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> Home > Sezione Servi di Dio > Serva di Dio Vittorina Gementi Condividi su Facebook Twitter

Serva di Dio Vittorina Gementi Laica

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Gambarara, Mantova, 17 febbraio 1931 – Mantova, 3 giugno 1989


Tutto ci si può attendere da lei, tranne che un giorno possa diventare fondatrice. Per vocazione è maestra elementare, per spirito di servizio si avventura nella pubblica amministrazione, diventando assessore comunale, vicesindaco di Mantova, esponente di partito. La radice di tutto è nella Gioventù Femminile di Azione cattolica, che la prepara spiritualmente e culturalmente ad occupare con responsabilità il suo posto nella società. Tra le altre cose, la Gieffe le ha insegnato ad aver cura di sé per poter prendersi cura degli altri e così lei cura anche il suo aspetto fisico, tanto che la si direbbe sempre fresca di parrucchiere. Di una cosa, però, in modo particolare, è debitrice all’Azione cattolica: di averla fatta innamorare dell’Eucaristia, tanto da poter un giorno affermare: "Credo di aver avuto un grande dono nella mia vita: quello di essermi innamorata, di essere davvero ‘cotta’ di Gesù”. Così oggi si può dire che “se vogliamo capire il mistero di questa creatura, la sua esuberanza e soprattutto il suo sorriso e la sua letizia, che non era mai spensieratezza e che era anche aggressiva, bisogna considerare la centralità della sua fede eucaristica. E’ lì il suo cuore”. Non limitandosi ad essere insegnante nelle ore passate in cattedra, le riesce di scoprire nelle case dei suoi alunni (o dei loro amici) alcuni casi di handicap cerebrale: è l’imprevisto, sulla cui strada si avventura, ben sapendo che l’avrebbe portata ben lontano dai binari della vita “ordinaria” cui si sentiva portata ed alla quale si era preparata. Con nuovi corsi specialistici, viaggi, conferenze, visite ad istituti già funzionanti in Italia ed all’estero, cerca di acquisire le basi e confrontare le sue personali convinzioni sui bambini cerebrolesi, per aiutarli a recuperare al massimo i loro svantaggi e farli crescere armonicamente in mezzo agli altri, senza allontanarli dalle loro famiglie.  Nel 1966 riesce ad aprire la “Casa del Sole”, in cui alla competenza medica deve affiancarsi la razionalità dell'agire educativo. Questa istituzione, che ha presto vasta risonanza a livello nazionale ed europeo, è illuminata ogni giorno dal suo costante sorriso, dalla sua eroica disponibilità, dalla sua competente umanità: le stesse doti che richiede al personale che vi opera e che cerca di formare a questi irrinunciabili principi che lei ha posto alla base della sua opera: “Dobbiamo diventare degni di questo dono unico e prezioso che Dio ci concede: lavorare con i suoi prediletti, coloro che nessuno vuole, i suoi piccoli, i più poveri tra i poveri. Questo nostro lavoro con i Bambini cerebropatici è un forte momento di riflessione sulla Vita e quindi di Preghiera, anche contemplativa”. Si tocca con mano che alla Casa del Sole, in cui si vive davvero sulla carità dei buoni perché in essa (ancora adesso) non si paga alcuna retta, non manca mai nulla perché, con l’eleganza della Provvidenza, ogni cosa arriva al momento giusto. Fidarsi della Provvidenza divina non significa solo affidarsi ad essa, ma impegnarsi concretamente con amore e scienza, connubio inscindibile nel suo vocabolario pedagogico: “L'Amore Misericordioso non fa mancare nulla ai Suoi Prediletti: i Bambini con handicap cerebrale. Noi però dobbiamo difendere i loro diritti alla crescita, alla promozione, alla libera espressione, all'educazione integrale e dobbiamo impedire ogni forma di manipolazione, di assistenzialismo, di paternalismo, di pietismo". Nulla di tutto questo in lei, piuttosto uno slancio mistico, che la porta a considerare: “I nostri Bambini sono Tabernacoli viventi, il loro corpo è proprio come l'ostensorio, in loro vive e cresce Gesù”. In questo grande sforzo di promozione e difesa dei più deboli conosce l’incomprensione, la critica, l’ostruzione anche da parte dei suoi più stretti collaboratori: non va in crisi e non si abbatte grazie alla sua fede e al sostegno della preghiera. Non a caso, infatti, ha voluto accanto alla sua Casa del Sole un monastero di clausura, come forza orante per coloro che quotidianamente sono a contatto con la sofferenza infantile. Insegna che “possiamo diventare dei contemplativi nel fratello, come Lui desidera”, e lei lo è diventata, tanto da riuscire ad andare incontro alla morte, il 3 giugno 1989, con il sorriso sulle labbra. “Al Signore che ci dona la Vita noi rendiamo il dono fantastico della nostra Vita...", aveva scritto un giorno Vittorina Gementi. E proprio sulla sua “fantastica” vita sta indagando la Chiesa mantovana, che nel 2011 ha aperto la causa per la sua canonizzazione.


Autore:
Gianpiero Pettiti


Note:
www.amicidivittorina.it

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Aggiunto/modificato il 2013-09-01

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