepción Pérez Sánchez. Fu battezzato il giorno dopo, il 1° gennaio 1902, nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna, della stessa città, coi nomi di Salvador Manuel Silvestre de la Santísima Trinidad.
Il 26 agosto 1914, a quattordici anni, chiese di essere ammesso al Seminario Conciliare e Pontificio di Siviglia, dichiarando di sentirsi «chiamato da Dio allo stato sacerdotale e volendo seguire la sua divina chiamata». A causa dei suoi scarsi mezzi economici, fece domanda per una borsa di studio.
Terminò gli studi teologici nel giugno 1926 e intraprese quelli di Diritto Canonico, ma non li concluse, perché il 12 marzo 1927 fu ordinato sacerdote a Siviglia; di lì a poco, avrebbe ricevuto il primo incarico.
Fu ammesso all’ordinazione con pareri lusinghieri, specie da parte del Rettore del Seminario: «È un individuo di buoni costumi e religiosità riconosciuta; si accosta con frequenza ai Santi Sacramenti e in questo Seminario è tenuto in buona considerazione; è attento nella disciplina e reverente nei confronti dei Superiori; infine, la sua condotta rivela una vocazione certa allo stato sacerdotale».
Il 1° maggio 1927, un mese e mezzo dopo l’ordinazione, prese possesso come amministratore parrocchiale della parrocchia di San Pietro a Coripe, presso Siviglia, da cui dipendeva il villaggio di La Muela, appartenente al comune di Algodonales. Il 6 aprile 1933 prese possesso, sempre come amministratore, della parrocchia di San Marco Evangelista a El Saucejo, che comprendeva anche i paesi vicini.
In entrambi gli incarichi, soprattutto a Coripe, il suo servizio consistette nella costruzione di edifici e strutture religiose, ad esempio il nuovo campanile e la casa rettorale. Tramite le associazioni religiose preesistenti, alimentò la devozione del popolo, ad esempio promuovendo l’intronizzazione dell’immagine del Sacro Cuore.
Tuttavia, don Salvador incontrò problemi sin dal primo momento, a causa del comportamento di alcuni rappresentanti dell’amministrazione locale. Le questioni si fecero più aspre all’inizio degli anni Trenta del ventesimo secolo, quando alcuni operai municipali rimossero dall’esterno degli edifici religiosi gli “azulejos” (maioliche decorate) con immagini o semplicemente commemorativi, per applicare la legislazione laicista e secolarizzatrice.
A La Muela gli fu perfino impossibile celebrare nessuna funzione religiosa; a causa delle minacce subite, gli venne concessa la dispensa in tal senso. A El Saucejo non andò diversamente: agli inizi del 1936, la benedizione della nuova campana coincise con il tentativo, andato a vuoto, d’incendiare con benzina la chiesa parrocchiale.
I primi giorni dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, ovvero dal 18 luglio 1936, trascorsero tranquilli. La situazione volse al peggio allo spuntar del giorno del 23 luglio: una folla arrivò a casa di don Salvador, lo catturò e pretese da lui la consegna della chiave della chiesa. Subito dopo, iniziò il saccheggio e la distruzione di immagini, pale d’altare, arredi e paramenti sacri; rimasero in piedi solo le mura e il tetto.
Nella casa rettorale s’installò il Comitato Rivoluzionario, l’organismo di governo dei rivoltosi. Don Salvador, suo fratello Rafael e la loro madre dovettero separarsi in due case contigue; nel mese seguente, tenuti per certi versi sotto controllo, subirono minacce e insulti.
All’alba del 21 agosto, armati venuti da fuori assaltarono la caserma della Guardia Civile (la polizia) locale; quand’ebbero finito, decisero di andare in cerca del sacerdote. Lo trovarono e lo portarono via, insieme a suo fratello Rafael, che non volle abbandonarlo; prima di andarsene, però, disse addio alla loro madre, che era in agonia.
«Coraggio, Rafael», gli disse don Salvador, «ricordati di Dio, che vedremo presto». I due fratelli, spintonati e insultati, ma abbracciati l’uno all’altro, furono condotti fuori dal paese e assassinati insieme, nella località detta Alberquilla. Don Salvador aveva trentaquattro anni, mentre Rafael trentuno.
Il mattino seguente, i loro cadaveri furono portati al cimitero. Per affrettare le operazioni, si tentò di darvi fuoco, ma si riuscì a bruciare solo i vestiti. I corpi vennero quindi ammucchiati all’ingresso insieme ad altri e sepolti con qualche manciata di terreno.
Il 4 settembre 1936, all’arrivo dell’esercito regolare, alcuni di quei corpi risultavano ancora in stato di conservazione. Il 15 ottobre, i resti del sacerdote e di suo fratello vennero riconosciuti e seppelliti. Col passare del tempo, il loro ricordo rimase vivo tra quanti li conobbero.
Don Salvador, incluso con suo fratello nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, fu beatificato con loro il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica di tutto il gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2023-11-19

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